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Ritratto di Elisabetta Gonzaga, duchessa di Urbino

Raffaello Sanzio (Urbino 1483 - Roma 1520)

Data
1502 ca
Collezione
Pittura
Collocazione
A38. Raffaello e Michelangelo
Tecnica
Olio su tavola
Dimensioni
52,9 x 37,4 cm
Inventario
1890 n.1441

Elisabetta Gonzaga, moglie di Guidubaldo da Montefeltro, duca di Urbino, fu una delle figure più importanti nella vita culturale del suo tempo. Appassionata di letteratura e di arte, è la protagonista al cospetto della quale si svolgono i dialoghi per giornate del “Cortegiano” di Baldassarre Castiglione ed è in lei che il letterato celebra la personificazione della grazia, qualità per eccellenza della perfetta dama di corte. Il taglio dell’immagine, poco sotto il petto, esclude le braccia e le mani per concentrarsi unicamente sulle spalle e sul volto rigorosamente frontali. Sul fondo si apre un quieto e luminoso paesaggio tipicamente umbro di colline punteggiate di alberelli e segnato in lontananza da un’alta montagna. La duchessa indossa un abito nero, una “gamurra” (o camurra) ornata di rettangoli tramati d’oro e argento, disposti in ordine asimmetrico ed ispirati ai colori araldici del Montefeltro. Lo scollo bianco è intessuto di una scritta in oro a caratteri cufici e due semplici catene ornano il collo, mentre sulla fronte bianchissima spicca un gioiello a forma di scorpione contenente una pietra preziosa. Il monile è stato interpretato talvolta come simbolo amoroso, in relazione alla lettera S che la duchessa ostenta in uno dei dialoghi del Cortegiano, oppure riferito al segno zodiacale dello scorpione, legato alla fecondità e dunque beneaugurante per la duchessa che non riusciva ad avere figli a causa della sterilità del marito. La stesura pittorica finissima, caratterizzata dalla contrapposizione tra l’ombra scura della veste e l’incarnato chiaro unitamente all’attenzione descrittiva per ogni dettaglio, richiamano gli esempi fiamminghi che Raffaello aveva potuto vedere e studiare nel corso della sua giovinezza urbinate, guardando in particolare i quadri di Giusto di Gand e di Pedro Berruguete nello studiolo del duca. Tuttavia si legge già in queste iniziali prove del pittore quell’attitudine alla rappresentazione dei moti dell’animo, la spinta a rendere più vero ed emozionato anche un ritratto ufficiale come quello di Elisabetta, di cui sentiamo tutta la verità nell’espressione dello sguardo nobile e riservato come pure nella piega ancora giovanile delle labbra.

Testo di
Anna Bisceglia
Ipervisioni
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