Sant'Anna, la Madonna col Bambino e cinque angeli ("Sant'Anna Metterza")

Masolino (Tommaso di Cristofano Fini, detto) (1383/84 - documentato fino al 1435); Masaccio (Tommaso di ser Giovanni, detto) (San Giovanni Valdarno 1401 - Roma 1428)
Data
1424-1425 c.
Collezione
Collocazione
A8. Masaccio - Beato Angelico
Tecnica
Tempera su tavola
Dimensioni
175x103 cm
Iscrizioni

SANTANNA HEDINOSTRA DONNA FAST[IGIO] sull'aureola Sant'Anna;

AVE MARIA GRATIA OLENA DOMINUS T[ECUM] nell'aureola della Vergine

AVE MARIA GRATIA PLENA DOMINUS TECUM BENEDICTA TU sulla base del trono

Inventario
1890 n. 8386

La pala era destinata alla chiesa fiorentina di Sant’Ambrogio "nella cappella che è allato alla porta che va al parlatorio delle monache", come specificato da Vasari. Da recenti ricerche d'archivio si sa che l'altare era intitolato a Sant'Anna e che l'opera fu commissionata da Nofri Del Brutto Buonamici, esponente di una famiglia di tessitori assai devota alla Vergine e i cui stemmi un tempo erano visibili nella parte inferiore della tavola.

L'opera è una delle tante testimonianze della particolare venerazione che Firenze nutriva per Sant’Anna: nella sua ricorrenza, il 26 luglio del 1343, i Fiorentini, insorti, avevano cacciato il podestà-tiranno Gualtieri di Brienne, duca di Atene, riconquistando la libertà.

Fu Roberto Longhi (1940) a ricondurre a Masolino parte dell'esecuzione assegnata da Vasari interamente a Masaccio. Spetta alla mano del più anziano maestro la monacale e severa figura di Sant’Anna che impone la sua benedizione sulla figlia, sia col gesto della mano che con la sua austera mole, facendosi vigile sentinella di Maria e dell’erculeo Bambino, personaggi costruiti da Masaccio insistendo su solide e piene volumetrie.

Il termine ‘Metterza’ proviene dal dialetto toscano due-trecentesco e significa “mi è terza” riferendosi a questa iconografia dove Anna compare in terza posizione, genitrice di Maria e progenitrice di Cristo.

 

Fabbriche di Storie

  

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Testo
Daniela Parenti