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Acquisizioni | 30/09/2022

Gli acquisti delle Gallerie degli Uffizi alla Biennale dell'Antiquariato a Firenze del 2022

Gli acquisti delle Gallerie degli Uffizi alla Biennale dell'Antiquariato a Firenze del 2022

Entrano in collezione tre opere del Seicento, due del Novecento e un disegno del Cinquecento

Un generoso raccolto di  sette opere, di cui quattro dipinti, due sculture e un disegno, quest’ultimo regalato al museo. È il bilancio delle acquisizioni che le Gallerie degli Uffizi hanno avviate nell’ambito della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze, a Palazzo Corsini fino al 2 ottobre. Si tratta dei dipinti “Ritratto di giovane vittorioso sull'Invidia” di Pietro Paolini (1630-40), “Ut pictura poesis”, allegoria di Francesco Cairo (1635), dell’autoritratto di Felice Cerruti Bauduc, “Atelier con il pittore in atto di dipingere il Combattimento di Sommacampagna” (1855), e di “Viaggio tragico” di Ferruccio Ferrazzi (1925); si aggiungano due opere scultoree, ovvero il “Busto in avorio di Cosimo III de’ Medici” di Jean-Baptiste Basset, firmato e datato 1696, e il gruppo scultoreo con la “Pietà” (1950) di Giacomo Manzù, e infine il dono da parte dell’antiquario Enrico Frascione del disegno del pittore veneziano del Cinquecento – e figlio di Paolo Veronese – Carletto Caliari, “Giovinetta con cane”, preparatorio per un quadro oggi custodito al Louvre di Parigi. L’acquisizione delle sette opere nel corso della Biennale di quest’anno è già stata approvata da parte del Comitato Scientifico delle Gallerie e, per quanto riguarda le opere moderne, dalla Commissione della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti.

 

LE OPERE

Pietro Paolini (Lucca 1603 - 1681)
Ritratto di gentiluomo vittorioso sull'Invidia
1630-40 c.
olio su tela, cm 136x100

Il dipinto di Paolini presenta un sofisticato tema allegorico: un elegante cavaliere, con la spada posta sulla spalla e la preziosa armatura appoggiata sul tavolo, tiene soggiogata con la mano sinistra una mostruosa figura femminile dai capelli serpiformi intenta a mangiare il proprio cuore, personificazione dell'Invidia. L’artista lucchese, “pittore di gran bizzaria e notevole invenzione” (come ebbe a definirlo lo storiografo coevo Filippo Baldinucci), conferma in quest'opera la piena adesione alla pittura di luce caravaggesca, frequentata con vivo interesse durante il suo soggiorno romano.

 

Francesco Cairo (Milano 1607 - 1663)
Ut Pictura Poesis
1635
olio su tela, cm125x93.5

Questa tela, attribuita al lombardo Francesco Cairo, è una colta visualizzazione della locuzione oraziana “Ut pictura poesis” e raffigura le personificazioni femminili della Pittura e della Poesia. La sensuale donna in primo piano, appoggiata ad una roccia dove si trova un “toccalapis” (asticciola in piombo usata per disegnare) reca in mano una tavolozza con i colori freschi, mentre l'altra figura femminile ha una corona d'alloro come per incoronare l'arte della pittura, e raffigura la Poesia che concede la fama all’arte sorella. La conduzione sfrangiata, il sapiente impianto luministico, con ombreggiature profonde e intensi lampi di luce, rimandano alla fase neo-veneta di Cairo, risalente agli anni Trenta del Seicento, quando il pittore lavorò a Torino per la corte sabauda.

 

Jean-Baptiste Basset

(St. Claude, Franca Contea, XVII secolo)
Ritratto di Cosimo III de’ Medici
1696
avorio, 11,5 x 9,5 cm

Il prezioso busto del Granduca Cosimo III, realizzato dallo scultore francese Jean-Baptiste Basset a Livorno nel 1696, andrà ad arricchire la collezione di avori del Tesoro dei Granduchi di Palazzo Pitti, la più antica e preziosa prestigiosa al mondo insieme a quelle di Dresda e Vienna. L’immagine a tutto tondo del giovane principe, fortemente espressiva e naturalistica, potrà così affiancare gli aulici medaglioni in avorio con l’effige del Granduca, già esposti nelle collezioni di Palazzo Pitti.

 

Felice Cerruti Bauduc (Torino 1818 – 1896)
Atelier con il pittore in atto di dipingere il Combattimento di Sommacampagna
1855 (Firmato)
olio su tela, 52 x 65 cm

La tela – destinata all’allestimento degli autoritratti agli Uffizi – raffigura il pittore al lavoro sul suo capolavoro, l’enorme Combattimento di Sommacampagna (Torino, Museo del Risorgimento). Si vede uno spaccato nell’atelier del pittore specializzato nelle scene militari di storia patria, con un cavallo vero e un pupazzo vestito da militare, a testimonianza delle prassi di bottega dell’artista, grande protagonista del Risorgimento.

 

Ferruccio Ferrazzi (Roma 1891 - 1978)
Viaggio tragico
1924-1925
olio su tela, 215 x 110 cm

Realizzato nel 1925, questo capolavoro della prima maturità di Ferrazzi declina con una sensibilità moderna la grande tradizione dei maestri del Quattrocento e del Cinquecento italiano. Fu esposto l’anno successivo a New York, alla prestigiosa Exhibition of Modern Italian Art dove fu acquistato da Carl W. Hamilton, noto collezionista d’arte del Rinascimento italiano, che evidentemente apprezzò la solenne sintesi neo-quattrocentesca della composizione e forse certi richiami ai colori cangianti della pittura di Pontormo e Rosso Fiorentino. Come suggerisce il titolo, Ferrazzi rievoca qui il ricordo di un’esperienza personale, il viaggio in nave compiuto nel novembre 1917 verso la Sardegna, chiamato a prestarvi il servizio militare. L’episodio autobiografico risulta così trasfigurato, in virtù di uno stile personalissimo dove i personaggi – tra i quali la madre, la sorella e la moglie dell’artista – si muovono entro spazi geometrici assoluti e astratti, di ascendenza neo-primitiva, capaci di trasmettere, secondo le parole dell’artista: “la realtà riflessa nella mia memoria lirica”.

 

Giacomo Manzù (Bergamo 1908 - Aprilia 1991)
Pietà
1950
bronzo, 115 x130 cm

Il gruppo della Pietà, realizzato a cera persa presso la Fonderia Maf di Milano, è una variante di uno dei bronzi che costituiscono le quattro stazioni della Via Crucis eseguite per la basilica di Sant’Eugenio in via delle Belle Arti a Roma. Nel solco di un rinnovamento della cultura cattolica in senso umanista, promosso dall’amico don Giuseppe De Luca, Manzù si discosta dalla tradizione liturgica e freddamente dottrinale per attingere alla grande scultura donatelliana, approdando ad un brano di intensa e grave espressività. Quest’opera coincide con la definitiva consacrazione di Manzù, in un momento iniziato con il premio per la scultura alla Biennale di Venezia del 1948 e culminato con l’affidamento dell’esecuzione delle porte per la Basilica di San Pietro nello stesso 1950.

 

Carletto Caliari (1570 – 1596)
Giovinetta con cane
post 1588
pietra nera, gessetto bianco, tracce di pietra rossa su carta cerulea

Si tratta di un foglio legato all’attività della bottega di Paolo Veronese, del quale Carletto Caliari è il figlio minore. È databile a dopo il 1588 quando, alla morte del padre, Carletto assunse un ruolo di maggior importanza nella gestione dell’impresa familiare, dopo aver lavorato per alcuni anni nella bottega dei Bassano. Il disegno raffigura una scena di genere, studiando un particolare di una composizione di maggiori dimensioni: probabilmente quello delle bambine che giocano con il cane alla base della Cena in Emmaus della scuola di Paolo Veronese, al Louvre.

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