L’affresco staccato di Andrea del Castagno con il ritratto di Dante rientra nella sua Toscana. L’opera, sottoposta ad un recentissimo restauro dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, valica l’Appennino da Forlì verso Firenze in un itinerario che Dante avrebbe voluto compiere realmente nell’arco del suo esilio e anima la mostra “Dante e Andrea del Castagno tornano a San Godenzo” (27 luglio – 23 agosto 2021) promossa e organizzata dal Comune di San Godenzo, inserita nel programma espositivo ‘Terre degli Uffizi’.
La celebre effigie dell’Alighieri passa nel territorio di San Godenzo, dove l’8 giugno 1302 Dante e altri esuli fiorentini si riunirono in assemblea, nonché terra natale del pittore Andrea del Castagno. Per naturale collegamento tra i due geni, la frazione di Il Castagno d’Andrea, così chiamata in onore dell’artista, accoglie il ritratto.
Dante, sulla cui testa pendeva una condanna a morte, non tornò mai più a Firenze: l’assemblea nell’abbazia di San Gaudenzo fu l’ultimo momento in terra toscana in cui accarezzò fugacemente, per poi abbandonarla, l’idea di rientrare nella sua città natale.
L’affresco di Andrea del Castagno, tra i più rappresentativi del poeta, era originariamente parte di un ciclo pittorico dedicato a uomini e donne illustri del passato che ornava la Villa Carducci di Legnaia a Firenze, appartenuta a Filippo Carducci, gonfaloniere di giustizia della Repubblica fiorentina. Il tema, ricorrente nella decorazione dei palazzi pubblici e di residenze patrizie fra XIV e XV secolo, celebrava l’ingegno e la virtù di uomini e donne famosi, eletti ad esempio per i posteri.