Wilhelm Titel (Boltenhagen 1784 – Greufswald 1807)
Ritratto della Regina d’Etruria con i figli Carlo Lodovico e Luisa Carlotta
1807
Olio su tela
In basso a destra, a lapis: “le braccia troppo lunghe”; sul retro firmato in basso a destra con pennello rosso nell’ovale: “G. Titel svedese fece 1807”
Palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna
Inv. Depositi 636
Maria Luisa Josefina Antonieta Vicenta infanta di Spagna era figlia di Carlo IV e, per ragioni dinastiche, sposa bambina appena tredicenne, del cugino Lodovico di Borbone, principe ereditario del Ducato di Parma. Nell’agosto del 1801 seguì a Firenze il consorte, proclamato re d’Etruria per volontà di Napoleone, in applicazione del trattato di Lunéville, in cambio della cessione ai francesi del Ducato parmense. A seguito della prematura morte di Lodovico I, avvenuta nel 1803, la giovane moglie dovette occuparsi dell’amministrazione dello Stato assumendo la reggenza per conto del figlio, ancora fanciullo, Carlo Lodovico. Saggia e molto devota, Maria Luisa è stata una figura particolarmente attenta alla cura e al risanamento delle finanze pubbliche ed all’’istruzione.
Ella è raffigurata nella sua funzione di reggente, mentre attira a sé il figlio maggiore, il futuro Duca di Lucca Carlo Lodovico, nato nel 1799, e tiene in braccio la piccola Maria Luisa Carlotta, nata nel 1802 e destinata a sposare l’anziano e malaticcio duca Massimiliano di Sassonia. Il piccolo re d’Etruria indossa il grande nastro blu e bianco con i colori dell’ordine spagnolo di Carlo III, mentre la bambina indica il padre defunto ritratto sul medaglione che tiene orgogliosamente in mano. Lo stile “reggenza” era fortemente influenzato dalla moda etrusca, come attestano sia il diadema con cammei antichi che adorna la testa di Maria Luisa, sia lo schienale della sua sedia, che riprende i repertori di incisioni per ornati all’”etrusca”, secondo un gusto decorativo molto apprezzato dalla sovrana, tanto da sceglierlo anche per la mobilia della propria camera.
Come risulta dalla firma recentemente ritrovata, il dipinto è una copia molto fedele tratta dall’originale perduto di Pietro Benvenuti eseguito nel 1806, che era stato valutato molto positivamente dal senatore Giovanni Degli Alessandri, Presidente dell’Accademia di Belle Arti, al punto da proporre alcuni regali da aggiungere al compenso dovuto al pittore. La regina stessa teneva l’originale benvenutiano in grande considerazione ed infatti, prima che se ne perdessero le tracce, esso figurava ancora nell’inventario dei beni consegnati alla sovrana alla sua partenza da Firenze nel dicembre 1807, quando il trattato di Fontainebleau sancì la fine del Regno di Etruria.
Il pittore svedese Titel, autore di questa copia, si era formato a Dresda intorno al 1801 entrando in contatto con Gaspar David Friedrich, per poi soggiornare in Italia, tra Roma e Firenze, dal 1806 al 1819. Nei primi anni della sua permanenza nel capoluogo toscano, dove era stato ospitato dal paesaggista Philipp Hackert, egli aveva ottenuto una certa fama come copista e ritrattista ed a quel periodo si fa risalire anche questa replica, frutto di uno studio compiuto direttamente sull’originale dell’illustre maestro Benvenuti.