"Fece di scoltura di legname e colorì". Scultura del Quattrocento in legno dipinto a Firenze
La mostra propone per la prima volta al pubblico, attraverso un nucleo di circa cinquanta opere, la scultura in legno dipinto del Quattrocento fiorentino, un tema studiato con passione da Margrit Lisner e da Alessandro Parronchi, ma ancora di nicchia e noto quasi solo agli addetti ai lavori, seppure costellato di opere di grande valore artistico.
«FECE di scoltura di legname e colorì» Così recitano le parole di Giorgio Vasari descrivendo una Maddalena scolpita da Filippo Brunelleschi e andata perduta nell’incendio della chiesa di Santo Spirito nel 1471. Le stesse parole danno il titolo alla mostra allestita presso la Galleria delle statue e delle Pitture degli Uffizi presentando un insieme variegato di capolavori lignei del Quattrocento. Difatti, questa superba produzione non include solo crocifissi, ma anche singole statue, busti e polittici misti raffiguranti la Madonna, sante e santi, sottolineando quindi come la scultura dipinta fosse di fondamentale importanza al tempo e come innumerevoli artisti si siano confrontati con tale modello espressivo.
Inoltre, l’utilizzo del legno nel contesto dell’arredo liturgico permette agli artisti sia di destreggiarsi con tale tecnica sia di affrontare il tema del dolore e di come esso colpisca il corpo umano. Pertanto, la sofferenza viene esplicitata sulla materia lignea con un nuovo sentito naturalismo ripreso da opere di riferimento come i crocifissi di Donatello e Brunelleschi, i quali erano soliti dipingere le loro opere dopo averle intagliate, poiché la policromia era essenziale proprio a tal scopo.
Nonostante ciò, numerosi scultori, famosi e sconosciuti, preferivano affidare questo incarico direttamente ai pittori instaurando così proficue collaborazioni. Difatti, all’interno di quest’area tematica dell’esposizione si colloca lo stesso Tondo Doni come emblema di una delle più famose collaborazioni tra maestri di pittura e intaglio fiorentino, rispettivamente Michelangelo e Francesco del Tasso, che realizzò l’intricata cornice.
La mostra riporta in vita e alla luce le botteghe del Rinascimento e i loro tesori, vale a dire i risultati di una produzione sofisticata e specializzata destinata non solo alle chiese, ma anche a conventi e privati. La bottega diventa dunque un significativo crocevia di scambi tra artisti diversi instaurando un forte legame tra arte, artigianato e fede.
La mostra a cura, così come il catalogo edito da Giunti, di Alfredo Bellandi, è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo insieme alle Gallerie degli Uffizi, la Galleria delle Statue e delle Pitture degli Uffizi e Firenze Musei.