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Solaria alle Giubbe Rosse

Baccio Maria Bacci (Firenze 1888 – 1974)

Data
1930-1940
Collocazione
Sala 27
Tecnica
Olio su tela
Dimensioni
107,5 x 142 cm
Inventario
Giorn. 2335
Iscrizioni

Sul retro, sulla tela in alto: “Solaria” alle “Giubbe rosse”/ ricordo e fantasia/….1940”

Nella moderna piazza della Repubblica (allora piazza Vittorio) a Firenze, il Caffè delle Giubbe Rosse negli anni Dieci del Novecento ospitava gli animati dibattiti dell’avanguardia futurista. Baccio Maria Bacci aveva sviluppato un suo linguaggio futurista che recupererà, più di un decennio dopo, in questo dipinto dalla lunga redazione. Nella Firenze di epoca fascista, Bacci rievoca appunto la stagione futurista per descrivere il caffè che era ancora il ritrovo dei migliori letterati del tempo: vi si riconoscono infatti gli autori della rivista “Solaria” (a cui collaborava lo stesso Bacci), ovvero Raffaello Franchi, Eugenio Montale, Arturo Loria, Elio Vittorini, Alberto Carocci e Alessandro Bonsanti, storico direttore del Gabinetto scientifico-letterario G. P. Vieusseux di Firenze.

La fattura pittorica, stilisticamente insolita rispetto al linguaggio utilizzato dal pittore negli anni Trenta, scompone la scena in cunei, cuspidi e fasci di luce, replicando alcuni temi ed evidenziandone altri. Ne emerge una lettura movimentata ed ironica di quel delicato momento storico, in cui la raffinata vivacità culturale di “Solaria” cercava spazi di azione e di indipendenza concentrandosi su interessi puramente letterari che smarcassero il controllo di regime. Memorabili in proposito le parole dello stesso Bonsanti in uno scritto del 1968: se si osserva che “grossi globi di luce pendono sulla testa della folla, l’accenno saturo d’ironia alla poetica e alla tradizione futurista in questa esibizione di palloncini, è di facile intendimento”, si noti dunque al centro del dipinto sulla destra la presenza di “un essere nero, serpentino, con in testa una tuba ottocentesca [che] tende il collo col gesto di chi, per mestiere, ha il compito d’ascoltare per riportare a chi di dovere”.

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