Tarquinio Prisco fonda il tempio di Giove sul Campidoglio
Il frammento di affresco staccato illustra un episodio della storia antica di Roma narrato da Tito Livio. Il re Tarquinio Prisco, in piedi a sinistra, osserva un architetto curvo verso il suolo, intento a disegnare le fondazioni del Tempio di Giove Capitolino. In secondo piano una folla animata assiste all'evento, celebrato anche dai musicanti trombicini arrampicati sulla base delle colonne. La composizione affollata e vivace, tutta serrata in primo piano, include anche una veduta della Roma antica sullo sfondo, e dipende strettamente dalle idee che Raffaello aveva messo in opera sia nella Stanza di Eliodoro e in quella dell’Incendio di Borgo, sia nei cartoni per gli arazzi della Cappella Sistina. A queste opere Perino aveva preso parte attivamente, distinguendosi fra i migliori allievi del Sanzio. Assieme alla Giustiza di Zaleuco, questo dipinto proviene infatti da un ciclo, eseguito da Perino insieme a Polidoro da Caravaggio, che ornava parte del primo piano di Palazzo Baldassini a Roma, il primo edificio civile progettato da Antonio da Sangallo il Giovane tra il 1516 e il 1519 circa. Il committente, il napoletano Melchiorre Baldassini era un illustre giurista e avvocato concistoriale, che rivestì anche la carica di avvocato dei poveri e contribuì alla nuova stesura delle Regulae della Cancelleria Apostolica.