Questo itinerario si snoda attraverso i dipinti degli Uffizi, dagli inizi del XV secolo agli inizi del XVI, alla ricerca di gioielli, non solo per guardarli più attentamente e scoprirne forme, materiali e stili ma per cercare di ricostruirne la funzione semantica all'interno dell'opera stessa.
Per la loro natura di oggetti fatti da materiali preziosi, rari e esotici, i monili sono vocaboli complessi. Essi non rispondono soltanto all'amore istintivo dell'uomo per la materia luccicante e misteriosa, o alla necessità di abbellire e impreziosire il corpo, ma anche all'urgenza di 'rinforzarlo' secondo una concezione magica che sopravvive almeno fino alla nascita della scienza sperimentale. Una ricca letteratura lapidaria, che dall'epoca alessandrina giunge fino al Seicento, tramanda descrizioni delle caratteristiche fisiche e delle presunte virtù terapeutiche dei materiali preziosi, attraverso una serie di testi la cui diffusione è documentata in tutta l’Europa tardo medievale e rinascimentale. Fra questi vi è il trentasettesimo libro della Naturalis Historia che Plinio il Vecchio dedica interamente alle gemme (77 d.C.). Il poligrafo romano riporta, accanto alle descrizioni morfologiche una nutrita aneddotica di mirabilia attinte all’immaginario orientale. Egli riconduce il potere curativo delle gemme ad un principio di ‘simpatia e antipatia’ fra gli astri che, riverberandosi sui minerali, li caricherebbe di ogni magica virtù. L’opera di Plinio ebbe grande influenza sui lapidari medievali e un enorme successo nell’erudito Rinascimento come uno dei classici più apprezzati dagli umanisti. Nel XV secolo conservano una certa popolarità anche il De Mineralibus del mistico medievale Alberto Magno (1206-1280) e il De gemmis di Marbodo di Rennes (1035c.-1128) un’opera della fine dell’XI secolo, nata formalmente dal pretesto di attribuire il giusto significato alle gemme menzionate nella descrizione della Gerusalemme celeste (Apocalisse 21,21) e del pettorale di Aronne (Ex. 28, 15-20) nelle Sacre Scritture, ma sostanzialmente pagana nel tono e nei contenuti. Il trattato di Marbodo è un veicolo fondamentale della cultura lapidaria in epoca tardo medievale e rinascimentale per la sua enorme diffusione in area europea e le numerose traduzioni. Apprezzato dagli umanisti era anche il trecentesco poemetto L’Acerba dell’eretico Cecco d’Ascoli (morto nel 1327) nel quale le gemme, di cui l’autore riconferma le virtù terapeutiche, risultano collegate ad altrettanti pianeti.
Topos di antichissima origine, l’associazione gemma-pianeta già presente nei testi alessandrini, nell’opera pliniana e nei lapidari tardo-medievali, prende un valore fondante nei testi rinascimentali di medicina astrologica del filosofo fiorentino Marsilio Ficino (De vita coelitus comparanda) e di Camillo Leonardi (Speculum Lapidum), medico umanista di Pesaro, ove alle pietre preziose entrambi riconoscono ancora una volta un potere determinato dalle simpatie e antipatie planetarie, e dal collegamento dei minerali con gli elementi.
Il vocabolario dei materiali preziosi costruito sulla base dei documenti letterari assume un’importanza non trascurabile nel linguaggio dei monili. La singolare persistenza dei contenuti delle fonti lascia ipotizzare che il sapere gemmologico possa, nei secoli, essere 'sceso' dall'empireo dell'erudizione alla società reale, informando coloro che le pietre preziose le sceglievano, le montavano, le compravano e le indossavano. È proprio grazie alle fonti che i monili dipinti si caricano di una capacità di comunicare che, travalicando la consuetudine di costume, si spinge oltre la volontà del committente o dello stesso artista nella sfera dei valori e delle aspirazioni di ordine morale non altrimenti esprimibili. Questo avviene soprattutto nelle opere eseguite fra gli inizi del XV secolo e i primi anni del XVI, quando il linguaggio genericamente prezioso del gotico internazionale cede il passo alla crescente urgenza realistica degli artisti rinascimentali. In questa fase i gioielli resi tangibili nella raffigurazione pittorica e contestualizzati, oltre a testimoniare con le forme e i materiali, l'epoca, il luogo geografico e i gusti, acquistano nuove valenze semantiche oltre la banale ostentazione di ricchezza e potere.