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Fontana delle Scimmie

Data
Metà XVI secolo – prima metà XIX sec.
Collocazione
Giardino della Palazzina del Cavaliere
Tecnica
Marmi (breccia medicea, bianco, bianco statuario), pietra serena, bronzo a fusione
Dimensioni
Putto pescatore cm 50 c. (altezza); scimmie 40 cm c. ciascuna
Inventario
Giardino di Boboli nn. 109, 111, 112, 113 (sculture)
Restauri
2021

L’assetto attuale della fontana, composta da elementi realizzati da vari scultori in epoche diverse, utilizzando varietà di materiali, risale alla prima metà del XIX secolo. Al centro della vasca si erge una fontana in pietra serena e marmo bianco, sulla cui base sono collocate tre scimmie in bronzo, opere dello scultore vicentino Camillo Mariani (Vicenza, 1567 – Roma, 1611). Queste curiose figure erano state realizzate per il duca di Urbino, Francesco Maria II della Rovere - al cui servizio il Mariani era entrato nel 1595 -  per una fontana di Villa Miralfiore a Pesaro. Da qui vennero portate a Firenze nella villa di Poggio Imperiale da Vittoria della Rovere dopo il suo matrimonio con Ferdinando II de’ Medici. La loro sistemazione attuale risale presumibilmente al 1830, quando anche altre sculture furono trasferite nel Giardino di Boboli dalla villa medicea. Una quarta scimmia con un piccolo in braccio, appartenente alla serie originaria che ne contava forse cinque, è oggi al Metropolitan Museum di New York. Nel contesto del programma decorativo del duca di Urbino per la sua villa di Pesaro, considerata un luogo di ritiro dalla vita pubblica, la presenza delle scimmie si spiega non tanto come consueto rimando alla tendenza al vizio o alla sciocca imitazione di suoni e gesti, atteggiamenti da sempre posti in relazione a questa tipologia di animali, ma piuttosto come inno alla libertà, all’armonico rapporto con la natura e a una sorta di naturalismo esotico riconducibile al gusto del bizzarro tipico del Manierismo.

Il fusto che si eleva dalla base della fontana è attraversato da un foro destinato al passaggio delle tubature e sostiene un bacile - forse un marmo di recupero - sul quale è montata una scultura raffigurante un putto pescatore, eseguita con ogni probabilità da Stoldo o Antonio Lorenzi nel Cinquecento.

Le sculture per ragioni di conservazione sono state recentemente sostituite da copie.

Nel mese di giugno 2021 si è concluso un importante intervento di restauro.

Testo di
Laura Donati
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