Ara in onore di Rhodon, schiavo di Domizia Augusta
Arte romana
L’ara è caratterizzata da una ricchissima decorazione a bassorilievo, con festoni che scandiscono lo spazio sui lati brevi, ancorati rispettivamente a protomi di ariete e a teste di Giove Ammone, che favoriscono il passaggio verso la faccia principale del monumento, dove il festone sovrasta un ippocampo. Al di sopra una splendida testa di Gorgone sembra sostenere la tabella iscritta, con la dedica in onore del giovane defunto, Rhodon, schiavo di Domizia Augusta, ricordato dal fratello Rhodinus (CIL VI 8434).
Nel testo, elegantemente inciso ed impreziosito da alcune – i – montanti, cioè di dimensioni superiori rispetto alle altre lettere, è messa in evidenza la posizione rivestita, probabilmente nell’amministrazione delle finanze personali di Domiziano, da Rhodon, incaricato della supervisione delle eredità, dei lasciti e dei peculia, la somma pagata dagli schiavi per riscattarsi. I compiti svolti dal giovane defunto sono infatti giustificabili per la loro specializzazione soltanto in relazione al patrimonio del principe, che era incrementato da eredità, lasciti e peculia in modo così significativo da aver bisogno di uffici appositi per gestirlo, uffici per cui Rhodon svolgeva presumibilmente un compito di valutazione iniziale. L’incarico di fiducia rivestito dal giovane schiavo, testimoniato anche dalla ricchezza del suo monumento funebre, dimostra ancora una volta l’importante ruolo svolto dal personale appartenente alla sposa del principe all’interno dell’amministrazione imperiale.
È ignoto il preciso luogo di ritrovamento dell’ara, sicuramente di produzione urbana, che è attestata per la prima volta nella chiesa romana dei Santi Quirico e Giuditta, dalla quale passò nella collezione Gaddi per poi arrivare agli Uffizi soltanto nel 1824.
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