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Busto in conchiglie

Botteghe granducali (?)

Data
XVII secolo
Collocazione
Mezzanino
Tecnica
conchiglie e legno dorato
Dimensioni
altezza cm 26
Inventario
Bargello Depositi n. 289

L’opera, dotata di una base in legno tornito e parzialmente dorato, rappresenta un busto maschile interamente ricoperto di piccole chiocciole e valve di conchiglie di diverse specie. La testa appare coperta da un singolare copricapo formato dal dermascheletro di un riccio di mare.

Il curioso oggetto appartiene a un gruppo di quattro esemplari simili per dimensioni e caratteristiche tecniche provenienti dalle raccolte del Gran Principe Ferdinando de’ Medici, primogenito del granduca Cosimo III. Collezionista estremamente raffinato, Ferdinando riunì nel corso degli anni un considerevole numero di dipinti, sculture, oggetti preziosi e curiosità, confluiti in seguito alla sua prematura scomparsa, nel 1713, nel tesoro di famiglia. Tra i beni registrati nell’inventario redatto alla morte del principe sono ricordati anche i quattro busti in conchiglie. Questo singolare insieme di manufatti era in origine completato da altre due figure femminili rivestite anch’esse di conchiglie, da identificarsi con due statuette conservate sempre nel Tesoro dei Granduchi. Dai documenti risulta che tutti e sei i pezzi furono consegnati al tornitore e costruttore di strumenti matematici Jacopo Mariani (o Mariano), artista citato dalle fonti contemporanee con il titolo di conservatore dei lavori in conchiglia di Cosimo III. Tale qualifica ha fatto ipotizzare l’esistenza all’interno delle botteghe granducali di maestranze specializzate nella realizzazione di opere simili a quelle del Gran Principe, ambitissime fin dal tardo Cinquecento dai collezionisti di tutta Europa per il loro aspetto ibrido, in cui l’artificio fa da supporto alla natura. L’uso di attingere alle forme naturali, come quelle delle conchiglie, per dar vita a nuove creature dall’aspetto bizzarro, e insieme stupefacente, ha il suo precedente più illustre nelle teste composite dipinte per le corti di Vienna e di Praga dal milanese Giuseppe Arcimboldo, costruite accostando immagini di fiori, frutta, ortaggi, mammiferi, uccelli e pesci. L’arte di Arcimboldo finì ben presto per contaminare anche la scultura, portando nel corso del XVII secolo alla produzione, soprattutto in Germania, di teste e busti formati dai materiali più disparati, dai semi ed elitre di insetti, impiegati in diversi altorilievi antropomorfi della Wunderkammer di Manfredo Settala a Milano, alle conchiglie, utilizzate per creare esseri fantastici come gli esemplari del Tesoro dei Granduchi.

Testo di
Maria Sframeli
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