Gli angeli sono fra i soggetti più frequentemente rappresentati dalle arti di ogni tempo, e proprio per questo i più familiari nell’immaginario collettivo. Essi accompagnano la nostra vita sin dall’infanzia, popolando il mondo delle favole e dei detti tradizionali, ma la loro traiettoria ha costantemente incrociato la letteratura, la musica e, in epoca contemporanea la cinematografia: chi non ricorda Clarence, l’angelo che proprio alla vigilia di Natale salva dal suicidio il protagonista di La vita è meravigliosa (It’s a wonderful life) di Frank Capra? La loro potenza visiva è tale che persino i manga giapponesi se ne sono appropriati, creando curiosi personaggi di fantasia a metà tra la tradizione cristiana e il mondo degli extraterrestri.
Per spiegare l’interesse a tutt’oggi vivace intorno a queste creature, tanto affascinanti quanto misteriose, occorre andare molto indietro nel tempo. Il culto degli angeli ha infatti origini antichissime, e affonda le radici nelle culture medio-orientali, da quella babilonese a quella egiziana che iniziarono a parlare di angeli diversi secoli prima di confluire nel pensiero ebraico. Nell’Antico Testamento, essi erano identificati con la parola mal’ak cioè messaggero, un termine in seguito utilizzato anche nel Corano, il testo sacro rivelato a Maometto proprio dall’arcangelo Gabriele, inviato da Dio. Tradotta nel greco anghelos, che connota Hermes, il messaggero degli dei, la parola transita nel cristianesimo e fonda l’uso che ancora oggi ne facciamo in quasi ogni lingua.
E proprio in quanto messaggeri di Dio gli angeli popolano l’Antico Testamento, appaiono nel libro del Genesi a sancire la cacciata di Adamo ed Eva dal Giardino dell’Eden, corrono a fermare Abramo un attimo prima di vibrare il colpo mortale su suo figlio Isacco, o rivestono il ruolo di spirito guida: è il caso del giovane Tobiolo, scortato amorevolmente dall’angelo Raffaele nel lungo viaggio intrapreso per recuperare i crediti del vecchio padre. Anche nei Vangeli il compito di queste creature eteree, né umane né divine, è quello di connettere terra e cielo, accompagnando la vita di Gesù e della sua famiglia. Un angelo annuncia a Maria la sua gravidanza, un’accolta di angeli intona inni di lode nella notte di Natale e all’arrivo dei Magi e, più tardi, gli stessi accudiscono Gesù dopo le tentazioni subite nel corso del suo eremitaggio nel deserto della Giudea, attendono Maria di Magdala sul sepolcro ormai vuoto per annunciare la Resurrezione, circondano la Vergine nel suo passaggio verso il cielo. Sono gli angeli, infine, i ministri del giorno del Giudizio, descritto nell’Apocalisse di San Giovanni. Da questa miriade di occorrenze nascono le riflessioni dei primi teologi cristiani sulla natura e il compito delle creature angeliche e la codificazione degli ordini che lo Pseudo-Dionigi Aeropagita riunì in nove gerarchie, dai serafini e i cherubini, i più vicini a Dio e letteralmente infiammati del suo amore, fino agli arcangeli e gli angeli, custodi del tempo e responsabili del destino dell’uomo. Ma al di là della voce dei padri della Chiesa l’affezione nutrita dalle tradizioni popolari per alcuni angeli come Michele, il guerriero che sconfigge il demonio, determina presto l’esigenza di raffigurare le loro fattezze e di renderli riconoscibili attraverso il loro elemento più distintivo ed evocato dalle scritture: le ali piumate. Un attributo che aveva connotato anche tante divinità pagane, ma che si prestava bene a spiegare ai fedeli l’essenza di queste creature intermedie, puri spiriti provenienti dal cielo ma al tempo stesso profondamente partecipi del destino dell’uomo sulla terra. A questo specifico attributo, il cui colore varia per distinguere l’appartenenza alla schiera dei serafini, dalle ali rosse, o dei cherubini, dalle ali blu, si sommano dettagli di abbigliamento come le lunghe vesti preziose, i dettagli del volto delicatissimi e quasi femminei, e gli strumenti musicali relativi al loro ruolo di cantori del divino. Il percorso che si apre in questa Ipervisione invita il visitatore a guardare opere celeberrime, o anche meno note, da questo speciale punto di vista. In ognuna di esse potrà scoprire le varianti e le scelte iconografiche nella rappresentazione degli angeli, a partire da quelli che affiancano il trono di Maria nella grandiosa Maestà di Giotto, passando dal delicatissimo e biondo giovane che si avvicina quasi spaurito a Maria nell’Annunciazione di Simone Martini, per approdare, dopo i paradisi incantati del Beato Angelico, alle interpretazioni dei manieristi, da Rosso a Parmigianino, e dei maggiori pittori del Seicento fiorentino. Ogni opera rivela l’universo simbolico cui l’artista ha di volta in volta attinto per dare corpo a questi incantevoli messaggeri. Un viaggio nell’arte italiana ed europea che lega le epoche e ci invita a ritornare al senso più profondo del nostro essere umani.