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Vaso da fiori

Manifattura di Sèvres

Data
1757
Collocazione
Museo delle porcellane
Tecnica
Porcellana dipinta in policromia e dorata
Dimensioni
h 22,3 cm; largh. 29 cm
Inventario
Argenti con estimo 1911 n. 901
Iscrizioni

Marca

“L” incrociate o monogramma reale con lettera dataria “E” in blu sotto vernice, riconducibile all’anno 1757

Iscrizione

Iniziali del pittore André-Vincent Vieillard

L’esemplare è costituito da due parti: un vaso porta fiori e una vasca con la funzione di piede per il vaso stesso. Quest’ultimo è caratterizzato da una campitura blu scura definita “lapis”, che riveste la superficie esterna esaltando il candore della porcellana visibile sia all’interno che sulla vasca, il cui decoro è arricchito da filettature in oro che incorniciano, immersi nella vegetazione, elementi alludenti alla pesca, evidente richiamano alla scena principale inscritta in una cartouches sul corpo del vaso. Si tratta di una riproposta, seppur con varianti, de La pêche dipinta da François Boucher e nota in fabbrica attraverso un’incisione di Jean-Baptiste Le Prince. La Manifattura di Vincennes prima e quella di Sèvres in seguito, hanno dimostrato particolare attenzione alle composizioni del pittore francese Boucher, come rivelato anche da alcune statuette in biscuit impiegate per la decorazione di tavole da dessert, di cui si hanno esempi nel Museo delle porcellane (inv. A.c.e. 1911, nn. 1404, 1406, 1412-1415, 1651-1652).

Questo modello di vaso è descritto negli inventari della Manifattura di Sèvres come: “Vase Hollandais”, per la similitudine con i vasi da fiori in maiolica eseguiti in Olanda. Fin dal 1754 fu realizzato in due grandezze, a cui nel 1758 se ne aggiunse una terza. Le diverse dimensioni suggeriscono un impiego di questa tipologia di vaso come “guarnitura di camini”, con l’esemplare più grande al centro e a scalare gli altri disposti ai lati. Ciò è confermato anche dalla scelta del motivo decorativo sviluppato sulla superficie del vaso. Definito “bleu lapis caillouté” esso fu eseguito presso la manifattura dopo il 1755, ma già dal 1758 venne impiegato sul vasellame destinato alle mensole dei camini. Trae la denominazione caillouté (ciottolato), per l’effetto visivo della decorazione in oro che richiama la forma di sassolini, similitudine probabilmente suggerita dall’attenzione scientifica di quel periodo verso la mineralogia, si pensi al trattato L’Histoire naturelle di Dezallier d’Angerville stampato nel 1755.

Possiamo ipotizzare che il nostro vaso sia appartenuto ad una serie di tre esemplari che il mercante parigino Simon-Philippe Poirier comprò dalla Manifattura di Sèvres nel dicembre 1758, per la duchessa di Parma Louise Elisabeth, figlia di Luigi XV. È pertanto possibile ritenere che la “guarnitura da camino” sia giunta a Firenze nel 1868, insieme ad altri beni provenienti dalle residenze dei duchi Borbone-Parma. Tuttavia, questo set non risulta descritto negli inventari conservati nell'Archivio di Stato di Parma e non è stata rintracciata neanche la fattura del suo acquisto. Sappiamo però che da Firenze fu trasferito a Roma per farvi ritorno il 25 agosto 1893, insieme ad altri beni inviati nell’Urbe in epoca post unitaria. Gli altri due vasi che lo componevano sono con molta probabilità da identificare in quelli conservati nella collezione Bearsted.

Testo di
Rita Balleri
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