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Psiche abbandonata

Pietro Tenerani (Torano, Carrara 1789 – Roma 1869)

Data
1819 c.
Collocazione
Sala 1
Tecnica
Marmo
Dimensioni
120 x 48 x 63 cm
Inventario
Giorn. 2472
Iscrizioni

Sul retro a sinistra: “P. Tenerani”

Restauri
2014

Il tema è tratto dalla favola mitologica dello scrittore latino Apuleio (II sec. d. C.) e narra la storia di Amore e Psiche. Il figlio di Venere, innamorato della bellissima fanciulla Psiche, nonostante l’avversione della madre, decise di rapirla e condurla nel suo palazzo. Amore ogni notte le faceva visita, a patto che ogni incontro si svolgesse al buio. Ma Psiche, curiosa di vedere l’aspetto del giovane amante, approfittando del suo sonno, ne illuminò il viso. Amore si svegliò e, infuriato per il tradimento, abbandonò la fanciulla.

Trasposizione in marmo dell’originale in gesso del 1817, oggi conservato al Museo di Palazzo Braschi a Roma, Psiche abbandonata è una delle sculture più celebri del Neoclassicismo in Italia. Acquistata da Carlotta Medici Lenzoni ed esposta nel palazzo di famiglia nel quartiere fiorentino di Santa Croce, fu ammirata da artisti e letterati della cerchia romantica, primo fra tutti il celebre poeta Giacomo Leopardi. Fu replicata molte volte per committenti italiani e stranieri, apprezzata non solo per il colto riferimento alla classicità, ma anche per la mirabile trattazione del marmo che riproduce la morbidezza dell’epidermide e la sorprendente trasparenza delle ali, trattate come fossero cera.

Fu proprio con la realizzazione della Psiche, esposta in Campidoglio nel 1819, che Pietro Tenerani conseguì il primo successo di pubblico, superando l’austerità neoclassica con un linguaggio attento alla resa di verità naturali e sentimentali. Dopo un primo apprendistato presso l’Accademia di Carrara, nel 1814 a Roma era entrato in contatto con lo scultore danese Berthel Thorvaldsen, di cui divenne aiutante nell’atelier di Piazza Barberini.

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