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Madonna col Bambino in trono e i santi Francesco, Giovanni Battista, Zanobi e Lucia

Domenico Veneziano (Venezia, inizio XV secolo – Firenze 1461)

Data
1445 c.
Collezione
Pittura
Collocazione
Attualmente in restauro
Tecnica
Tempera su tavola
Dimensioni
209 x 213 cm
Inventario
1890 n. 884
Iscrizioni
OPUS DOMINICI DE VENETIIS HO[C] MATER DEI MISERERE MEI DATUM EST

Al centro di un portico, davanti ad architettura marmorea oltre la quale svettano fronde di aranci, siede la Vergine col Bambino, circondata da quattro santi fra i quali figurano i patroni di Firenze Giovanni Battista e il vescovo Zanobi. Le figure, disposte con agio e naturalezza, compongono una “Sacra conversazione”, una reinterpretazione del tradizionale tema dalla Madonna col Bambino e santi raffigurato nei polittici gotici, che si afferma nel XV secolo con la diffusione di pale d’altare di formato quadrato o rettangolare.

Proveniente dall’altare maggiore della chiesa di Santa Lucia de’ Magnoli a Firenze, la tavola si presenta oggi priva della cornice e della predella, (oggi divisa fra la National Gallery di Washington, il Fitzwilliam Museum di Cambridge e la Gemäldegalerie dei Musei statali di Berlino), dipinta con Annunciazione e quattro scene della vita dei santi.

L’opera è firmata in basso, nel gradino della pedana su cui sta la Vergine, da Domenico Veneziano, uno dei maggiori interpreti e innovatori del Rinascimento fiorentino, nonostante che nei documenti il maestro sia sempre detto originario di Venezia. Il maestro dimostra di padroneggiare l’uso della prospettiva lineare con punto di fuga centrale ideata da Filippo Brunelleschi; la luce nitida e tersa, proveniente da destra, esalta la gamma cromatica dai prevalenti toni chiari e tornisce i volumi dei corpi, che proiettano a terra le ombre correttamente orientate. Al candore degli incarnati e alla bellezza idealizzata delle figure della Vergine col Bambino e di santa Lucia - quest’ultima ritratta nell’atto di portare il piatto con gli occhi cavatile durante il martirio - si contrappongono le carnagioni ambrate e i volti segnati dai patimenti e dal tempo dei tre santi, rispettando i modelli iconografici e i canoni estetici in voga nel Quattrocento. Nell’ambientazione sono presenti alcuni elementi ancora legati alla tradizione gotica, come gli archi a sesto acuto del porticato.

Testo di
Daniela Parenti
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