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Allegoria della Pittura

Giovanni Martinelli (Montevarchi, Arezzo 1600 – Firenze 1659)

Data
1630-35 c.
Collezione
Pittura
Collocazione
Sala 92
Tecnica
Olio su tela
Inventario
1890 n. 2037

La fanciulla emerge dall’ombra di fondo, senza alcun altro dettaglio spaziale se non il bordo del tavolo, in basso a sinistra, sul quale spunta un cuscino ornato da un pendaglio. Il suo sguardo si perde in lontananza, e i nobilissimi e regolari tratti fisiognomici sono esaltati dalla luce che morbidamente mette in evidenza la carnagione delicata, il rosato tenero delle guance, le labbra rosse e carnose, conferendole, insieme al panneggio bianco e giallo- rosso che la fascia e la scopre al tempo stesso, un’aria di fascino sospeso e seducente. La giovane stringe tra le mani un mazzo di pennelli e ostenta un foglio sul quale si intuiscono alcuni disegni d’ornato a matita rossa, simboli tutti che alludono al suo ruolo di figura dell’arte pittorica, e corrispondono del resto al dettato dell’Iconologia del Ripa: “donna, bella, co' capelli negri, e grossi, sparsi, e ritorti in diverse maniere, con le ciglia inarcate, che mostrino pensieri fantastichi.…terrà in una mano il Pennello, e nell'altra la tavola, con la veste di drappo cangiante, la quale le copra i piedi, e a' piè di essa si potranno fare alcuni istromenti della Pittura, per mostrare, che la Pittura è essercizio nobile, non si potendo fare senza molta applicatione dell'intelletto”.

Forse anche a motivo del soggetto raffigurato, oltre che della materia pittorica accesa e densa di trapassi tonali, l’Allegoria della Pittura figurava negli inventari tardo settecenteschi come un autoritratto dell’artista veneta Chiara Varotari, figlia di Dario e sorella del più famoso Alessandro, detto il Padovanino.

E’ invece stata con buone ragioni ricondotta all’ambito fiorentino della prima metà del secolo XVII, e assegnata a Giovanni Martinelli, qui influenzato della pittura di Artemisia Gentileschi e Simon Vouet, attraverso i quali dovette avere un accesso ravvicinato al naturalismo caravaggesco. L’attenzione per la luce calda, che investe lateralmente la figura, e la sensualità accentuata della bellezza femminile caratterizzano in particolare la sua attività giovanile.

La cornice è del XVII secolo.

Testo di
Anna Bisceglia
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