Ritratto di Elisabetta Gonzaga, duchessa di Urbino
Elisabetta Gonzaga, moglie di Guidubaldo da Montefeltro, duca di Urbino, fu una delle figure più importanti nella vita culturale del suo tempo. Appassionata di letteratura e di arte, è la protagonista al cospetto della quale si svolgono i dialoghi per giornate del “Cortegiano” di Baldassarre Castiglione ed è in lei che il letterato celebra la personificazione della grazia, qualità per eccellenza della perfetta dama di corte. Il taglio dell’immagine, poco sotto il petto, esclude le braccia e le mani per concentrarsi unicamente sulle spalle e sul volto rigorosamente frontali. Sul fondo si apre un quieto e luminoso paesaggio tipicamente umbro di colline punteggiate di alberelli e segnato in lontananza da un’alta montagna. La duchessa indossa un abito nero, una “gamurra” (o camurra) ornata di rettangoli tramati d’oro e argento, disposti in ordine asimmetrico ed ispirati ai colori araldici del Montefeltro. Lo scollo bianco è intessuto di una scritta in oro a caratteri cufici e due semplici catene ornano il collo, mentre sulla fronte bianchissima spicca un gioiello a forma di scorpione contenente una pietra preziosa. Il monile è stato interpretato talvolta come simbolo amoroso, in relazione alla lettera S che la duchessa ostenta in uno dei dialoghi del Cortegiano, oppure riferito al segno zodiacale dello scorpione, legato alla fecondità e dunque beneaugurante per la duchessa che non riusciva ad avere figli a causa della sterilità del marito. La stesura pittorica finissima, caratterizzata dalla contrapposizione tra l’ombra scura della veste e l’incarnato chiaro unitamente all’attenzione descrittiva per ogni dettaglio, richiamano gli esempi fiamminghi che Raffaello aveva potuto vedere e studiare nel corso della sua giovinezza urbinate, guardando in particolare i quadri di Giusto di Gand e di Pedro Berruguete nello studiolo del duca. Tuttavia si legge già in queste iniziali prove del pittore quell’attitudine alla rappresentazione dei moti dell’animo, la spinta a rendere più vero ed emozionato anche un ritratto ufficiale come quello di Elisabetta, di cui sentiamo tutta la verità nell’espressione dello sguardo nobile e riservato come pure nella piega ancora giovanile delle labbra.