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Sala di Apollo

Pietro Berrettini, detto Pietro da Cortona (Cortona 1597 - Roma 1669); Ciro Ferri (Roma 1634 - 1689)

Data
1647 e 1659 - 1661
Tecnica
Affresco e stucchi

La sala intitolata ad Apollo era adibita al tempo della corte medicea ad anticamera della ‘nobiltà ordinaria’, ovvero accoglieva i gentiluomini che qui sostavano in attesa di essere ammessi all’udienza del granduca nella stanza del Trono. L’ideazione decorativa spetta a Pietro da Cortona, autore dell’affresco principale al centro della volta raffigurante il Principe mediceo guidato dalla Fama al cospetto di Apollo, eseguito poco prima che l’artista lasciasse Firenze nel 1647 per rientrare a Roma; fu poi Ciro Ferri, allievo fedele del Cortona, a completare, quindici anni dopo (1659-1661), la decorazione della sala su incarico del granduca, eseguendo le lunette ad affresco e la superba cornice in stucco, modello poi ripreso in tutte le corti d’Europa, sulla base dei disegni e dei cartoni preparatori lasciati dal maestro.

La scena prosegue l’ideale percorso di istruzione politica e morale del principe, qui illuminato da Apollo e da questi instradato alla conoscenza delle leggi che governano il cosmo, evocato dal globo celeste sorretto da Ercole, in evidente richiamo alle recenti scoperte galileiane. A preannunciare al futuro sovrano il peso delle responsabilità del governo e la necessità di essere educato a tale compito dalle Arti e dallo studio, vengono raffigurate alcune delle più note imprese del dio greco nei sottostanti medaglioni a stucco; nei riquadri compaiono invece gli imperatori e i condottieri dell’antichità che favorirono lo sviluppo della cultura - come Augusto intento ad ascoltare la lettura dell’Eneide, o Alessandro Magno che riceve i poemi di Omero –  e, nei peducci, infine, le Muse compagne di Apollo. Significativa è la novità apportata non solo dal ciclo pittorico, ma anche dall’articolato complesso di figure in stucchi bianchi e dorati, che scompaginano l’impianto architettonico di natura rinascimentale, e animano illusionisticamente il soffitto con telamoni che sorreggono i pesanti festoni e satiri avvolti da tralci di vite.

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