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Statua con Sileno e Bacco fanciullo

Jacopo Del Duca (Cefalù, Palermo 1520c. - 1604)

Data
1571 - 1573
Collezione
Scultura
Collocazione
Sala 89
Tecnica
Bronzio
Dimensioni
187 cm (altezza)
Inventario
1914 n. 33
Iscrizioni

bella manu [p]acemq[ue] gero mox praescius [a]evi te [d]uce venturi fatorum arcana recludam

Restauri
2023 Gallerie degli Uffizi e Opificio delle Pietre Dure di Firenze

La mitologia greca descrive Sileno, figlio del dio dei boschi Pan e di una ninfa, come un anziano pingue e calvo, spesso dotato di attributi animaleschi come orecchie d’asino e zampe di capra. Amante del vino, della musica e del canto, molti gli attribuivano una straordinaria saggezza e il dono della divinazione. Per queste sue doti, Zeus lo scelse come educatore del piccolo Dioniso, il figlio che gli era nato da un’avventura con la mortale Semele.

Alla metà del Cinquecento fu rinvenuta a Roma una grande statua di marmo, copia romana di un bronzo perduto del celebre scultore greco Lisippo. La statua, oggi conservata al Louvre, mostra un’insolita iconografia di Sileno, raffigurato come un anziano eroe dal corpo ancora vigoroso che tiene amorevolmente in braccio un Bacco bambino.

Ferdinando de’ Medici, che all’epoca era ancora cardinale, ottenne dal proprietario del marmo di poterne realizzare un calco dal quale, secondo le fonti documentarie, Jacopo Del Duca avrebbe dovuto trarre il modello per una fusione in bronzo. Rispetto alla versione antica la scultura moderna appare animata da un naturalismo del tutto nuovo: i tratti del volto e la muscolatura del corpo sono resi con maggior vivacità, la barba e i capelli presentano una più accurata definizione. Il tronco dell’albero su cui si appoggia Sileno è arricchito da una vite che vi si arrampica in un rigoglio di grappoli, pampini e viticci. Il committente vi fece inoltre aggiungere un cartiglio sul quale si legge un’iscrizione tratta dall’Eneide: “Le guerre, la pace sono il mio mestiere; talché sotto la tua guida lungimirante, io rivelerò gli arcani del destino del tempo a venire”. La citazione, che si riferisce alle arti divinatorie di Sileno, potrebbe essere letta come un omaggio di Ferdinando de’ Medici al padre Cosimo, granduca di Toscana. L’idea originaria di utilizzare la statua come una fontana era stata infatti abbandonata ancora prima del termine della fusione ed è possibile ipotizzare che Ferdinando avesse deciso di farne dono al granduca, forse in ragione del fatto che il gruppo era una rara raffigurazione di un padre, seppur putativo, con un figlio. Ma la morte di Cosimo, avvenuta nel 1574, periodo in cui Jacopo Del Duca terminava la scultura, non lo rese possibile e l’opera fu collocata nella villa di Ferdinando sul Pincio dove rimase fino al suo trasferimento agli Uffizi.

Il bronzo è stato restaurato dalle Gallerie degli Uffizi nel 2023 a seguito di una campagna diagnostica, effettuata anche in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure. Leggi l'articolo.

Testo di
Monica Alderotti
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