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Danza di putti

Giovanni Antonio de' Sacchis, detto il Pordenone (Pordenone 1483/1484 – Ferrara 1539)

Data
1530-1532 c.
Tecnica
Pietra nera, gessetto bianca su carta cerulea virata
Dimensioni
202 x 357 mm
Inventario
n. 729 E

Per il soggetto scelto e l’esecuzione estremamente accurata il disegno può essere considerato un’opera autonoma, dunque non finalizzata alla traduzione pittorica, dal carattere allegorico o decorativo. La scena risulta formata da tre nuclei distinti, ma sapientemente raccordati tra loro: il girotondo danzante, il gruppo dei musici e quello in primo piano dei tre fanciulli intenti a giocare con un cane. Il tema dei giochi di putti o di amorini, in cui rientra a pieno titolo il disegno, era molto diffuso intorno agli anni Venti del Cinquecento e il Pordenone poté avvalersi di molteplici modelli visivi per mettere a punto questa complessa e originale composizione. Potrebbe, ad esempio, aver conosciuto la famosa incisione di Marcantonio Raimondi con un girotondo di amorini, derivante da un’invenzione dello stesso Raffaello e databile tra il 1517 e il 1520. Allo stesso tempo a Venezia, dove il pittore giunse nel 1528, poté osservare opere simili. Di mano di Domenico Campagnola, artista attivo nella città lagunare, è la stampa con putti che danzano e suonano, le cui sembianze e movenze risultano affini a quelli raffigurati da Tiziano nell’Assunzione nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari (1515-1518 c.) e nell’Offerta a Venere (1518-1519, Madrid, Museo Nacional del Prado). Da un punto di vista stilistico, la pietra nera viene utilizzata con estrema padronanza. Il morbido gioco chiaroscurale, che conferisce volumetria alle figure dai contorni marcati ma flessuosi, è caratterizzato da un segno sgranato, a tratti puntinistico; lo sfondo, invece, si contraddistingue per un rapido ma uniforme tratteggio parallelo. Lo spiccato pittoricismo, che rivela l’interesse per la grafica tizianesca, è molto probabilmente da mettere in rapporto con gli affreschi eseguiti dall’artista tra il 1530 e il 1532 nella chiesa di Santa Maria di Campagna a Piacenza.

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