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Presentazione al tempio e Adorazione del Bambino (recto) e arcangelo Gabriele e Annunciata (verso)

Baccio della Porta detto Fra Bartolomeo (Firenze 1473- 1517)

Data
1497c.
Collezione
Pittura
Collocazione
A38. Raffaello e Michelangelo
Tecnica
Olio su tavola
Dimensioni
20,3 x 8,9; 18,3 x 9,4 cm
Inventario
1890 n. 1477

Le due tavolette sono dipinte su entrambi i lati ed erano in origine parte di un piccolo tabernacolo con scene dell’infanzia di Gesù. Ad ante chiuse, rimaneva visibile la scena monocroma dell’Annunciazione, ambientata in una stanza semplice e disadorna, dominata però da un alto portale in pietra serena di là dal quale s’intravede un secondo angelo, giunto ad affiancare Gabriele nel compito di annunciare a Maria la sua prossima maternità. Su questo lato si possono osservare anche le decurtazioni in corrispondenza del portale dal lato dell’angelo, ai piedi dell’inginocchiatoio di Maria e soprattutto in alto, poiché sulla cornice del portale appaiono le gambe di due puttini che reggono un tondo. Le valve aperte mostravano invece a sinistra, dietro l’Arcangelo Gabriele, l’Adorazione del Bambino, adattata in un quieto paesaggio di rocce e alberelli che costeggiano un fiume e digradano piano verso il fondo di monti azzurrini. A destra, dietro la Vergine Annunciata, la narrazione prosegue con l’episodio della Presentazione al tempio, cioè il momento in cui Maria e Giuseppe portano Gesù al sacerdote Simeone e quest’ultimo lo riconosce come il Messia, figlio di Dio. Secondo Giorgio Vasari al centro dei due pannelli si trovava una tavoletta marmorea con una Madonna col Bambino scolpita da Donatello, oggi identificata nella cosiddetta Madonna Dudley, conservata al Victoria and Albert Museum a Londra (Inv. A.84-1927). L’insieme così composto era di proprietà di Piero del Pugliese, un ricco mercante e uomo pubblico fiorentino appassionato collezionista d’arte. Fu probabilmente lo stesso del Pugliese a commissionare a Fra Bartolomeo i due scomparti, per ornare e proteggere il rilievo di Donatello. A quest’ultimo Fra Bartolomeo si era certamente ispirato per trovare la dolcezza infinita e composta dei volti, il ritmo fluido dei panneggi, l’atmosfera spirituale ma al tempo stesso anche umanissima che spira nella sua pittura. L’uso del monocromo nel mentre anticipa, fingendo la scultura, il vero rilievo sottostante, ricalca per altro verso una consuetudine tipica dei trittici fiamminghi (un esempio è il Trittico Portinari di Hugo Van der Goes (Inv. 1890 nn. 3191, 3192, 3193). Nonostante le piccole dimensioni, le pitture risultano imponenti perché il modo di sentire lo spazio e le forme non è più quattrocentesco, ma possiede già la grandiosità e il respiro della maniera moderna.

Bibliografia

F. Caglioti, A. De Marchi, schede in Il Giardino di San Marco, Firenze 1992, pp. 72-78, n. 14 e pp. 78- 82, n. 15; E. Fahy, scheda in Fra Bartolomeo. L’età di Savonarola, Firenze 1996, pp. 66-69, n. 10.

Testo di
Anna Bisceglia
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