Lenzuolo di San Rocco II
Giulio Turcato (Mantova 1912 - Roma 1995)
Giulio Turcato fu fra gli animatori, fin dall’immediato secondo dopoguerra, dei molti gruppi che spinsero per un radicale rinnovamento dell’arte italiana, dalla Nuova Secessione Artistica Italiana, a Forma 1, al Fronte Nuovo delle Arti, al Gruppo degli Otto; gruppi che si aprirono alle esperienze di ricerca internazionali con particolare attenzione alle tendenze non figurative:
Con la prima versione del tema qui rappresentato, Il lenzuolo delle indulgenze, Turcato espone alla Biennale di Venezia del 1952 nel gruppo degli astratto-concreti di Lionello Venturi. Il soggetto, ripreso nel 1954 nell’olio Ricordo di San Rocco, riprende un avvenimento preciso: la partecipazione a una processione religiosa in onore di San Rocco, nel corso della quale l’ostensione della statua del santo trasportata in processione era preceduta da un lenzuolo sul quale i presenti gettavano, quali offerte votive, monete e banconote.
Turcato torna a lavorare sul soggetto a partire dal 1957-58 circa, arricchendo le opere con sperimentazioni materiche: alla pittura a olio si combinano inserti di sabbia e catrame. Lo spunto iconografico resta una labile traccia e l’interesse dell’artista si concentra sull’affiorare delle forme dal fondo della superficie pittorica, trattata a monocromo. Le carte veline, i cartoncini con scritte a penna e la banconota fuori corso da cinquecento lire, interessano ora all’artista preminentemente come puro gioco visivo. Il collage e le tecniche derivate dalle ricerche dell’Informale europeo e le suggestioni dadaiste convivono in una ricerca che, come Turcato stesso dichiara, “non vuole manipolare l’oggetto in quanto portatore di significato ma piuttosto di puro senso estetico. Mi interessa primariamente la possibilità di usare un valore visivo per produrre emozioni”.
Con questo dipinto Turcato vinse il Premio Accademia di Belle Arti Fondazione Carmine di 500.000 lire nell’ambito della Mostra Nazionale Premio del Fiorino del 1963; a norma di regolamento del Premio, l’opera entrò in collezione della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti.