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Icona I sette fanciulli dormienti di Efeso (inv. 1890 n. 9326)

Russia centrale

Data
1730-1740 c.
Collocazione
Sala 2
Tecnica
Tempera su tavola
Dimensioni
13,5x11 cm
Inventario
1890 n. 9326

All’interno di una profonda caverna sette giovani santi giacciono a terra. Hanno gli occhi chiusi e le mani rivolte verso Cristo Salvatore, rappresentato in alto su una cortina di nuvole. Sono i sette fanciulli dormienti di Efeso, i sette giovani che, secondo una leggenda nota sin dal V secolo, ma narrata anche nella posteriore Legenda Aurea di Jacopo da Varazze (fine XIII secolo), furono chiamati davanti al tribunale dall’imperatore Decio (249-251) per rinunciare alla propria fede cristiana. Essi, sebbene si fossero rifiutati di offrire sacrifici agli idoli pagani, furono rilasciati dall’imperatore nella speranza che si pentissero e ripudiassero il cristianesimo. I giovani però, convinti della propria fede, per evitare un nuovo arresto si nascosero in una grotta del monte Celion, raccolti in preghiera. L’imperatore Decio, venuto a conoscenza del fatto, ordinò di chiudere l’ingresso della grotta, condannando così i giovani alla morte. Per intervento divino, tuttavia, i ragazzi sprofondarono in un sonno lunghissimo e si risvegliarono ben due secoli più tardi, quando le pietre che ostruivano l’ingresso della grotta furono asportate da alcuni muratori. Cadeva il regno dell’imperatore Teodosio il Giovane (408-450) e le persecuzioni ai cristiani erano ormai cessate. Il miracolo venne interpretato come una testimonianza della veridicità della resurrezione della carne annunciata da Cristo.

Lo schema compositivo dell’icona è molto semplificato, non prevedendo la presenza del corteo di persone al momento del risveglio dei fanciulli, come ricorre invece nella variante iconografica più diffusa. La semplicità compositiva e la stesura pittorica non molto raffinata sono caratteristiche ascrivibili a una bottega provinciale della Russia centrale nella prima metà del XVIII secolo.

Testo di
Daniela Parenti
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