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Cristo crocifisso

Maestro del Crocifisso Corsi (Firenze 1300-1325 c.)

Data
1310 - 1315
Collezione
Pittura
Collocazione
A4. Giotto - Cimabue
Tecnica
Tempera su tavola
Dimensioni
308 x 229 cm
Inventario
1890 n. 436

Cristo morto è raffigurato con il corpo inerte che grava sulle ginocchia flesse, trattenuto dai chiodi confitti nelle mani e nei piedi. La naturalezza del corpo abbandonato è accentuata dalla posa della testa e del busto, piegati in avanti. Questa iconografia venne inventata da Giotto alla fine del XIII secolo e in breve tempo sostituì il modello fortemente espressivo ma innaturale in uso fino ad allora.

Nei tabelloni laterali della croce, la Vergine Maria e Giovanni evangelista contemplano il Salvatore a mani giunte, in segno di contrizione. Sovrasta la croce la figura di un pellicano che nutre i piccoli col suo sangue, allegoria di Cristo, morto per la redenzione dell’umanità.

Nel piede della croce è rappresentato, con dimensioni molto ridotte, il committente in preghiera. La raffinata veste dell’uomo denota il suo elevato stato sociale.

L’opera è riferita ad un anonimo pittore fiorentino dell’inizio del XIV secolo il cui nome convenzionale, Maestro del Crocifisso Corsi, è derivato da un’altra croce dipinta, un tempo conservata nella collezione Corsi a Firenze. Il pittore guarda ai modelli ideati da Giotto, suo contemporaneo, che reinterpreta tuttavia con un linguaggio più patetico e aspro.

La croce è pervenuta alle Gallerie nel 1782 dalla chiesa di San Pier Scheraggio, antica chiesa parrocchiale di origine medievale che al momento della costruzione degli Uffizi, nel XVI secolo, fu inglobata nell’edificio. Trasferita alla Galleria dell’Accademia nel 1919, è tornata agli Uffizi nel 2019, dopo un accurato restauro.

Testo di
Daniela Parenti
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