'Profeta', ‘luce ardente’, ‘amico dello sposo’, ‘araldo del giudizio’, ‘Precursore’: questi i titoli con cui il racconto evangelico qualifica di volta in volta la figura di Giovanni detto il Battista. È il santo al quale, più di ogni altro, l’arte occidentale ha riservato attenzione e spazio, sviluppando di secolo in secolo, secondo le necessità liturgiche, i passaggi della sua vicenda biografica. Nel percorso che segue si propone un viaggio nelle collezioni delle Gallerie degli Uffizi con l’obiettivo di fornire al visitatore un viatico per comprendere l’enorme fortuna visuale che il Precursore raccoglie dal Medio Evo fino al Novecento. Uomo dalla personalità prorompente, carismatica e al tempo stesso ruvida e intransigente, Giovanni Battista costituiva l’anello di congiunzione tra il Vecchio e il Nuovo Testamento, fra l’antica tradizione ebraica e il messaggio rivoluzionario di Gesù, in un momento storico in cui le terre medio orientali erano pervase da sommovimenti, inquietudini sociali, dall’attesa fervente di quel rinnovamento dei costumi e delle coscienze cui alludevano gli antichi profeti.
Il cristianesimo assegna al Battista una posizione di comprimario, accanto a Cristo e alla Madre, sulla scorta di puntuali testimonianze evangeliche relative alla sua nascita da stirpe sacerdotale, alla vita caratterizzata prima dall’eremitaggio e poi dalla predicazione, e infine alla morte avvenuta per decapitazione su ordine di Erode Antipa. È una narrazione calibrata, su cui domina il momento del Battesimo, rito di origini antichissime e dal valore purificatorio e simbolico. È il ministero più importante impartito da Giovanni, che per questo viene detto “il Battista cioè il Battezzatore”, e trova codificazione in un canone iconografico che rimane sostanzialmente inalterato nei secoli, perché incentrato sul gesto dell’infusione dell’acqua, il momento fatidico che segna il vero passaggio di testimone tra i due protagonisti. Saranno invece le fonti agiografiche successive, fin dai primi secoli cristiani e via via dall’alto medioevo in poi, a corredare la biografia giovannea di nuovi episodi, riempiendo gli spazi lasciati vuoti dagli evangelisti con narrazioni di fantasia, come l’infanzia precocemente toccata dalla consapevolezza della propria missione, la ricerca della solitudine e l’incontro con il soprannaturale, oppure sviluppando oltre i limiti del dettato evangelico il rapporto con Gesù. Su questa ricca messe di episodi, ma anche per effetto della straordinaria diffusione di reliquie ritenute autentiche, fonda lo sviluppo di un’iconografia che si adatta progressivamente ai contesti architettonici e decorativi delle chiese, nonché alle esigenze di culto e alle interpretazioni dottrinali. Ne nasce una ininterrotta catena di effigi, talvolta più simboliche- come nel caso delle Deesis ortodosse e bizantine, del San Giovanni Battista Angelo, o negli impressionanti ‘piatti’ con la testa del Battista (Joahannessschussel) – in altri casi più costruite a fini didattici, come nell’episodio della ‘Predica alle folle’.