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La Cappella palatina

Data
fine del XVIII secolo

Il grande ambiente che ospita la Cappella Palatina fu realizzato sotto la direzione di Bartolomeo Ammannati e venne terminato nell’agosto 1574. Fece parte per molti anni delle sale a piano terreno utilizzate come tinello fino a quando nel 1596 venne annesso all’appartamento di don Giovanni de’ Medici, figlio di Cosimo I. Dopo la sua morte, nel 1621, l’appartamento venne destinato ai principi forestieri e questo ambiente, arricchito con paramenti in damasco verde con bordure e frange di seta bianche, gialle e verdi, fu destinato a sala delle udienze. Nel 1658 fu adibito, sotto Cosimo III, a sala per banchetti e spettacoli.

Quando Cosimo III sposò Margherita Luisa d’Orléans nel 1661, l’appartamento fu adibito a dimora dei “Principi Sposi”. In questa occasione tutte le stanze furono affrescate da Jacopo Chiavistelli. Sulla volta dell’attuale cappella erano rappresentate l’impresa di Cosimo e le allegorie del Giorno e della Notte che circondavano il carro di Apollo; sulle pareti maggiori erano raffigurati i mesi dell’anno e i segni zodiacali, alternati a sfondi di architetture; su quelle minori le armi dei Medici e degli Orléans. In seguito la sala fece parte dell’appartamento di Francesco Maria, fratello di Cosimo III, e successivamente fu abitato da Violante di Baviera.

Durante il periodo mediceo tutti gli appartamenti di Palazzo Pitti erano dotati di una cappella utilizzata in modo privato. Con l’avvento dei Lorena si fece forte l’esigenza di realizzare una cappella di corte più grande rispetto alla Cappella delle Reliquie, al primo pano, che aveva assolto fino a quel momento, in modo sporadico, quella funzione. La trasformazione radicale dell’ambiente posto a piano terra in cappella di corte avvenne con Pietro Leopoldo, che nel 1766 affidò il progetto agli architetti Ruggieri e Paoletti facendo sospendere i lavori, diretti da Ignazio Pellegrini, di una cappella in costruzione accanto al palazzo. Fu quindi aperta la grande finestra ad arco sopra l’altare, furono realizzate le cantorie ed il coretto di destra destinato ai granduchi. Nello spessore del muro sopra l’altare venne ricavato un corridoio per ospitare le dame. Infine il pittore Vincenzo Meucci, con pochi ritocchi, mutò il contenuto iconografico degli affreschi del Chiavistelli da profano a sacro. Il progetto prevedeva tre altari in legno che nel 1785 furono sostituiti con un unico altare disegnato da Santi Pacini. Per realizzarlo furono utilizzate diverse parti di quello della Cappella dei Principi in San Lorenzo, mai terminato. Tra queste due formelle attribuite a Ludovico Cigoli: la prima con l’Adorazione dei Magi che costituisce lo sportello del ciborio, la seconda con l’Ultima Cena posta nel centro del paliotto. Sull’altare furono collocati preziosi arredi: una residenza in argento che trovava posto sopra il ciborio, un crocifisso in argento con statue raffiguranti la Madonna, la Maddalena e San Zeno e dodici statue in argento da collocarsi sui gradini dell’altare alternate a candelieri sempre in argento. Nel 1793 la residenza fu sostituita con un baldacchino in legno dorato e argentato.

Fra il 1791 e il 1792 Ferdinando III, succeduto a Pietro Leopoldo, cambiò l’assetto decorativo della cappella. Seguendo un progetto di Bernardo Fallani le due cantorie vennero arricchite da due colonne di alabastro di Montalcino e furono chiuse le due porte centrali delle pareti laterali per dare maggiore campo alle decorazioni a fresco realizzate da Luigi Ademollo. Il pittore affrescò sulla parete di sinistra L'entrata di Cristo in Gerusalemme, su quella di destra La Crocifissione. Affrescò inoltre la volta, le cantorie ed il coretto di destra.

Durante i primi anni del governo provvisorio francese (1799-1801) la cappella cadde in disuso e furono dispersi gli arredi dell’altare. Solo durante il Regno d’Etruria (1801-1807) venne nuovamente ornata con candelieri d’argento ed altri oggetti provenienti dalla Reggia di Parma. Nel 1808 con il ritorno dei francesi a Firenze la cappella cadde nuovamente in disuso poiché non ritenuta adeguata alle esigenze di corte.

Nel 1814 con la restaurazione della sovranità degli Asburgo-Lorena, Ferdinando III tornò a Firenze e nel 1823 fece realizzare il coretto di sinistra affidandone la decorazione nuovamente a Luigi Ademollo. Con questo ultimo intervento la cappella venne completata nelle sue forme attuali.

Testo di
Mauro Linari
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Altare

La decorazione pittorica di Luigi Ademollo nella Cappella Palatina

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