Giapponismo. Suggestioni dall'Estremo Oriente dai Macchiaioli agli anni Trenta
La popolarità e l'influenza dell'arte e del design giapponese tra gli artisti dell'Europa occidentale nel XIX secolo
Quest’anno Firenze celebra l’arte e la cultura giapponese a Palazzo Pitti, che nel 1585 ospitò i primi ambasciatori giapponesi a raggiungere l’Italia. Le lussuose sale e gli ambienti più prestigiosi del Palazzo saranno coinvolti in questa grandiosa manifestazione, dedicata alle arti e alla cultura dell’arcipelago del lontano oriente, intitolata “Giappone. Terra d’incanti”. La Galleria d’Arte Moderna ospita la mostra “Giapponismo. Suggestioni dall'Estremo Oriente dai Macchiaioli agli anni Trenta”.
Si tratta della prima mostra organizzata in Italia dedicata al giapponismo, fenomeno artistico che è stato studiato in modo approfondito anche in altri paesi, tra cui Francia, Inghilterra e Stati Uniti. Il giapponismo, dove le arti occidentali riprendono motivi ispirati all'arte giapponese, ha avuto una profonda influenza anche sull'arte italiana tra la metà dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento. Questo fu inevitabile, considerando che il Giappone in tutte le sue sfaccettature è stato "scoperto" dagli occidentali solo nel XIX secolo. L’arcipelago dell’Estremo Oriente è stato isolato dal resto del mondo per oltre due secoli, aprendosi solo intorno al 1860. Dopo, la passione degli occidentali per l’arte e la cultura giapponese si diffuse in modo capillare, diventando, in alcuni casi, una vera e propria mania.
Non solo gli abiti e i manufatti giapponesi cominciarono a dominare la moda dell’epoca (si pensi, ad esempio, ai ventagli, ai kimono e ai paraventi), ma ancora più importante è il fatto che gli artisti trovarono nell’arte giapponese - e soprattutto nelle xilografie policrome degli artisti come Utamaro, Hokusai and Hiroshige - una fonte di ispirazione stilistica e tematica. Questo apporto è stato sfruttato dai leader delle avanguardie europee inclusi Whistler, Manet, Degas, Van Gogh, Gauguin e Monet.
L’influenza giapponese si estese anche ad artisti italiani che divennero popolari all’estero come De Nittis, e anche a figure che all'epoca stavano sperimentando nuove frontiere pittoriche in Italia, come i macchiaioli toscani, con Fattori, Signorini e D’Ancona. Il giapponismo compare in opere di artisti di ogni regione dell'Italia appena unificata, estendendo la sua influenza stilistica fino ai primi decenni del Novecento. Opere di tutti questi artisti sono presenti nella mostra, assieme ad un gran numero di manufatti giapponesi, soprattutto le stampe Ukiyo-e.