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Il corteo mistico e l'apparizione di Beatrice

Alla fine del Paradiso Terrestre, Dante incontra Beatrice, circondata da schiere di angeli e nubi di fiori. È assisa su un carro trionfale (la Chiesa) trainato da un grifone (Cristo) al centro di un corteo mistico, dove le diverse figure assumono una precisa valenza allegorica (fra cui i 24 libri dell'Antico Testamento, i 4 Vangeli, le 7 virtù teologali e cardinali e così via). Come una madre con un figlio, Beatrice redarguisce duramente Dante. Lo rimprovera di essersi abbandonato alle cose del mondo, ricercando, dopo la morte di lei, la sua figura in altre donne, quando invece il suo esempio, una volta trapassata, avrebbe dovuto spingerlo piuttosto ad elevarsi maggiormente verso le gioie dello spirito.

"Se tacessi o se negassi
ciò che confessi, non fora men nota
la colpa tua: da tal giudice sassi!
Ma quando scoppia de la propria gota
l’accusa del peccato, in nostra corte
rivolge sé contra ’l taglio la rota.
Tuttavia, perché mo vergogna porte
del tuo errore, e perché altra volta,
udendo le serene, sie più forte,
pon giù il seme del piangere e ascolta:
sì udirai come in contraria parte
mover dovieti mia carne sepolta.
Mai non t’appresentò natura o arte
piacer, quanto le belle membra in ch’io
rinchiusa fui, e che so’ ’n terra sparte;
e se ’l sommo piacer sì ti fallio
per la mia morte, qual cosa mortale
dovea poi trarre te nel suo disio?
Ben ti dovevi, per lo primo strale
de le cose fallaci, levar suso
di retro a me che non era più tale.
Non ti dovea gravar le penne in giuso,
ad aspettar più colpo, o pargoletta
o altra novità con sì breve uso.
Novo augelletto due o tre aspetta;
ma dinanzi da li occhi d’i pennuti
rete si spiega indarno o si saetta".

Purgatorio, XXXI, 37-63.

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