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29 luglio – 4 agosto 1944. La Repubblica di Pitti

  • 29 luglio – 4 agosto 1944. La Repubblica di Pitti

    Dall'evacuazione delle case sull'Arno fino alla mattina in cui una bianca nube di polvere si alza dai ponti distrutti di Firenze. I giorni drammatici di oltre cinquemila fiorentini rifugiati a Palazzo Pitti negli occhi e nelle parole della scrittrice Anna Banti e dell'architetto Nello Baroni

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    Incipit

    Gli è capitato trovandosi in un luogo di provare il sentimento per dir così d’essere in un luogo dove i fatti accaduti sono scomparsi, nel quale perciò il tempo-e-luogo ha un’abissale lacuna dietro di sé, tenendo però conto del fatto che proprio quella scomparsa assicurava a quei luoghi il permanere della presenza del passato, come se uno dicesse con un paragone abbastanza efficace che in quei luoghi si sente il fantasma dei fatti accaduti.

    Giovanni Ferrara, Il senso della notte, 1995.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, Archivio di Stato di Firenze, Fondo Nello Baroni, Negativi, Negativi di Fotografie di Guerra, 5. Firenze (Palazzo Pitti), n. 34.

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    Intro/1

    Sabato 29 luglio 1944 il comando tedesco emana un’ordinanza con la quale s’impone ai cittadini di evacuare strade e piazze intorno all’Arno entro mezzogiorno del giorno successivo.

    Da quel momento un andirivieni di carrettini trainati a mano si riversa su via Guicciardini e le strade limitrofe: Palazzo Pitti e il Giardino di Boboli iniziano ad accogliere gli oltre cinquemila fiorentini costretti ad abbandonare la propria casa con le poche cose che sono riusciti a salvare.

    Alle 4 del pomeriggio di martedì 1 agosto, tutti gli accessi al palazzo e al giardino vengono chiusi ed è fatto divieto di aprire le finestre verso la piazza, mentre nella notte i tedeschi iniziano a piazzare le mine destinate a distruggere i ponti e le case prospicienti l’Arno.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367324.

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    Intro/2

    Tra coloro che trovano rifugio nel palazzo c’è Nello Baroni con la sua famiglia e gli amici e colleghi Italo Gamberini, Giovanni Michelucci ed Edoardo Detti. Architetto, membro del Gruppo Toscano vincitore del concorso per la Stazione di Firenze Santa Maria Novella, Baroni è anche un bravo fotografo e in quei giorni porta con sé una macchina con la quale documenta la vita all’interno del Palazzo e del Giardino. Gli scatti sono oggi conservati presso il Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, l’Archivio di Stato di Firenze e l’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea. Mesi dopo scrive alcune pagine, che intitola “Diario dei Cinquemila” nel quale racconta i fatti avvenuti da sabato 29 luglio a venerdì 4 agosto 1944.

    Cortili, ambienti di servizio, scaloni, soffittoni e sale di galleria - un tempo assiepate di quadri - si riempiono di gente. Ci si organizza per dormire, mangiare, lavarsi, perfino per morire. Perché la gente continua a morire - di stenti, di malattie, di vecchiaia - e viene seppellita temporaneamente dentro il Giardino di Boboli.

    Parole e immagini che si intersecano e descrivono sette giorni straordinari e drammatici che segnano la storia della reggia e della città: dagli attimi febbrili dello sgombero delle case sul fiume, fino alla mattina in cui i fiorentini, chiusi dentro Pitti, salgono la collina di Boboli per vedere la nube di polvere che si alza dai ponti e dalle case distrutte, mentre i primi soldati alleati raggiungono la riva sinistra dell’Arno.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, Archivio di Stato di Firenze, Fondo Nello Baroni, Negativi, Negativi di Fotografie di Guerra, 5. Firenze (Palazzo Pitti), n. 2. In piedi a destra è riconoscibile Edoardo Detti.

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    Intro/3

    “La Repubblica di Pitti [è] stata un sogno” scriverà anni dopo Anna Banti. Anche lei è rifugiata a Palazzo Pitti, mentre le mine tedesche si portano via la sua casa in Borgo San Jacopo e con essa il manoscritto di “Artemisia”. Alcune memorie di quei giorni sono evocate con particolare intensità emotiva nelle “Veglie di Pitti”, un breve testo uscito il 10 agosto 1947 sul periodico “La Patria”, quando il romanzo perduto viene completamente riscritto e nell’intreccio tra la biografia della pittrice con i frammenti della vita della scrittrice, trova posto anche la narrazione dei momenti vissuti nella clausura del palazzo, mentre i tedeschi abbandonano l’Oltrarno, lasciandosi dietro dolore e macerie.

    Fotografia: Guido Morozzi, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367319.

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    Guida alla lettura

    Le fotografie di Nello Baroni sono conservate presso il Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi (Fondo fotografico 'Danni di guerra'), l'Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell'Età contemporanea e l’Archivio di Stato di Firenze, nel fondo donato dagli eredi dell’architetto nel febbraio 2007. L'intera raccolta degli scatti effettuati da Nello Baroni a Palazzo Pitti e nel Giardino di Boboli dal 29 luglio ai primi giorni dell'agosto 1944 è pubblicata per la prima volta in assoluto nel pdf allegato a questa mostra virtuale.

    Il percorso dell'Ipervisione si compone di un'ampia selezione degli scatti di Nello Baroni, ai quali si aggiungono alcune fotografie effettuate dall'arch. Guido Morozzi (poi divenuto Soprintendente al Monumenti) e dallo stesso Nello Baroni e da immagini conservate presso l'Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell'Età contemporanea, raffiguranti i ponti di Firenze e le zone circostanti, prima e dopo la loro distruzione.

    Alcuni di questi scatti sono stati esposti per la prima volta al pubblico nella Mostra della Firenze distrutta, inaugurata a Palazzo Strozzi l'11 agosto 1945, primo anniversario della Liberazione della città, al cui allestimento parteciparono tra gli altri Pietro Annigoni, Italo Gamberini, Carlo Levi, Giovanni Poggi, Ugo Procacci e Carlo Ludovico Ragghianti. In anni più recenti sono stati in parte presentati alla mostra Firenze in guerra 1940-1944 (Firenze, 23 ottobre 2014-6 gennaio 2015) e pubblicati nel libro a cura di Gianluca Belli e Amedeo Belluzzi Una notte d’estate del 1944. Le rovine della guerra e la ricostruzione a Firenze (2013), insieme alla trascrizione integrale del “Diario dei Cinquemila” scritto dallo stesso Baroni.

    Ampi brani di questo testo, alternati con citazioni di Anna Banti, tratte dal breve scritto “Le Veglie di Pitti” e del romanzo “Artemisia”, accompagnano le fotografie.

    Nell’ordinamento dei passi è stato adottato un criterio di rispetto dei testi originari; tuttavia, per ragioni di carattere narrativo e di coerenza rispetto alle immagini, è stato necessario operare minime eccezioni. Allo stesso modo, anche nell’abbinamento tra testo e immagini, laddove possibile, è stata ricercata un’immediata attinenza. In alcuni casi, tuttavia, come ad esempio per la narrazione dei momenti concitati dello scoppio delle mine nella notte fra 3 e 4 agosto, dei quali non esistono ovviamente testimonianze fotografiche, la scelta è caduta su immagini di carattere evocativo.

    È inoltre possibile che una parte di foto sia stata scattata dopo il 4 agosto 1944; gli sfollati rimasero infatti a Pitti per alcuni giorni oltre quella data. Per ragioni narrative ed esigenze di corrispondenza visiva è dunque possibile che esista in alcuni casi una discrasia temporale tra testo ed immagini.

    Laddove gli scatti fossero conservati in più fondi archivistici, è stato scelto di riprodurre in questa sede quello che presenta la migliore leggibilità.

    Fotografia: Nello Baroni, Giardino di Boboli, Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 5. Firenze (Palazzo Pitti), agosto 1944, n. 15.

    Documentazione dei danni della Seconda Guerra Mondiale al patrimonio artistico fiorentino
    Gabinetto Fotografico | Gli Uffizi
    Scheda opera
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    Sabato 29 luglio 1944

    Dalla metà di luglio il sole tramontava e cominciavano le cannonate. Tutta Firenze sporgeva sull’Arno, quasi affidandosi alla testimonianza di quella vena liquida che sola poteva viaggiare, traversare la guerra che si avvicinava. E chi ammirava la limpidezza del cielo, incontrando il vento di un’estate senza crudeltà - non era caldo - confondeva in un’esaltazione ineffabile l’ariosità della sera e l’urgenza dell’ora aspettata. Sulle spallette del fiume, ma più sul Ponte Santa Trinita e per le terrazze in bilico sull’acqua, i cittadini erano scolte che speculavano e interpretavano la propria sorte. Oltre lo sgomento dei racconti, delle razzie, degli sgomberi precipitati, prevaleva una specie di gaiezza tra minacciosa e incosciente. Il sole si spengeva, le artiglierie rombavano, i tedeschi succhiavano il gelato e mangiavano albicocche dai carrettini colmi.
    Tonfi di portoncelli ribattuti in fretta segnavano il rincasare rapido dei pochi uomini che si azzardassero ad uscire; le ragazze rallentavano il passo per godersi la luna nascente, in Piazza Pitti. Ai piedi delle case silenziose si frangeva, col chiarore lunare, l'eco della battaglia: anche i muri ascoltavano, tutta la notte, imbottiti di gente che si credeva al sicuro.
    Ma la notte del 29 luglio solo oggetti e cose, troppe cose inermi, rimanevano a imbottire i muri abbandonati: essi non erano più un riparo per i viventi.

    Anna Banti, Le Veglie di Pitti.

    Fotografia: Ponte Santa Trinita prima della distruzione del 3/4 agosto 1944, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 41293.

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    Sabato 29 luglio 1944

    È sabato; siamo a tavola da poco quando qualcuno suona. La mamma va ad aprire e rientra con la signora Clara, pigionale, la signora Clara è molto agitata: ci informa che il marito ha saputo in ufficio, al Comune, che entro la giornata verrà un ordine dai tedeschi di evacuare tutte le case lungo l’Arno.

    [...] Non c’è tempo da perdere, bisogna subito organizzarsi; non dubitiamo nemmeno che la notizia sia falsa. Ormai ne abbiamo viste abbastanza; gli Alleati sono a pochi chilometri e i tedeschi da un momento all’altro dovranno sganciarsi. Però si sperava sempre che non sarebbero arrivati a tanto.

    […] Le congetture sono ormai inutili; pensiamo subito che appena il bando sarà affisso non sarà più possibile trovare un mezzo di trasporto, quindi ci dividiamo i compiti:
    - Tu vai a cercare mezzi di trasporto, barroccio, barroccini quello che puoi trovare; io vado a vedere dove possiamo rifugiarci; ci troviamo qui alle quattro.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Ponte alle Grazie, passaggio interdetto nell'area oggetto di evacuazione da parte dell'esercito tedesco, Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell'Età contemporanea, Fondo Angiolo Gracci (Sezione Fotografica), n. 2ss1/2/31.

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    Sabato 29 luglio 1944

    Ritorno verso il Ponte Vecchio. Sull’angolo di Via Vacchereccia c’è un gruppo di persone che si pigiano contro un manifesto. Ci siamo. Leggo anch’io: “Ordinanza – Per misure precauzionali tutti gli abitanti delle seguenti vie e piazze dovranno abbandonare le proprie abitazioni entro le ore dodici di domani trenta luglio’’ - e qui un lungo elenco di località - “si consiglia a coloro che non potessero trovare ospitalità presso parenti ed amici di dirigersi verso la parte nord della città, particolarmente nei quartieri di Campo di Marte e delle Cure. I cittadini delle zone sfollate potranno lasciare le masserizie entro le abitazioni.” – Così l’ordinanza pressappoco.

    [...] Sul Ponte Vecchio la confusione è grande: gente che corre, che s’interroga, che risponde stringendosi nelle spalle. Alcuni non vogliono credere e affermano che verrà un temperamento, una revoca, magari. I più non si fanno illusioni e i più pratici sono già indaffarati per cercare carri, carretti, magari una portantina, ma qualcosa per trasportare il mobilio, qualche provvista, le sole materasse se altro non sarà possibile.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Piazza Nazario Sauro e Via de' Serragli, fiorentini impegnati nello sgombero delle abitazioni, Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell'Età contemporanea, Album Fotografico Nello Baroni.

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    Sabato 29 luglio 1944

    Dopo una breve discussione decidiamo di domandare se ci potranno ospitare in Palazzo Pitti. Intanto uno di noi con la pianta di Firenze, leggerà l’elenco e si segnerà i limiti della zona di sfollamento.

    [...] A Pitti accettano di ospitarci. Allora, presto al lavoro per salvare quanto più si può, per portar via quanto più si può. Perché ormai nessuno ha più dubbi che quel che non verrà distrutto, sarà saccheggiato.

    [...] Ci hanno assegnato alcuni ambienti d’anticamera per il passaggio degli ascensori; sono bui, freddi, inadatti per abitarci ma di fronte al momento ci sembrano più che buoni.

    [...] Sui sacconi elastici, senza coperte improvvisiamo il letto e nonostante il vuoto e il freddo umido di quegli ambienti disabitati e inadatti, non appena sdraiati, morti di fatica il sonno ci fulmina. Nella notte, ormai vicino, si sente il cannone.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367320.

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    Domenica 30 luglio 1944

    All'alba - un'alba scipita e triste di giorno nebbioso- siamo in piedi e usciamo per andare verso Via Guicciardini. Non siamo i primi: di già su tutte le porte è un agitarsi di gente che porta giù roba, che la carica sui carretti, sui barroccini, sui barrocci più grandi. Ogni mezzo di trasporto viene messo in opera: dalle carriole da muratori alle carrozzine da bambini; c’è persino un signore – distintissimo - che serio spinge un carretto settecentesco con ruote grandissime e ferrature a riccioli e ghirigori. Chissà dove l’ha trovato.

    Due ininterrotte file di gente che tira carretti s’incrociano nella stretta via Guicciardini; sudano, faticano, inciampano, ma c’è in tutti un non so qual senso di disciplina come una consapevolezza che in questo momento non è il caso di abbandonarsi al leticare così caro ai fiorentini, e forse è tanto il rancore verso chi li costringe a questo calvario che non ce ne resta per gli altri.

    [...] Sono le cose meno indispensabili, ma forse per questo più care; quelle che hanno fatto più piacere quando ce le siamo comprate.
    I mobili (che non si possono trasportare) sono ormai vuoti con gli sportelli e i cassetti spalancati come se gridassero al soccorso; per terra paglia, fogli, e qualche straccio.
    In un angolo, venuto fuori da qualche fondo di cassa, un pezzo di balocco mio di quand’ero ragazzo, che da tanto tempo non vedevo più: do un’occhiata intorno poi di nascosto me lo metto in tasca.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 5. Firenze (Palazzo Pitti), agosto 1944, n. 32). Nell'uomo voltato sulla destra è probabilmente riconoscibile Giovanni Michelucci.

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    Domenica 30 luglio 1944

    Una polvere massiccia aveva offuscato i raggi obliqui del crepuscolo, era polvere sollevata dai furibondi carrettini a mano, flagello delle strade nelle ultime ore di libertà. Il diavolo aveva posseduto quelle povere ruote digrignanti sotto i materassi e gli uccellini in gabbia: il torrente rotabile schiumeggiava minacciando i primi piani, poi la tempesta era caduta. Cominciava quella dei profughi di palazzo Pitti, tempesta di voci.

    Anna Banti, Le Veglie di Pitti.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367325.

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    Domenica 30 luglio 1944

    Altra gente intanto viene a chiedere ospitalità al Palazzo: da prima artisti e gente del genere, amici del Soprintendente; poi via via che fa sera, che il tempo stringe, sempre altra gente, di ogni ceto, si affolla al portone per chiedere un rifugio. Non è ormai possibile dir più di no a nessuno; e ognuno si accomoderà come potrà, dove potrà.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Guido Morozzi, Piazza Pitti, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367318. La fotografia è stata scattata prima della chiusura di porte e finestre di Palazzo Pitti imposta dai tedeschi il 1 agosto 1944.

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    Domenica 30 luglio 1944

    Siamo, qui a Pitti, quattro famiglie riunite negli stessi ambienti; tutto tredici persone: tredici a tavola. Abbiamo la fortuna di avere un gruppo di stanze tutte per noi e anche se non troppo belle e un po’ buie, almeno da chiudersi; tutto il resto del Palazzo s’è già empito: saloni della Galleria Moderna, della Palatina, corridoi, scale, cortili; tutto è pieno di gente, di ragazzi, di fagotti.

    Verso sera il soprintendente Venè, riunisce i capi-famiglia nel cortile monumentale e - brevemente - esorta tutti alla massima disciplina, la pulizia, l’organizzazione; sembrano grati e commossi per l’asilo e per l’esortazione. Vedremo.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, 29 luglio/4 agosto 1944, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367361.

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    Lunedì 31 luglio 1944

    Palazzo Pitti comincia ad essere invaso in ogni ambiente che possa accogliere ben o male della gente. Anche il grande cortile centrale comincia a popolarsi, sotto i portici, di sfollati che si accampano alla meglio. E gente continua ad arrivare. Fuori sembra che i tedeschi, non contenti di tutte le zone che hanno fatto sfollare, ora stiano imperversando anche in altri gruppi di vie. Difatti arrivano sempre nuove famiglie sloggiate, queste, in un’ora di tempo; non portano con sé che qualche pentola, qualche provvista e i materassi.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367341.

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    Lunedì 31 luglio 1944

    Il soprintendente manda a chiamare alcuni rifugiati, fra le persone che già conosce. Ci riuniamo così nel suo ufficio in una decina, tutti amici o conoscenti; la maggioranza siamo architetti. Decidiamo subito di organizzare qualche cosa. La situazione appare grave; non si sa ancora quanti siamo qui ma all’incirca potremmo essere più di tremila, in maggioranza poveri, senza provviste, smarriti come pecore.

    Il Palazzo non è certo attrezzato per ospitare un così grande numero di persone. I servizi igienici sono pochissimi, l'acqua potabile manca già è così la corrente elettrica; tre sono dunque i più gravi ed urgenti problemi da risolvere: l'alimentazione, l'igiene e la disciplina.

    Decidiamo perciò di formare un comitato interno per provvedere nel miglior modo possibile; ci dividiamo i compiti. Soprintendente Venè, presiederà. Si prepara un comunicato da affiggere nel cortile per mettere al corrente tutti di quanto è stato deciso nell'interesse della Comunità, e nel quale sono elencati i nomi degli incaricati e le relative attribuzioni. Piazza, Spilimbergo, Michelucci si occuperanno dell'alimentazione. Ciompi Gamberini, Detti ed io della igiene e della disciplina.

    Si cercano subito delle persone che siano conosciute e conoscano i loro vicini di casa e gli abitanti della loro strada. Troviamo una quindicina di persone che ad occhio e croce (chi li conosce?) sembrano poter fare al caso, e con questi organizziamo dei turni di vigilanza composti di tre uomini che si daranno il cambio ogni due ore. Dal tramonto all'alba.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 5. Firenze (Palazzo Pitti), agosto 1944, n. 28. Nell'uomo in alto a sinistra è forse riconoscibile Giovanni Michelucci, mentre l'uomo di spalle con la camicia bianca è identificabile con Italo Gamberini.

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    Lunedì 31 luglio 1944

    Anche l’acqua è un problema grave: ci sono due sole fonti potabili, una nella Grotta del cortile centrale, l’altra in fondo al portico di destra, ma così scarse, specie quest’ultima che per empire un fiasco ci vogliono cinque minuti.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, 29 luglio/4 agosto 1944, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367328.

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    Lunedì 31 luglio 1944

    Naturalmente tanto all’una che all’altra ci sono già code enormi. Anche per questo faremo dei turni.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 5. Firenze (Palazzo Pitti), agosto 1944, n. 29.

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    Lunedì 31 luglio 1944

    Prima di sera faccio un giro per il Palazzo: le sale della Galleria Moderna sono piene di materassi stesi per terra e di masserizie di ogni genere. Alcune sale della Galleria Palatina sono anche state aperte agli sfollati.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Galleria Palatina (Anticamera degli Staffieri), Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367334.

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    Lunedì 31 luglio 1944

    La scala monumentale è piena, pieno il cortile e la scala Poccianti. È invaso anche il quartiere della Meridiana e l’appartamento del Conte di Torino; costà già si delinea un certo sapore d’élite.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Galleria Palatina (Anticamera degli Staffieri ripresa dallo Scalone dell'Ammannati), Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367345.

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    Lunedì 31 luglio 1944

    Sul vasto ripiano della Galleria Palatina lo spettacolo è veramente pittoresco: tutto il pavimento è letteralmente coperto di materassi, sacconi e coperte su cui nelle pose più varie giacciono corpi seminudi, gambe, spalle, dorsi lucidi di sudore; teste scarmigliate e riverse, bocche semiaperte come di morti. Molti russano, qualcuno si lamenta rivoltandosi in un sonno agitato. Dalle pareti le grandi statue neoclassiche guardano impassibili tutta questa umanità accasciata nel sonno pesante pieno d’incubi. In un angolo un lumicino proietta ombre deformi sulle volte; è una mamma che lo tiene acceso perché il suo piccolino ha paura. E su tutto domina continuo, pesante, opprimente il rombo del cannone vicino e il continuo vibrare delle vetrate.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Galleria Palatina (Galleria delle Statue), Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367346.

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    Martedì 1 agosto 1944

    Ogni notte fiorì nella sua rosa di spavento, il sonno saliva e scendeva, martoriato, sulla selva ispida di mille gridi che si spengevano per estenuazione ogni mattina, quando un solo infante, sempre lo stesso, scoppiava a piangere e la sua disperazione echeggiava sugli addormentati come in un deserto. Sotto il portico gremito come un cimitero, nell’aria grigia i gesti delle madri incenerite di stanchezza sui giacigli, avevano una lentezza solenne, arcaica, come di antichissime morte che principiassero a resuscitare. E un’altra giornata incominciava.

    Anna Banti, Le Veglie di Pitti.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367354.

  • 22/58
    Martedì 1 agosto 1944

    La bombola del latte da distribuire fra due ore al dispensario, le facce delle donne che si lagnano, ognuna con la sua smorfia istantanea di delusione e di scoraggiamento, le due mendicanti piagnone, l’epilettico che chiede l’introvabile stupefacente, l’anginoso con l’attacco, la cantastorte tubercolosa, i cinque bambini imbroglioni che ritirano razione doppia. Per miracolo Angelica, la piccola paralitica, argina la processione: mi ricordo dei suoi occhi celesti, incantati e infidi e di come sua madre, la rivendugliola, dice: «L’è tanto religiosa».

    Anna Banti, Artemisia.

    Fotografia: Nello Baroni, Cortile dell'Ammannati, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367352.

  • 23/58
    Martedì 1 agosto 1944

    Palazzo Pitti, stamani, dev’essere al completo; nelle primissime ore è arrivata altra gente perché i tedeschi hanno vuotato altre strade. Invece gli abitanti qui davanti, nella piazza, sono potuti tornare alle loro case. Nessuno ci capisce nulla. Si dice che stanotte per Via Maggio e per le altre strade dirette a nord sia passata molta artiglieria e carri armati. Dovrebbe essere lo sganciamento.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 5. Firenze (Palazzo Pitti), agosto 1944, n. 36.

  • 24/58
    Martedì 1 agosto 1944

    La gente ha invaso tutti gli angoli possibili del Palazzo e anche del giardino: la Grotta dell’Eco, il Caffehaus, le Limonaie, le Serre. Quasi tutti hanno qualche po’ di viveri, ma scarsi; alcuni non hanno nulla.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile Non Finito, Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 5. Firenze (Palazzo Pitti), agosto 1944, n. 22.

  • 25/58
    Martedì 1 agosto 1944

    Il Soprintendente ci riunisce per discutere sul da farsi; decidiamo di tentare subito un censimento sommario per sapere sia pure approssimativamente quanti siamo.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367358. Nell'uomo seduto al tavolo in camicia bianca si riconosce Italo Gamberini.

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    Martedì 1 agosto 1944

    Si decide anche di raccogliere denaro con una sottoscrizione per aiutare la gente più povera comprando, se sarà possibile dei viveri.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 5. Firenze (Palazzo Pitti), agosto 1944, n. 33. Nel cartello affisso al tavolino si legge: "Offerte viveri e denaro pro indigenti".

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    Martedì 1 agosto 1944

    Ci sono poi fra i rifugiati due o tre medici e alcune crocerossine. Prepareremo un‘infermeria di fortuna nell’anticamera della Cappella Palatina.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367330.

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    Martedì 1 agosto 1944

    Un altro problema gravissimo è la pulizia e la disinfestazione perché non abbiamo che un po’ di calce. Con queste decisioni ognuno si mette all’opera.

    Suddividiamo con cartelli indicatori le zone del Palazzo: Cortile Centrale, Cortile Amministrazione, Cortile di Bacco, Scala Poccianti, Grotta dell’Eco, Caffehaus, Giardino Marini, Meridiana, Appartamento del Conte, Galleria Moderna, Galleria Palatina, Soffittone, Occhi, Limonaia. Gamberini ed io prepariamo con un pennello e inchiostro tanti cartelli e li affiggiamo al loro posto.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile Non Finito, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367340.

  • 29/58
    Martedì 1 agosto 1944

    Subito dopo mangiato qualcuno viene a dirci che ci sono fuori i cartelli per lo stato d ‘emergenza, che andrà in vigore alle quattro del pomeriggio. Questa notizia dà quasi un senso di sollievo perché è l’indizio certo che la situazione precipita. Tutti cominciano a rientrare. Per ora non si è visto qua dentro nessun tedesco. Alle quattro, puntualmente vengono chiusi tutti gli accessi: il Cancello di Bacco, i due portoni su Piazza Pitti, il cancello di Annalena, quello della Calza e quello delle Scuderie Reali. Eccoci isolati. Viene in mente l’Assedio dell Alcazar.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati (panni stesi all'ultimo piano), Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367338.

  • 30/58
    Martedì 1 agosto 1944

    Il Soprintendente riunisce d'urgenza il Comitato interno e comunica che i tedeschi hanno disposto che tutte le finestre verso l'esterno dovranno essere ermeticamente chiuse; le ronde hanno in caso d'infrazione, l'ordine di sparare.
    Mi metto immediatamente con altri due o tre in giro per tutti i locali aventi finestre sull'esterno e, sala per sala, finestra per finestra, avvertiamo che (molte finestre non hanno persiane) tutto sia chiuso e nessuno si affacci perché c'è il rischio di prendersi una pallottola. È una faccenda molto delicata; temiamo che qualcuno, per curiosità od altro non obbedisca, e peggio possa magari sparare sui tedeschi. Sarebbe un gravissimo rischio perché una rappresaglia qua dentro, chiusi come siamo, sarebbe un macello.
    Stanotte raddoppieremo le ronde.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 5. Firenze (Palazzo Pitti), agosto 1944, n. 9.

  • 31/58
    Martedì 1 agosto 1944

    L’estate si appesantiva sulla nostra vicenda, il caldo incalzante ci persuadeva ad attendere ulteriori minacce. Ma davanti a quelle finestre cui era proibito affacciarsi, ci pareva di combattere e di ottener qualcosa se, sporgendo la testa fra le persiane, si arrivava a spiare l’ombra delle sentinelle all’imbocco delle strade dove erano le nostre case minate.

    Anna Banti, Le Veglie di Pitti.

    Fotografia: Soldati tedeschi tra piazza Pitti e via Guicciardini, Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell'Età contemporanea, Fondo Angiolo Gracci (Sezione Fotografica), n. 2ss1/2/29.

  • 32/58
    Martedì 1 agosto 1944

    A tavola, stasera, siamo al completo, in tredici. Per festeggiare l'avvenimento accendiamo due lumi ad acetilene. La tavola sembra il banco di un cocomeraio. Da quando siamo qui, tre giorni, non c'è stato pane. Le donne si sono arrangiate fabbricando con un po' di farina, senza lievito, certe focaccine alla romagnola (piedine) le quali non sanno di nulla, ma in compenso si piantano sullo stomaco illudendoci che la fame sia minore. A tavola le donne non fanno che previsioni pessimistiche su quel che mangeremo per poco che la situazione si prolunghi. È però, appena cominciata.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.


    Fotografia: Guido Morozzi, Palazzo Pitti, Cortile dell'Aiace, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367317.

  • 33/58
    Martedì 1 agosto 1944

    Nel cortile centrale quasi tutti gli alloggiati sotto il portico sono svegli e molti hanno formato capannelli, e si sente dappertutto un sussurrio sommesso. Ognuno fa supposizioni, comunica speranze o timori. Abbiamo messo un tavolo, come luogo di ritrovo per le ronde davanti all’androne principale; questa notte i turni sono molto aumentati e tutti prendono molto sul serio la loro missione, sentendo che un qualunque incidente potrebbe avere conseguenze gravi.

    Alcuni membri del Comitato interno hanno da qualche ora un’aria diversa dal solito, strana; si appartano, confabulano. Ogni tanto arriva un tale che, da parte di “qualcuno”, porta qualche segreta notizia. La cospirazione dissimulata abbastanza nel periodo clandestino, sbuzza ora da tutti i pori.

    [...] L’alba ci trova al tavolo dove tutta la notte, chiacchierando, ci siamo arrangiati nella penombra lattiginosa della luna a far sigarette di cattivo tabacco, con cartine ritagliate da un foglio di carta velina.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367351. L'uomo seduto al tavolo in camicia bianca è Italo Gamberini.

  • 34/58
    Mercoledì 2 agosto 1944

    Dopo la notte quasi insonne esco nel cortile verso le 10. Per ora, nessuna novità. Tutti cercano di assestarsi alla meno peggio: donne che spazzucchiano intorno ai loro quattro cenci; ragazzini che sciamano come mosche, le quali si sono moltiplicate in questi pochi giorni in maniera incredibile.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367329.

  • 35/58
    Mercoledì 2 agosto 1944

    Nel cortile di Bacco, poiché è stato proibito naturalmente di accendere fuochi nell’interno del Palazzo e negli altri cortili, sono stati, con pochi mattoni, costruiti dei fornelli rudimentali e costì le donne sono affaccendate intorno a fumosi roghi alle loro povere pietanze. I fuochi di legna verde (vorrò vedere la faccia del capo giardiniere) fumano e stridono nella vampa spietata del solleone.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 5. Firenze (Palazzo Pitti), agosto 1944, n. 21.

  • 36/58
    Mercoledì 2 agosto 1944

    Oggi nel primo pomeriggio hanno portato qui in Boboli, alcune salme di persone morte (di morte naturale) nel rione, poiché non è possibile trasportarle, dato lo stato d ‘emergenza ai cimiteri cittadini. Stasera verranno seppellite al Prato delle due Colonne. Non so perché questo mi dà un senso di sgomento, di fine di ogni normale organizzazione nella città; un senso di macabro sfacelo, e mi ricorda le manzoniane scene della peste di Milano.

    [...]

    Anche oggi è arrivato il tramonto. Sono andato a veder seppellire due o tre salme al Prato delle due Colonne. Nell’ombra da cui è già invaso, benché il Giardino del Cavaliere, lassù, sia ancora illuminato dal sole, questo luogo è veramente lugubre: il grande prato circondato di alti alberi, le due colonne bianche, in tempi più felici, segnali di non so che gioco, le bare di rozze tavole allineate sul prato. Chi l’avrebbe mai pensato poco più di [un] mese fa, in questo aspetto? *

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Giardino di Boboli (Prato delle Colonne), Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 6. Firenze (Palazzo Pitti, Oltrarno distrutto), agosto 1944, n. 2. Per molti anni i fiorentini hanno chiamato questo luogo "Prato dei Morti", memoria delle inumazioni provvisorie effettuate qui nei giorni della Liberazione della città.

    * Nel testo originario di Nello Baroni, questo secondo paragrafo è riferito al giorno 3 agosto. Per ragioni narrative è accorpato qui ad un brano del 2 agosto.

  • 37/58
    Mercoledì 2 agosto 1944

    Verso sera, non so da che parte, viene la notizia che dalle 8 in poi, verranno fatte brillare le mine.

    [...] Si avvicinano le 8, ora fatale, a quanto ci hanno detto e il nervosismo cresce. Ci mettiamo in giro avvertendo tutti; consigliamo di non rimanere nei sottotetto e di star lontani dalle vetrate. Nei cortili di ripararsi sotto i portici e dietro ai pilastri; nessuno deve rimanere all’aperto. Non abbiamo una precisa idea di quanto possa succedere, ma supponiamo che, oltre allo spostamento d’aria potranno piovere ogni sorta di rottami, tegole, sassi. Via via che il momento si avvicina il nervosismo cresce. Nel cortile centrale la gente è tutta aggruppata sotto i portici e qualche ignaro o menefreghista che si avventura nel mezzo vien subito richiamato con grandi urlacci.

    [...] Ora le otto son passate da un pezzo; sono quasi le nove e nessuno crede più alla tanto temuta esplosione. Tutti anzi vogliono andare per i fatti loro, benché si tenti di farli pazientare ancora; chi li regge è bravo. Alle nove e mezzo anche noi decidiamo di cenare e aspettare gli eventi; qualche santo sarà. Dopo cena, stanco della notte passata insonne, vado a dormire.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti, Cortile dell'Ammannati, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 367359.

  • 38/58
    Mercoledì 2 agosto 1944

    Non guardavamo più il cielo, frugavamo fra le tenebre all'angolo della piazza come pezzenti fra le spazzature. Percepivamo un brulichio, un lento manovrare non umano, come di antenne, di grossi insetti tardi che razzolassero con delizia.

    Anna Banti, Le Veglie di Pitti.

    Fotografia: Soldati tedeschi minano Ponte Vecchio, Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell'Età contemporanea, Fondo Angiolo Gracci (Sezione Fotografica), n. 2ss1/2/28.

  • 39/58
    Giovedì 3 agosto 1944

    Anche stamani, per ora niente di nuovo. Nessuna mina, ormai è brillata e nessuno ci pensa più. Ma per il resto l’attesa comincia a diventare snervante.

    [...] Pensiamo solo con sgomento (e forse con una punta di egoistica sicurezza) a tanta gente bloccata nelle case, senza acqua, senza possibilità - non tutti avranno scorte - di procacciarsi i viveri, chiusi in poche stanze, mentre noi, volere o no, abbiamo anche se siamo in tanti tutto questo spazio a disposizione.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Giardino di Boboli, Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 6. Firenze (Palazzo Pitti, Oltrarno distrutto), agosto 1944, n. 3.

  • 40/58
    Giovedì 3 agosto 1944

    Poco si parlava, tutte le paure, tutte le previsioni erano superflue, ognuno si teneva le proprie, aspettando di giacere in terra a ruminarle, senza dormire.

    [...] Allora, mentre gli occhi si ostinavano a ricercare nel buio nuovi presagi, suonavano le dieci al campanile di Santo Spirito. L’accento pareva d’interrogazione assidua e subito gli rispondevano, frettolose, assidue le voci di altri campanili minori, di qua d’Arno. Erano ancora vivi e erano tutti, ma non di loro si stava in pena. Correvano i secondi, un minuto passava, e quando la speranza principiava a tremare, ecco il primo rintocco della campana di Palazzo Vecchio. La misura, l’intervallo di quei suoni che, impassibili ai più neri disegni tedeschi, giungevano a noi dalla città preclusa, superando i ponti minati, ci sollevava miracolosamente a un astrazione di tempo e di spazio che aveva ragione di ogni concreta contingenza ed era la nostra povera vittoria di prigionieri.

    Anna Banti, Le Veglie di Pitti.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti (Veduta pomeridiana su Santo Spirito), Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 6. Firenze (Palazzo Pitti, Oltrarno distrutto), agosto 1944, n. 4. Per dovere di precisione è opportuno ricordare che la foto è stata verosimilmente scattata poco prima della n. 5 appartenente alla medesima serie, che risale al primo pomeriggio del 4 agosto o ai giorni immediatamente successivi, come suggeriscono le macerie all'imbocco di via Guicciardini. È stato scelto di inserirla qui per scopi narrativi.

  • 41/58
    Giovedì 3 agosto 1944

    Dopo cena (è già buio fitto) vado con Gamberini a far un giro verso la Meridiana. Parliamo, passeggiando di cose indifferenti; mentre ci avviciniamo alla scala dei leoni, a un tratto un lampo abbagliante verso l’anfiteatro e subito un soffio violento che quasi ci butta in terra e un’esplosione, un rombo lacerante, inaudito . Segue un istante di silenzio rotto solo dal rovinio di vetri infranti e poi scoppia da per tutto un urlio confuso, crescente e uno scappare irragionevole nel buio, in tutte le direzioni.

    Non capisco lì per lì cos’è stato. Penso, per abitudine al bombardamento aereo, ma rifletto immediatamente che non s’è sentito alcun rumore di formazioni; finalmente mi rendo conto: le mine! Hanno aspettato più di ventiquattro ore a farle saltare: sono esattamente le dieci meno dieci. Mi ricorderò di quest’ora.

    [...] Entriamo allora nel quartiere della Meridiana; ci dev’essere una comunicazione, certamente, ma non siamo ancora pratici. È buio completo, tutti i lumi si sono spenti; gente che urla e strepita, chiamandosi, donne che strillano istericamente e, più doloroso, il pianto convulso dei bambini. Pestiamo nel buio frantumi di vetro da per tutto; nessuno sa indicarci la strada; ma incontriamo in quella confusione Michelucci il quale ci guida attraverso corridoi, passaggi fino al capo di una scala.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Macerie in Borgo San Jacopo, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 65930.

  • 42/58
    Giovedì 3 agosto 1944

    Corriamo - c’è meno calca qui - al nostro alloggio; subito ci rassicurano: molto spavento ma nessun guaio grave. Le donne sono corse, appena visto che qui non è successo niente, all’infermeria.

    Andate subito - ci dicono - portate lumi. Agguantiamo le lampade a carburo e corriamo. La stanza è piena di gente, molti feriti, molti che fanno confusione. Il medico è corso subito e, in maniche di camicia, sudato, con le braccia insanguinate si affaccenda intorno al tavolo coperto da un lenzuolo anche questo bagnato e insanguinato.

    [...] Continuamente vengono feriti, molti bambini in collo alle mamme stralunate, coi visini coperti di sangue, tagliati dai vetri. Non c’è alcol, solo della soluzione di sublimato e con questa il medico e alcune donne li lavano via via. Per fortuna molti hanno solo tagli superficiali che danno molto sangue ma non sono pericolosi. Qualcuno grave c’è però: seduto in terra, si lamenta un uomo, sporco di terra e di calcina, fradicio di sudore. Lo alziamo, ma urla perché ogni movimento gli deve far molto male. Messo sul tavolo il medico lo esamina: ha tutte e due le caviglie rotte, già gonfie per l’ emorragia interna. Gli è cascata una statua sulle gambe.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti (Veduta pomeridiana su Santo Spirito), Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 6. Firenze (Palazzo Pitti, Oltrarno distrutto), agosto 1944, n. 6. La foto è stata scattata verosimilmente la mattina del 5 agosto o di uno dei giorni immediatamente successivi dalle finestre dell'abitazione di Nello Baroni in via de' Bardi 33. Nella stessa serie di foto compaiono immagini di interni di un'abitazione, veromilmente identificabile con quella dell'architetto: è possibile dunque che, una volta ottenuta la possibilità di uscire dal Palazzo, egli si sia recato a constatare lo stato in cui versava la casa e abbia scattato alcune foto.

  • 43/58
    Giovedì 3 agosto 1944

    Rientriamo in “casa” dove tutti sono svegli e parlano insieme concitatamente. Mentre, spossato sto per coricarmi, un altro soffio violento ci toglie il respiro e spenge i lumi, e poi subito lo scoppio assordante. Tutto trema, qui al chiuso. Istintivamente mi curvo come per proteggermi. Non succede altro.

    [...] Mi sdraio sul letto e subito, tanto sono stanco, mi addormento.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Esercito Alleato, Veduta di Ponte Vecchio con le macerie, aprile 1945, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 42414.

  • 44/58
    Venerdì 4 agosto 1944

    Verso le quattro (è giorno ormai) mi alzo e esco nel cortile. Tutti sono svegli, la più parte in piedi aggruppati dietro ai pilastri, come per ripararsi. Le esplosioni continuano ancora, più o meno violente, a intervalli irregolari.

    [...] Sono le sei. Da un pezzo non si sentono più esplosioni. Il sole si è alzato, e la luce filtra rossastra attraverso l’aria opaca di un polverone pesante. Salgo fino al corridoio degli “Occhi” in fondo al quale è una finestra da cui si può vedere: Via Guicciardini, quasi fino a Piazza Pitti è un ammasso di rottami, dietro le case della Piazza si vede fino di là d’Arno.

    Non capisco subito; poi mi rendo conto che metà di Borgo San Jacopo è scomparsa; sono solo in piedi scheletri informi di case e di torri. Anche il lungarno Acciaiuoli è un ‘immensa frana di rottami che straripa in Arno. Il Ponte Vecchio appare intatto; gli altri ponti non si vedono di qui. Da dov’era Por Santa Maria salgono densi nuvoloni di fumo nero, dietro ai quali intravedo Palazzo Vecchio e il Duomo, intatti.

    [...] Nella luce che cresce l’aria resta opaca di un velo di polvere rossa stagnante. Nuvole di fumo s’alzano da Por Santa Maria e da Parte Guelfa. Mentre guardo in quel punto, vedo un nuovo scoppio che rinfocola un incendio e nuovo fumo cuopre il palazzo mentre mi arriva il boato dell’esplosione.

    Accanto a me - non l’ho sentito venire - un uomo guarda in silenzio con gli occhi pieni di lacrime. Mentre riscendo lo scalone (tanto lassù non c’è più niente da vedere) mi rendo conto che i tedeschi non ci devono esser più poiché hanno fatto saltare i ponti.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Veduta su Firenze dal tetto di Palazzo Pitti, Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 5. Firenze (Palazzo Pitti), agosto 1944, n. 11.

  • 45/58
    Venerdì 4 agosto 1944

    Cerco il tetto di Palazzo Bargagli, verso Via dei Bardi e ne vedo nel polverone uno spicchio, sforacchiato, ma in piedi: forse la mia casa non è crollata. Vedo anche, all’angolo di Via Tomabuoni, il Palazzo Ferroni; il ponte di qui non si può vedere, ma dallo stato delle case vicine capisco che non c’è più. Il Ponte Santa Trinita.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Esercito Alleato, Veduta di Ponte Santa Trinita distrutto, agosto 1944, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 380127. La foto è stata scattata dall'esercito alleato nei giorni immediatamente successivi alla distruzione dei ponti.

  • 46/58
    Venerdì 4 agosto 1944

    Alle quattro del mattino non avevamo più nulla da difendere: l’alba colando fra i bossi di Boboli ci trovò squallidi corpi mal coperti che salivano, pazienti, gli ingegnosi viali dei granduchi. Camminavano piano, parevano attenti alla ghiaia, inciampavano nelle ciabatte come procedessero al buio. Le voci che arrivavano dal cortile non erano né notturne né mattutine, avevano perduto la loro urgenza di alveare irritato, erano, più che fioche, disperse, ed era impossibile ricordare come avessero urlato la notte, fra gli immani squarci delle mine. I pellegrini salivano isolati o a coppie, sceglievano la strada più lunga e quando arrivavano allo scoperto, dove la città poteva cominciare a distinguersi, restavano incerti come abbacinati, senza coraggio di proseguire.

    Dall’ultima terrazza del Belvedere emergevano i busti dei più frettolosi, quelli che avevano voluto sapere subito: attraverso la caligine mattutina, carica di strani sentori acri, quelle facce sporche parevano di pesci ottusi, senza voce. Invece parlavano sommessi, istituendo un testo di dolore inerme che tutti avrebbero ripetuto: quasi una preghiera di maledizioni, di stupore, di rassegnazione. E anche noi cercammo le finestre di una casa sprofondata, mentimmo al vicino che si illudeva di riconoscere un balcone, e poi rimanemmo taciturni, colle braccia pendenti.

    Cominciavano i gemiti delle donne: o l’armadio, quelle casseruole nuove, la Singer, la radio. Pareva di veder contro il sole bianco i contorni degli oggetti invocati, divenuti per quel rimpianto di fuoco, animati, angelici. Nella svagatezza smorta che seguiva quegli scoppi, trovava luogo la tremenda meraviglia del nuovo panorama: si vede il fianco del duomo: fino allo zoccolo, fino alla porta. Allora si diffuse la voce portata non si sa da chi: il ponte Santa Trinita non voleva crollare, hanno dovuto far quattro cariche, l’ultima mezz’ora fa.

    Anna Banti, Le Veglie di Pitti.

    Fotografia: Guido Morozzi, Veduta su Firenze dai Soffittoni di Palazzo Pitti, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, senza numero.

  • 47/58
    Venerdì 4 agosto 1944

    Poche cose esistono per me in quest’alba faticosa e bianca di un giorno d’agosto in cui siedo in terra, sulla ghiaia di un vialetto di Boboli, come nei sogni, in camicia da notte. Dallo stomaco alla testa mi strizzo in lagrime, non posso farne a meno, in coscienza, e ho il capo sulle ginocchia. Sotto di me, fra i sassolini, i miei piedi nudi e grigi; sopra di me, come le onde su un affogato, il viavai smorto della gente che sale e scende l’erta da cui vengo, e che non può curarsi di una donna accoccolata in singhiozzi. Gente che alle quattro del mattino si spinge come gregge spaurito a mirare lo sfacelo della patria, a confrontare colla vista i terrori di una nottata che le mine tedesche impiegarono, una dopo l’altra, a sconvolgere la crosta della terra.

    Senza rendermene conto, piango per quello che ciascuno di loro vedrà dal Belvedere, e i miei singhiozzi seguitano a bollire, irragionati, balenandoci, pazze festuche, il ponte Santa Trinita, torrioni dorati, una tazzina a fiori in cui bevevo da piccola. E di nuovo, mentre mi fermo un istante e raccapezzo, nel mio vuoto, che dovrò pure alzarmi, quel suono « non piangere» mi tocca in fretta come un’onda che s’allontana. Alzo finalmente la testa che è già una memoria, e in questa forma gli presto orecchio. Taccio, attonita, nella scoperta della perdita più dolorosa.

    Sotto le macerie di casa mia ho perduto Artemisia, la mia compagna di tre secoli fa, che respirava adagio, coricata da me su cento pagine di scritto.

    Anna Banti, Artemisia.

    Fotografia: Esercito Alleato, Veduta di Ponte Vecchio con le macerie in Borgo San Jacopo, aprile 1945, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 42417. Anna Banti ne 1944 abitava in Borgo San Jacopo. La sua casa fu completamente distrutta dalle mine tedesche e nel crollo andò perduta la bozza manoscritta del romanzo Artemisia. Nei mesi successivi riscrisse completamente il romanzo, intrecciando con la narrazione l'esperienza autobiografica della guerra appena vissuta ed in particolare della reclusione a Pitti, con l'epilogo drammatico della distruzione dei ponti.

  • 48/58
    Venerdì 4 agosto 1944

    Nel cortile c’è un’aria nuova. Vedo molti con un bracciale tricolore su cui c’è scritto C.T.L.N. - Comitato Toscano di Liberazione Nazionale. Un tale - che ieri mi presentarono come maggiore - è venuto in cortile col cinturone e rivoltella sotto la giacca. Detti gli va incontro e si fa consegnare l’arma. Gli dice che nessuno può essere armato se non ha il tesserino del C.T.L.N. Mi spiegano poi che si sospetta che quel tale sia sì maggiore ma della X flottiglia Mas o qualcosa di simile.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Giardino di Boboli, Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 5. Firenze (Palazzo Pitti), agosto 1944, n. 20.

  • 49/58
    Venerdì 4 agosto 1944

    Dalla rampa di Boboli entrano nel cortile sette o otto partigiani comunisti col fazzoletto rosso al collo e pantaloni mimetici da paracadutista. Alcuni sono armati di moschetto, altri hanno vecchie pistole e qualche bomba a mano alla cintola.

    Dicono che hanno fatto a fucilate con gli ultimi tedeschi che erano di qua d’Arno e che ora tutti costoro son passati di là; che sui lungarni non si può stare perché i tedeschi sparano, dalle case dei lungarni settentrionali su chiunque vedono. Si dice che gli alleati siano a Porta Romana.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Giardino di Boboli, Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 5. Firenze (Palazzo Pitti), agosto 1944, n. 25.

  • 50/58
    Venerdì 4 agosto 1944

    Tutti sono in grande subbuglio, tutti vorrebbero uscire ma le strade sono ancora deserte. Si sentono lontani colpi di bombe a mano e raffiche di mitragliatori; ogni tanto colpi isolati più vicini.

    Alcuni caccia alleati passano bassissimi sul giardino. La confusione cresce. Arrivano e vanno ora molti partigiani armati molto pittorescamente. Solo qualcuno di loro ha un fucile mitragliatore.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Giardino di Boboli, Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 5. Firenze (Palazzo Pitti), agosto 1944, n. 27.

  • 51/58
    Venerdì 4 agosto 1944

    Mentre esco dalla stanza del Soprintendente dove ero andato a cercare notizie, sento un urlio confuso dalla parte del cortile dell’amministrazione; tutti corrono verso il passaggio. E di qui, attorniati da una turba di gente che urla incomposta, uno dopo l’altro, escono due “tommies” l’ elmetto a catinella sulle ventitré, il mitra imbracciato e, nel viso, un’espressione indefinibile di disgusto per questa turba di straccioni che li circonda.

    Nello Baroni, Diario dei Cinquemila.

    Fotografia: Nello Baroni, Giardino di Boboli, Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 5. Firenze (Palazzo Pitti), agosto 1944, n. 35.

  • 52/58
    Venerdì 4 agosto 1944

    Più tardi vidi i primi sudafricani, sbaciucchiati dalla folla, vigili e accesi nel volto un po’ crudele, come di guerrieri cretesi, sotto l’elmetto a rete.

    Anna Banti, Le Veglie di Pitti.

    A Pitti stridono le cicale umane, è già mezzogiorno, da otto ore la luce è incominciata, da sei i sudafricani sono arrivati e le donne li hanno baciati, come si è potuto vedere dalle finestre infrante della galleria Palatina, nostro rifugio.

    Anna Banti, Artemisia.

    Fotografia: Nello Baroni, Giardino di Boboli, Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 5. Firenze (Palazzo Pitti), agosto 1944, n. 27.

  • 53/58
    Venerdì 4 agosto 1944

    Il crepuscolo ci è sopra, ieri sera tutte le pietre di Firenze erano salde, tutte le cose che esse riparavano erano intatte. Là sotto, gli ultimi travi cedono: si dice che misteriosi incendi ardano fra le macerie. Ricomincia la maledetta notte.

    Anna Banti, Artemisia.

    Fotografia: Nello Baroni, Veduta di Ponte alla Carraia distrutto, Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, n. 65856.

  • 54/58
    Nello Baroni. Profilo biografico

    Nello Baroni nasce il 27 ottobre del 1906 in Via Coluccio Salutati 11 a Firenze, figlio di Anna Benedetti, originaria di Santa Fiora sul Monte Amiata, e Niccolò Baroni, tecnico teatrale delle luci. Dal 1922 frequenta il Liceo Artistico, dove diviene stringe amicizia con Italo Gamberini, mentre nel 1927 si iscrive alla Regia Scuola Superiore di Architettura di Firenze, dove è allievo tra gli altri di Raffaello Fagnoni e Giovanni Michelucci.

    A ventisei anni, nel 1932, è membro del al Gruppo Toscano, che vince il Concorso e costruisce poi il nuovo Fabbricato Viaggiatori della Stazione di Firenze Santa Maria Novella. Insieme a lui - sotto la guida di Giovanni Michelucci - un gruppo di architetti, tra cui l'amico Italo Gamberini, nessuno dei quali supera i trent'anni. Nello stesso anno è nominato assistente alla Cattedra di Applicazioni della Geometria Descrittiva e Scenografia della Scuola di Architettura di Firenze, incarico che mantiene fino al 1944.

    Nel 1935 si sposa con Rita Ciardetti, dalla quale nasceranno le due figlie Fiorenza e Ilaria.

    In questi anni matura un interesse specifico, probabilmente ereditato grazie al mestiere del padre, per la scenografia e della scenotecnica teatrale, materie che insegna al Liceo Artistico e all'Accademia di Belle Arti di Firenze fino al 1944. Negli anni Trenta infatti si occupa dell'allestimento di numerosi spettacoli nelle maggiori scene teatrali fiorentine, dallo stesso Giardino di Boboli, dove va in scena nel 1936 La Tancia di Michelangelo Buonarroti, al Teatro della Pergola al Comunale per il Maggio Musicale Fiorentino.

    Nel 1936 progetta la sua prima e più rappresentativa opera architettonica, il Cinema-Teatro Rex in via Nazionale a Firenze, che nei decenni successivi verrà annoverato dalla critica tra gli edifici più importanti costruiti nel Novecento nel capoluogo toscano.

    Nel 1940 si trasferisce con la famiglia nella nuova abitazione di Via dei Bardi 33 a Firenze e apre il nuovo studio di Lungarno Corsini 6, insieme ai Pietro Porcinai e Maurizio Tempestini.

    Negli anni della guerra, segnati da una brusca pausa nell'attività professionale, si dedica soprattutto alla fotografia e realizza il proiettore cinematografico Sigma per pellicole a passo ridotto in 8 e 16 mm, per il quale ottiene il brevetto internazionale.

    Negli anni dell'immediato dopoguerra viene incaricato della Soprintendenza ai Monumenti di Firenze di operare perizie e restauri a edifici danneggiati dagli eventi bellici nelle province di Firenze, Pistoia e Arezzo, mentre insieme ad altri colleghi, tra cui Italo Gamberini, vince il Concorso per il nuovo Ponte della Vittoria a Firenze.

    All'attività di architetto, che lo vede impegnato in progetti importanti come il restauro del Teatro Verdi a Firenze e del Teatro Metastasio a Prato, affianca un questi anni la docenza di Applicazioni della Geometria Descrittiva presso la Facoltà di Architettura di Firenze, oltre ad un significativo impegno culturale che lo porta nel 1952 alla nomina di Accademico presso Accademia delle Arti del Disegno di Firenze.

    Un male incurabile lo porta via prematuramente, all'età 51 anni, il 28 maggio del 1958.

    Fotografia: Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Fotografie d'arte di Nello Baroni, 158. Vari ritratti di Baroni, anni vari.

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    Anna Banti. Profilo biografico

    Lucia Lopresti nasce a Firenze il 27 giugno 1895. La madre Gemma Benini è originaria di Prato, mentre il padre Luigi-Vincenzo è calabrese. Fino al 1905 vive con la famiglia a Bologna per poi spostarsi a Roma, dove frequenta il Liceo Tasso; qui nel 1913 incontra lo storico dell'arte Roberto Longhi, allora professore di storia dell'arte, che sposa nel 1924.

    Discussa la tesi di laurea in Lettere con Adolfo Venturi nel 1918, l'anno successivo pubblica il suo primo saggio Marco Boschini scrittore d'arte del secolo XVII, lodato da Benedetto Croce su «La Critica» fra i più pregevoli lavori italiani. In quegli anni insegna Lettere e Storia dell'Arte al Liceo e collabora con la Soprintendenza ai Monumenti di Roma, dedicandosi alla catalogazione delle opere d'arte.

    Nel 1930, con lo pseudonimo Anna Banti, partecipa ad un concorso letterario e pubblica il racconto Barbara e la morte, poi confluito nel suo primo romanzo, Itinerario di Paolina del 1937, al quale segue nel 1940 la pubblicazione della raccolta intitolata Il coraggio delle donne. Il nome scelto, che la accompagnerà per tutta la vita, è quello di una parente della famiglia della madre, il cui affascinante ricordo era rimasto nella memoria fin da piccola.

    Dopo un breve spostamento a Bologna nel 1934, dalla fine del 1938 Anna Banti e il marito si trasferiscono a Firenze nella villa Il Tasso in via Benedetto Fortini 30.

    Il periodo della guerra è particolarmente difficile e amaro: Longhi viene sospeso dall'insegnamento per essersi rifiutato aderire alla Repubblica di Salò, mentre nel 1944 la coppia è costretta a trasferirsi nell'appartamento di Borgo San Jacopo, distrutto dalle mine tedesche nella notte fra il 3 e il 4 agosto. In quei giorni la coppia si rifugia a Palazzo Pitti insieme a migliaia di fiorentini rimasti senza casa: la drammatica esperienza trova riscontro in alcune pagine del romanzo Artemisia (1947) e nel racconto breve Le veglie di Pitti.

    Dopo la guerra il ritorno alla scrittura con opere come la raccolta Le donne muoiono (1951), Allarme sul lago (1954) e Il bastardo (1953), con le quali Anna Banti raggiunge il successo e la piena maturità artistica. A queste seguono negli anni sessanta La casa piccola (1961), Le mosche d'oro (1962) e il romanzo sul Risorgimento Noi credevamo (1967).

    Nel 1950 intanto aveva fondato con Longhi la rivista "Paragone", suddivisa in Arte e Letteratura, che la vede impegnata nel lancio o nella difesa di scrittori illustri del Novecento italiano, tra i quali Bassani, Cassola, Pasolini, Fenoglio e Tomasi di Lampedusa.

    A seguito della morte di Roberto Longhi nel giugno 1970, su sua precisa disposizione, fu costituita la Fondazione di Studi di Storia dell'Arte a lui intitolata, di cui Anna Banti stessa fu presidentessa dal 1980 fino alla morte.

    Nel 1981 pubblica il sui ultimo romanzo, l'autobiografico Un grido lacerante. Quattro anni dopo, il 2 settembre 1985, Anna Banti si spenge residenza estiva Ronchi, presso Marina di Massa.

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    Bibliografia di riferimento

    Mostra della Firenze distrutta, Catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Strozzi), Firenze, 1945.

    A. Banti, Artemisia, Firenze, 1947 (© 2023 Mondadori Libri S.p.A., Milano).

    O. Barbieri, Ponti sull'Arno. La Resistenza a Firenze, Editori Riuniti, Roma, 1964.

    A. Banti, Le veglie di Pitti, in “Paragone. Letteratura”, n. 384, 1982, pp. 3-11.

    G. Izzi, Lopresti Lucia, in "Dizionario Biografico degli Italiani", Vol. 65, 2005.

    C. Cordoni, Nello Baroni. Architetto (1906-1958). Inventario dell'archivio, Edifir Edizioni Firenze, Firenze, 2008.

    G. Belli, A. Belluzzi, Una notte d’estate del 1944. Le rovine della guerra e la ricostruzione a Firenze, Polistampa, Firenze, 2013.

    Firenze in guerra 1940-1944, Catalogo della mostra (Firenze, 23 ottobre 2014-6 gennaio 2015) a cura di F. Cavarocchi, V. Galimi, Florence University Press, Firenze, 2014 (in particolare C. Cordoni, Nello Baroni nei "giorni dell'emergenza", pp. 105-118).

    Fotografia: Nello Baroni, Giardino di Boboli, Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 5. Firenze (Palazzo Pitti), agosto 1944, n. 26.

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    Fonti archivistiche

    Archivio di Stato di Firenze

    Nello Baroni, Scritti, n. 24 Diario dei Cinquemila.

    Nello Baroni, Fotografie d'arte di Nello Baroni, 120. Firenze (Palazzo Pitti), agosto 1944.

    Nello Baroni, Fotografie d'arte di Nello Baroni, 158. Vari ritratti di Baroni, anni vari.

    Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 5. Firenze (Palazzo Pitti), agosto 1944.

    Nello Baroni, Negativi di fotografie di guerra, 6. Firenze (Palazzo Pitti, Oltrarno distrutto), agosto 1944.

    Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell'Età contemporanea

    Album fotografico "Nello Baroni".

    Fondo Angiolo Gracci (Sezione Fotografica), Busta 1, 2. La Guerra a Firenze.

    Fotografia: Nello Baroni, Palazzo Pitti (Veduta pomeridiana su Santo Spirito), Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Negativi, Negativi di fotografie di guerra, 6. Firenze (Palazzo Pitti, Oltrarno distrutto), agosto 1944, n. 5.

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    Testimonianza video

    FIRENZE 1944
    Un film basato sul documentario sonoro di Amerigo Gomez e Victor de Sanctis (1954) a cura di Massimo Becattini e Renzo Martinelli.
    Produzione: Film Documentari d'Arte (2010). Post-produzione: FST-Mediateca Toscana Film Commission per Istituto Storico della Resistenza Toscana.

    Dal minuto 19:00 compaiono alcune sequenze video e testimonianze audio relative agli sfollati di Palazzo Pitti.

29 luglio – 4 agosto 1944. La Repubblica di Pitti

Dall'evacuazione delle case sull'Arno fino alla mattina in cui una bianca nube di polvere si alza dai ponti distrutti di Firenze. I giorni drammatici di oltre cinquemila fiorentini rifugiati a Palazzo Pitti negli occhi e nelle parole della scrittrice Anna Banti e dell'architetto Nello Baroni

Mostra virtuale ideata e prodotta per commemorare l’ottantesimo anniversario della Liberazione di Firenze (1944-2024).

Crediti

Ideazione e realizzazione: Gallerie degli Uffizi, Dipartimento Strategie Digitali – Divisione Comunicazione Culturale
Coordinatore Divisione Comunicazione Culturale: Elena Marconi
Coordinatore Dipartimento Strategie Digitali: Francesca Sborgi
Ideazione, ricerca documentale, redazione del progetto, editing web: Andrea Biotti
Revisione dei testi: Patrizia Naldini, Simone Rovida, Chiara Ulivi
Tirocinante: Nefer Ferracuti
Traduzioni: Way2Global srl
Produzione podcast: Voxon srl
Data di pubblicazione: 4 agosto 2024

Ringraziamenti: Paola d’Orsi, Chiara Cappuccini (Archivio di Stato di Firenze); Claudio Paolini, Paolo Benassai (Fondazione Roberto Longhi); Vannino Chiti, Matteo Mazzoni, Francesco Mascagni (Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età Contemporanea); Emanuele Masiello (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato); Gianluca Matarrelli, Roberto Palermo (Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi).

Le fotografie di Nello Baroni sono conservate presso il Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi, l’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea e l’Archivio di Stato di Firenze (Fondo: Nello Baroni. Negativi. Negativi di fotografie di guerra, 5, 6; Fotografie d’arte di Nello Baroni, 158, riprodotte su concessione del Ministero della Cultura/Archivio di Stato di Firenze). L’intera raccolta degli scatti effettuati da Nello Baroni a Palazzo Pitti e nel Giardino di Boboli dal 29 luglio ai primi giorni dell’agosto 1944 è pubblicata per la prima volta in assoluto nel pdf allegato a questa mostra virtuale.

I testi riprodotti sono estratti dalle seguenti pubblicazioni: A. Banti, Artemisia, Firenze, 1947 (© 2023 Mondadori Libri S.p.A., Milano); A. Banti, Le veglie di Pitti, in “Paragone. Letteratura”, n. 384, 1982, pp. 3-11 (su gentile concessione della Fondazione Roberto Longhi); N. Baroni, Diario dei Cinquemila, Archivio di Stato di Firenze, Nello Baroni, Scritti, n. 24 (trascritto integralmente in G. Belli, A. Belluzzi, Una notte d’estate del 1944. Le rovine della guerra e la ricostruzione a Firenze, Polistampa, Firenze, 2013).

Podcast

È possibile ascoltare lettura drammatizzata dei testi divisi per ciascuna giornata, utilizzando il player integrato che compare nella prima slide dedicata a ciascun giorno, oppure sotto forma di podcast su Spotify.

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