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Testa di uomo anziano

Camillo Boccaccino (Cremona 1505 - 1546)

Data
1530-1540 c.
Collezione
Pittura
Collocazione
Depositi
Tecnica
Tempera su carta applicata su tavola
Dimensioni
57 x 40 cm
Inventario
1890 n. 7103

Questo dipinto di piccole dimensioni è uno studio ritrattistico della testa di un uomo anziano, raffigurato secondo i canoni iconografici propri dei santi o dei filosofi. La testa calva e la folta e lunga barba bianca sono, infatti, caratteristiche tipiche di questi personaggi, così come le spalle incurvate e lo sguardo rivolto verso il basso: tratti che connotano un atteggiamento di meditazione, pentimento, riflessione spirituale o intellettuale. La resa naturalistica del personaggio è tale per cui quasi si avvertono vere e proprie sensazioni tattili: sembra di percepire la levigatezza del capo glabro, la lieve increspatura del sottile reticolato delle rughe sulla fronte e attorno agli occhi, la morbidezza della barba che pare avere la consistenza materica della bambagia, la ruvidezza del tessuto grezzo dell'abito di modesto valore che egli indossa.

Particolarmente significativo è inoltre l'uso del colore e della luce: la figura emerge dallo sfondo nero grazie ad un sapiente contrasto chiaroscurale, creato con una luminosità sottile, quasi tremula, che conferisce a tutto il quadro una sorta d'instabilità atmosferica molto suggestiva.

Citato nell'inventario degli Uffizi del 1890 con l'attribuzione al Pordenone, è stato poi accostato all’ambito artistico di Jacopo Bassano ed infine attribuito al pittore cremonese Camillo Boccaccino (1501-1546). L'ipotesi pare confermata dalle affinità stilistiche della tavola degli Uffizi con altre due opere eseguite dal Boccaccino a cavallo tra primo e secondo quarto del Cinquecento: l'Eterno benedicente del Museo Civico di Cremona e l'Isaia, tela originariamente utilizzata come anta dell'organo della chiesa piacentina di San Maria di Campagna e adesso esposta nella Pinacoteca di Palazzo Farnese a Piacenza.

Figlio del pittore emiliano Boccaccio, Camillo Boccaccino mosse il suoi primi passi artistici seguendo l’esempio di maestri come Raffaello, Correggio ed il Pordenone, per poi accogliere le nuove raffinate sperimentazioni manieriste di Parmigianino e di Giulio Romano, senza dimenticare le preziosità del colorismo veneto di Tiziano, da lui appreso in un giovanile soggiorno nella Laguna. La morte prematura ha purtroppo impedito a Camillo di dar pieno sviluppo alla sua originale creatività, che lo avrebbe portato probabilmente ad una fama ben più rilevante di quella di cui gode tuttora.

 

Fabbriche di Storie

  

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