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I barattieri: Ciampolo

VIII cerchio (Malebolge), V bolgia. I barattieri, coloro che hanno abusato in vita di cariche pubbliche per arricchirsi (reato di cui fu ingiustamente accusato anche il Dante storico), sono immersi nella pece bollente e molestati da diavoli neri (Malebranche) che strappano con gli uncini le carni dei dannati

"I’ fui del regno di Navarra nato.
Mia madre a servo d’un segnor mi puose,
che m’avea generato d’un ribaldo,
distruggitor di sé e di sue cose.
Poi fui famiglia del buon re Tebaldo;
quivi mi misi a far baratteria,
di ch’io rendo ragione in questo caldo.

[...]

I’ mi partii,
poco è, da un che fu di là vicino.
Così foss’io ancor con lui coperto,
ch’i’ non temerei unghia né uncino!.

[...]

Fu frate Gomita,
quel di Gallura, vasel d’ogne froda,
ch’ebbe i nemici di suo donno in mano,
e fé sì lor, che ciascun se ne loda.
Danar si tolse e lasciolli di piano,
sì com’e’ dice; e ne li altri offici anche
barattier fu non picciol, ma sovrano.
Usa con esso donno Michel Zanche
di Logodoro; e a dir di Sardigna
le lingue lor non si sentono stanche.
Omè, vedete l’altro che digrigna;
i’ direi anche, ma i’ temo ch’ello
non s’apparecchi a grattarmi la tigna.

[...]

Toschi o Lombardi, io ne farò venire;
ma stieno i Malebranche un poco in cesso,
sì ch’ei non teman de le lor vendette;
e io, seggendo in questo loco stesso,
per un ch’io son, ne farò venir sette
quand’io suffolerò, com’è nostro uso
di fare allor che fori alcun si mette.

[...]

Malizioso son io troppo,
quand’io procuro a’ mia maggior trestizia".

Inferno, XXII, 48-54; 66-69; 81-93; 99-105; 110-111.

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