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Eterno Idioma

Giulio Bargellini (Firenze 1875 - Roma 1936)

Data
1899 c.
Collocazione
Depositi
Tecnica
Olio su tela
Dimensioni
90 x 138 cm
Inventario
Giornale 5852

Eterno Idioma appartiene a una serie di dipinti, per lo più databili tra il 1895 e il 1899, con i quali Bargellini sperimenta il genere assai in voga degli Idilli, ovvero vedute idealizzate e scene di quieta serenità, nel suo caso in una declinazione neopompeiana che richiama lo stile del pittore olandese poi naturalizzato britannico, sir Lawrence Alma-Tadema. Al di là di questo riferimento evidente e accertato, il panorama di rimandi presente in questi dipinti risulta tuttavia composito. La serie degli Idilli prende infatti avvio dalla metà degli anni Novanta nell’orbita della Galleria Hautmann di Firenze, divulgatrice dell’astro nascente di Gustav Klimt e della Secessione austriaca. E un Idillio segna anche l’esordio dell’artista presso la Festa dell’Arte e dei Fiori, l’esposizione fiorentina che nel 1896 raccoglie le ricerche artistiche internazionali di area simbolista e preraffaellita con la presenza, tra gli altri, dello stesso Alma-Tadema, di Burne Jones, di Khnopff o del precursore William Blake. Suggestioni che sul versante italiano si arricchiranno a seguito del trasferimento di Bargellini a Roma nel 1896, con la frequentazione di Cesare Maccari e di Francesco Paolo Michetti. Eterno Idioma testimonia infatti la personale riformulazione del genere storico-antico a cui l’artista giunge attraverso queste esperienze, e che lo vede sommare alle due componenti di base, l’adesione al dato archeologico e la trasposizione dello stesso in chiave immaginifica, elementi allegorici e idealizzanti che attingono al versante simbolista. A guidarlo è certo la conoscenza precoce di Klimt, ma forse anche il potere evocativo dei versi di Giovanni Pascoli che sulla rivista “Convito” rivisita i miti classici con la sensibilità dell’uomo moderno. L’atmosfera di Eterno Idioma è infatti rarefatta, grazie alla dominante cromatica del bianco che sfoca tutto in un’atmosfera metafisica e di sogno. Protagonista assoluto della scena è lo stesso artista che si raffigura due volte, la prima, sulla destra, mentre tiene la mano della sua musa ispiratrice; la seconda, a sinistra, mentre canta dei versi accompagnato da una fanciulla che suona un organo. Come in tutta la serie degli Idilli la scena amorosa allude dunque alla simbiosi tra l’artista e l’ispirazione creativa che presiede non solo alla pittura, ma anche al canto e alla poesia.

Secondo una prassi consueta Bargellini assomma nella scena un variegato repertorio di citazioni dall’antico, tra architetture classiche, rilievi assiri, epigrafi greche e costumi romani. Ma non mancano neppure alcuni elementi direttamente desunti dai dipinti di Alma-Tadema, dei quali l’artista conservava peraltro numerose riproduzioni a stampa, come l’iscrizione in basso al centro ΑΤΘΙS (probabile riferimento all’allieva di Saffo Attis) e la lampada in alabastro (forse ispirata a un ritrovamento negli scavi di Pompei).

Eterno Idioma, già conosciuto attraverso alcune fotografie Alinari, è stato acquistato per le collezioni della Galleria d’Arte Moderna nel 2006.

Testo di
Chiara Toti
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