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San Benedetto fanciullo risana il vaglio infranto

Niccolò di Pietro (Venezia, documentato dal 1394 al 1427)

Data
108 x 62 cm
Collezione
Pittura
Collocazione
A7. Lorenzo Monaco - Gentile da Fabriano
Tecnica
Tempera su tavola
Dimensioni
1415-1420 circa
Inventario
1890 n.9405

Il dipinto illustra un episodio dell’infanzia di san Benedetto, in cui la santità del fondatore del monachesimo occidentale si rivela fino dalla tenera età. Il bambino è raffigurato in atto di benedire il setaccio in terracotta che la nutrice aveva avuto in prestito per mondare il grano e che si era accidentalmente rotto cadendo a terra. Dopo le preghiere di san Benedetto, il vaglio tornò ad essere miracolosamente integro. La scena si svolge entro un palazzo che ha i caratteri dell’architettura tardogotica dell’Italia settentrionale, con logge e balconi, intagli di marmo, archi trilobati, soffitti lignei a cassettoni negli interni. La scena è la prima di una serie di quattro episodi della vita di Benedetto da Norcia, ispirati dalla Vita Sancti Benedicti scritta da Gregorio Magno, divisi fra la Galleria degli Uffizi e il Museo Poldi Pezzoli a Milano. Facevano parte probabilmente di una pala d’altare dedicata al santo di cui si ignora la destinazione, plausibilmente un insediamento dell’ordine benedettino.

I dipinti, sulla cui attribuzione ancora oggi gli studi non sono concordi, sembrano essere riconducibili al pennello di Niccolò di Pietro, uno dei maggiori pittori attivi a Venezia e nell’Italia nord-occidentale nel periodo di affermazione del gotico internazionale. Per le storie di San Benedetto, dove emerge la felice capacità narrativa e descrittiva di Niccolò, è stata avanzata l’ipotesi che all’ideazione abbia partecipato Gentile da Fabriano, col quale Niccolò di Pietro era sicuramente in contatto nel 1408.

Le tre tavole oggi agli Uffizi nel XIX secolo erano nel palazzo Portalupi a Verona; passati nella collezione di Henry White Cannon a Fiesole, furono acquistati dalle Gallerie fiorentine nel 1937.

Le altre storie di San Bendetto di Niccolò di Pietro agli Uffizi

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Testo di
Daniela Parenti
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