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Madonna col Bambino

Giovanni di Francesco (Franco) di Piero (Firenze 1426 – post 1498)

Data
1454 - 1459
Collezione
Pittura
Collocazione
B2 Sassetta - Andrea del Castagno
Tecnica
Tempera su tavola
Dimensioni
105 x 59 cm
Inventario
Contini Bonacossi n. 5

Questo dipinto rappresenta il pannello centrale di un trittico originariamente composto da altre due tavole, raffiguranti San Giacomo Maggiore (a destra) e Sant’Antonio Abate (a sinistra), passate dalla collezione Contini Bonacossi e conservate oggi rispettivamente alla Pinacoteca Ambrosiana a Milano e al Musée des Beaux-Arts di Lione.

Inizialmente attribuita al pittore fiorentino Giovanni di Francesco del Cervelliera da Giovannozzi, la paternità dell’opera è stata a lungo discussa dalla critica storico-artistica. Studi più recenti hanno portato a una maggiore chiarezza sull’identità stessa dell’autore, tanto che la tesi più accreditata oggi tende a scindere la personalità di Giovanni in due diversi artisti omonimi: Giovanni di Francesco del Cervelliera e Giovanni di Francesco (Franco) di Piero. Quest’ultimo, nato nel 1425-1426 e documentato fino al 1498, sarebbe l’autore del cosiddetto Trittico Carrand, conservato al Museo Nazionale del Bargello a Firenze, e anche dell’opera qui descritta.

La Madonna col Bambino viene quindi inserita all’interno della produzione matura di Giovanni di Franco tra il 1454 e il 1459, che rappresenta l’apice dell’attività del pittore allievo di Andrea del Castagno. Se nella solidità compositiva e nella monumentalità delle forme del dipinto sono evidenti gli influssi castagneschi, l’espressività della tavolozza fatta di colori nitidi e smaltati rimanda alla corrente artistica fiorentina denominata “pittura di luce”, di cui Giovanni di Franco fu uno dei principali esponenti. Nell’uso elegante della linea e di motivi decorativi, come ad esempio i festoni di frutta sotto le teste degli angeli che sovrastano il gruppo divino, è stata riconosciuta anche l’influenza dell’arte di Donatello, di Francesco Squarcione e della pittura ferrarese di fine Quattrocento. 

Testo di
Daniela Parenti
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