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Portico

Vito d’Ancona (Pesaro 1825 – Firenze 1884)

Data
1861
Tecnica
Olio su cartone
Dimensioni
cm 14,3 x 21,5
Inventario
Gen. 234; Com. 215

Macchie di vivo colore, contrasti netti di luce, sintesi formale. Con il quadro raffigurante un Portico, Vito d’Ancona apre la sua fase macchiaiola. Una rottura netta con la sua prima forma espressiva, ancora fortemente legata agli studi accademici, iniziati sotto la guida di Giuseppe Bezzuoli (1784-1855). Da Pesaro, Vito si era trasferito con la famiglia, prima a Pisa e dal 1848 a Firenze. Fin da subito aveva frequentato il Caffè Michelangelo, luogo prediletto dai Macchiaioli, e con loro aveva condiviso anche gli ideali patriottici, arruolandosi nel 1848 durante la prima guerra d’indipendenza. Occorre tuttavia attendere il 1861 per avere un’opera pienamente macchiaiola come questa.

Fin dall’inizio della sua carriera il suo talento fu riconosciuto e premiato. D’Ancona partecipò dai primi anni Cinquanta a numerose esposizioni italiane della Promotrice, soprattutto con quadri legati al romanticismo storico. Stimato dai colleghi, primo fra tutti il giovane Telemaco Signorini (1835-1901), D’Ancona fu un punto di riferimento per la sua vasta cultura (sempre in continuo aggiornamento) e tecnicamente fu ammirato per il sapiente uso della luce nei suoi quadri.

Proprio sulla luce si giocano i contrasti cromatici di quest’opera. Una luce senza filtri, calda e vibrante. Un soggetto povero, ma che l’autore sa rendere aulico nella sua disarmante semplicità. Un vero e proprio manifesto, un’adesione esplicita alla macchia. La vicinanza ad artisti come Giuseppe Abbati (1836-1868), pittore di incantevoli vedute d’interni, lo portarono a prediligere soggetti simili. Il colore, dato con pennellate ampie e dense, è invece un omaggio alla pittura veneta che Vito aveva studiato durante un viaggio con Signorini nel 1856.

Questa metamorfosi stilistica di D’Ancona sarà presente nelle opere dei primi anni Sessanta: non solo quelle più strettamente macchiaiole, ma anche in quelle di genere storico.

Ancora diversa sarà la successiva fase artistica, strettamente legata al suo trasferimento a Parigi, dove, tra il 1865 e il 1874, ebbe modo di aggiornarsi sulle novità degli Impressionisti. La sua pittura assunse un taglio fotografico con una stesura fresca e libera. Tornato a Firenze, a seguito di gravi problemi di salute, partecipò nel 1877 all’Esposizione di Napoli, vincendo un premio con un Nudo che stilisticamente si legava al suo primo periodo artistico.

Testo di
Graziella Cirri
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