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La Madonna col Bambino e san Giovannino (detta Madonna della seggiola)

Raffaello (Urbino 1483 - Roma 1420)

Data
1512 circa
Collocazione
Sala di Saturno
Tecnica
Olio su tavola
Dimensioni
Diametro cm 71
Inventario
1912 n.151

Maria è colta di fianco, accomodata su una ‘sedia camerale’, un tipo di seduta riservata agli alti dignitari della corte papale. Solleva appena una gamba per accogliere meglio il corpo del Figlio, serrandolo contro il suo petto, mentre San Giovannino, a destra, rivolge loro uno sguardo intenso, giungendo le mani in segno di preghiera. Il complesso e formidabile incastro di braccia fra madre e figlio, la lieve inclinazione del volto di Maria che sfiora delicatamente la tempia di Gesù mentre al contempo fissa ed attrae lo spettatore, generano un perfetto gioco di corrispondenze cui si accompagnano gli accostamenti di colore: dal bianco intessuto di trame dorate del turbante, alle sinfonie di verdi e rossi della sciarpa della Vergine; dal rosso della manica giustapposto al giallo della tunichetta del Bambino, fino all’azzurro oltremare dell’abito. Le tre figure sono disposte in modo da assecondare la forma circolare della tavola con straordinaria naturalezza, legate insieme non solo dai gesti ma soprattutto dal gioco di sguardi, ciascuno dei quali esprime con particolare sfumatura emotiva il velo di malinconia che accompagna questa rappresentazione in cui c’è sia la gioia dell’infanzia, che la consapevolezza del sacrificio di Cristo da adulto. Il fondo scuro da risalto al terzetto di figure, illuminate da destra con una luce calda che scolpisce ombre delicatissime.

La ‘Madonna della seggiola’, come tradizionalmente denominata per via del particolare arredo che non sfuggiva, per la sua sontuosità, alle attenzioni dei commentatori antichi e dei viaggiatori passati dalla Galleria Palatina, è una delle invenzioni più brillanti di Raffaello, che qui sviluppa in una formula complicata e al tempo stesso naturalissima il motivo dell’abbraccio tra Maria e Gesù, portando avanti una ricerca già avviata con la Madonna Tempi (1508 ca., Alte Pinakothek di Monaco di Baviera) e poi riproposta con varianti nella Madonna della tenda (1512-1513 ca, Alte Pinakothek di Monaco di Baviera). Tutte queste composizioni derivano da un modello che contò moltissimo non solo per Raffaello, ma anche per molti pittori e scultori suoi contemporanei: la Madonna col Bambino di Donatello, posseduta dal mercante fiorentino Piero del Pugliese e poi passata nelle collezioni dei Medici ("Madonna Dudley" oggi conservata al Victoria and Albert Museum a Londra, A.84-1927). In quel sottilissimo marmo donatelliano Raffaello aveva trovato la perfetta ispirazione per rappresentare il rapporto tra i due protagonisti con un senso di intima quotidianità, cogliendo in particolare la curvatura della testa della Vergine e il motivo della gamba destra sollevata, alla quale si appoggia la schiena del Bambino. Sebbene nel corso dei secoli passati i conoscitori si siano divisi tra quanti vi hanno letto prioritariamente espressioni di sentimenti umani, addirittura popolari, e coloro che al contrario l’hanno indicata come un vertice del classicismo di Raffaello, l’originalità di questo dipinto sta proprio nello straordinario connubio di umano e divino, nella resa viva e accostante con cui il pittore ha saputo rendere le sue figure affabili e sacrali al tempo stesso. L’impianto solido delle corporature ben rappresenta il punto di stile di Raffaello sui primi anni dieci del Cinquecento quando, terminati i lavori alla Stanza della Segnatura in Vaticano, egli avviava la seconda delle sale del Papa, la Stanza di Eliodoro che avrebbe concluso nel 1514-15 ca. È un momento folgorante, in cui Raffaello fonde insieme le molteplici esperienze fiorentine, il confronto con gli affreschi di Michelangelo nella volta della Cappella Sistina, e il riflesso della pittura veneziana attraverso l’incontro con Sebastiano del Piombo, con il quale aveva condiviso la realizzazione degli affreschi per la villa di Agostino Chigi (oggi nota come ‘Farnesina’).

Non vi sono documenti certi sul committente del dipinto, benché le ipotesi più accreditate sostengano che possa trattarsi di papa Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici (e del resto le sfere che ornano i montanti della seggiola sembrano alludere alle palle medicee), o uno dei suoi più vicini cardinali. È certo però che la tavola giunse a Firenze almeno negli ultimi decenni del secolo, perché risulta collocata in Tribuna nel 1589, insieme ad altri due capisaldi dell’opera di Raffaello, il Ritratto di Leone X con due cardinali e il San Giovannino. In quell’occasione era ancora racchiusa in una cornice quadrata in legno filettato d’oro, completata ai quattro angoli da intarsi in pietra di broccatello, ben visibile nelle antiche copie tra cui quella eseguita su rame nel 1648 da Giovanna Garzoni (Inv. OdA Castello 1911 n. 502). L’attuale cornice rettangolare, incrostata di intagli dorati, fu invece apposta a seguito del trasferimento del dipinto dalla Tribuna a Palazzo Pitti, ordinato dal Gran Principe Ferdinando che volle scegliere una destinazione privata per la Madonna della Seggiola, collocandola nella sua camera da letto.

Bibliografia

S. Padovani, in Raffaello da Firenze a Roma, a cura di A. Coliva, Milano, 2006, pp. 129-130; S. Padovani in I dipinti della Galleria Palatina e degli Appartamenti Reali. Le Scuole dell’Italia Centrale 1450-1530, a cura di S. Padovani, Firenze 2014, pp.315-324.

Testo di
Anna Bisceglia
Video
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