Crocifisso con San Francesco, l’Arcangelo Raffaele e Tobiolo
Andrea d'Agnolo, detto Andrea del Sarto (Firenze 1486–1530)
Ai piedi della croce dalla quale pende il corpo morto di Gesù si raccolgono in adorazione San Francesco, a sinistra, che stringe al petto una crocellina, e l’arcangelo Raffaele a destra. Il giovane Tobiolo, invece, guarda verso lo spettatore, come a volerlo introdurre al momento di meditazione e preghiera sul mistero della morte che sta prendendo forma accanto a lui. Il pesce che nasconde sotto il braccio è quello che, secondo il racconto biblico, Tobiolo cattura nel fiume Tigri con l’aiuto dell’angelo, utilizzandone la bile per guarire la cecità del padre. Il cagnolino, che secondo la tradizione, accompagna il ragazzo nel viaggio intrapreso per andare a riscuotere un credito contratto dal genitore, si aggira incurante ai piedi della croce, annusando il terreno. Alle loro spalle il cielo blu intenso, striato di nuvole, digrada dolcemente nei toni rosati di un tramonto lontano che incontra lo spoglio paesaggio del deserto medio orientale. Nel chiaroscuro morbido degli incarnati Andrea tiene a mente la lezione di Leonardo, mentre nel modo di concepire le figure per corrispondenze di movimenti e di colori, si pone in continuità con i maestri di fine Quattrocento con cui si era formato, da Ghirlandaio a Piero di Cosimo, nonché con Franciabigio, suo contemporaneo e sodale. Nella sua conduzione composta, la tavoletta si accosta ai primi affreschi con le storie di san Filippo Benizzi del chiostrino dei Voti alla Santissima Annunziata a Firenze, e per questo viene datata alla fine del primo decennio del secolo.
Conosciamo molto della storia di questo dipinto, che compare nell’ “inventario delle Robe” della casa di Andrea del Sarto redatto dopo la morte della moglie Lucrezia, avvenuta il 14 gennaio 1570. Stando alle disposizioni testamentarie del pittore, morto nel 1530 in mancanza di eredi maschi, alla morte della moglie Lucrezia sia la casa sul canto di via San Sebastiano a Firenze (oggi via Gino Capponi) che i beni in essa contenuti dovevano passare all’Ospedale degli Innocenti, un’importante istituzione di carità fiorentina a cui Andrea era legato, che avrebbe dovuto vendere l’immobile e usare parte del ricavato per fornire una dote alle figlie del fratello Domenico. Nel frattempo, però, la tavoletta era già stata donata ai Medici. L’opera fu esposta in Tribuna per tutto il Seicento e poi rimossa e spostata in altre residenze medicee. Dal 2012 è stata nuovamente esposta in Tribuna.
S. Meloni Trkulja, in S. Padovani e S. Meloni Trkulja, Il cenacolo di Andrea del Sarto a San Salvi, Firenze 1982, pp. 50-51, tav. 26; S. Padovani, in Andrea del Sarto 1486 - 1530; dipinti e disegni a Firenze, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Pitti, 8 novembre 1986-1 marzo 1987), a cura di M. Chiarini, Firenze 1986, scheda 2, pp. 89-90; G. Malanima, Andrea del Sarto a Castelnuovo d’Àvane, Firenze 2011, pp. 25, 36, 85, 98; L’eredità di Andrea del Sarto, “inventario delle robe”, a cura di G. Malanima, Firenze 2015, p. 31.