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Il sonno di San Giovannino

Carlo Dolci (Firenze 1616 - 1687)

Data
1675 c.
Collocazione
Sala di Saturno
Tecnica
Olio su tela
Dimensioni
45 x 58,3 cm
Inventario
1912 n. 154

Lo splendido ovale, di alta qualità pittorica, fu eseguito per Vittoria della Rovere, moglie di Ferdinando II de’Medici. Massima estimatrice del pittore, tanto da arrivare a possedere più di trenta sue opere, la granduchessa continuò ad acquisirne anche dopo la sua morte. Filippo Baldinucci rammenta che il dipinto era stato eseguito per la villa del Poggio Imperiale, dimora preferita della sovrana, e collocato nella “sala dei quadri con le finestre sul giardino segreto”, ovvero in un ambiente dove risulta fossero allestiti una cinquantina di quadri dei maggiori maestri di primo Cinquecento, e di pittori fiorentini contemporanei di Dolci. Il tema iconografico del bambino nudo adagiato sulla coperta di velluto rosso in primo piano trae ispirazione dai modelli statuari antichi di Eros dormiente e di Ermafrodito, tema qui declinato nel contesto religioso. Santa Elisabetta, ritratta dietro al figlioletto, volge lo sguardo al cielo mentre Zaccaria è immerso nella lettura di un libro sacro: i loro atteggiamenti alludono alla vicenda storica del Battista e alla sua drammatica fine, presagite fin dal momento della sua nascita. Il velluto rosso sangue evoca così la decapitazione di Giovanni, la croce di giunco col filatterio e l’iscrizione “ecce agnus dei” simboleggiano il suo ruolo di precursore di Cristo. Il soggetto è stato anche messo in connessione con la tardiva maternità di Vittoria, che nel 1660 aveva dato alla luce Francesco Maria, futuro cardinale e appassionato collezionista d’arte.

Restaurato dall’Opificio delle Pietre Dure nel 2015, il dipinto ha riconquistato tutta la gamma di sottigliezze cromatiche ed esecutive tipiche della tecnica di Dolci al suo livello più alto, e ben descritte dalle fonti. Il fascio di luce bianca investe la scena da sinistra e, diffondendosi lentamente sulle superfici, indaga ogni variazione di carnato - la pelle livida e sottile di Elisabetta a contrasto con le carni sode e rosate del bambino- sottolinea la consistenza tattile delle stoffe, dal velluto della coltre ai fili d’oro delle bordure, accompagna e rivela la commozione contenuta e dolce dei protagonisti.

Testo di
Anna Bisceglia
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