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Il Paradiso Terrestre: Matelda

Appena entrato nel Giardino dell'Eden, Dante scorge, sulla riva opposta del fiume Lete che gli sta sbarrando il cammino, la bella Matelda, sulla cui identità gli studiosi hanno avanzato diverse ipotesi, anche se non è escluso che possa trattarsi di un personaggio immaginario, frutto della fantasia del Poeta. Su richiesta dello stesso Dante, Matelda spiega perché esistano e come si generino l'acqua e il vento nel Paradiso Terrestre. E conclude ricordando la funzione del fiume Lete, che nasce direttamente da Dio e ha il compito di far dimenticare i peccati commessi a chi si appresta ad entrare in Paradiso, mentre un altro fiume, l'Eunoè, rafforza il ricordo del bene compiuto.

"Io dicerò come procede
Per sua cagion ciò che ammirar ti face,
E purgherò la nebbia che in te siede.
Lo Sommo Ben, che sol esso a sè piace,
Fe l’omo buono a bene, e questo loco
Diede per arra a lui d’eterna pace.
Per sua difalta qui dimorò poco:
Per sua difalta in pianto et in affanno
Cambiò l ’onesto riso e ’l dolce gioco.
Perchè ’l turbar, che sotto da sè fanno
L’esalazion dell’acqua e della terra,
Che quanto posson dietro al calor vanno,
All’omo non facesse alcuna guerra,
Questo monte sallio ’n ver lo Ciel tanto,
Che liber è da indi, ove si serra.
Or perchè ’n circuito tutto quanto
L’aire si volge co la prima volta,
Se non li è rotto il cerchio d’alcun canto,
In questa altezza, che tutt’è disciolta
Nell’aire vivo, tal moto percuote,
E fa sonar la selva, perchè è folta;
E la percossa pianta tanto puote,
Che della sua virtute l’aura impregna,
E quella poi girando in torno scuote:
E l’altra terra, secondo che è degna
Per sè, o per suo Ciel, concepe e figlia
Di diverse virtù diverse legna.
Non parrebbe di là poi maraviglia,
Udito questo, quando alcuna pianta
Sanza seme palese vi s’appiglia.
E saper dei che la campagna santa,
Dove tu se, d’ogni sementa è piena,
E frutto à in sè che di là non si schianta.
L’acqua che vedi non surge di vena
Che ristori e’ vapor, che ’l Ciel converta,
Come fiume che acquista e perde lena;
Ma escie di fontana salda e certa,
Che tanto di valor di Dio riprende,
Quant’ella versa da dua parte aperta.
Da questa parte con virtù discende,
Che toglie altrui memoria del peccato;
Dall’altra, d’ogni ben fatto la rende.
Quinci Lete, così dall’altro lato
Eunoe si chiama; e non adopra,
Se quinci e quindi pria non è gustato.
A tutti altri sapori esto è di sopra".

Purgatorio, XXVIII, 88-133.

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