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Mostre | Dal 18/06/2007 al 05/01/2008

"Filosofico umore" e "Maravigliosa speditezza". Pittura napoletana del Seicento dalle collezioni medicee

"Filosofico umore" e "Maravigliosa speditezza". Pittura napoletana del Seicento dalle collezioni medicee

Collezioni medicee della pittura napoletana del Seicento

Gli Uffizi si richiamano, con questa mostra, a una storica serie di esposizioni promosse dalla Soprintendenza di Firenze negli anni Settanta del Novecento. 

D’intesa con la curatrice dell’esposizione, Elena Fumagalli (che ha dedicato anni di studio al collezionismo mediceo, in particolare del Seicento), sono stati riuniti 38 dipinti di scuola napoletana appartenenti a diversi musei statali e comunali di Firenze e Lucca e a chiese della diocesi fiorentina, ai quali si sono aggiunti due importanti prestiti dalla Galleria Pallavicini di Roma e uno dal Kunsthistorisches Museum di Vienna. Le opere sono state selezionate in base alla loro sicura, documentata presenza a Firenze nel Seicento e alla provenienza perlopiù dalle collezioni dei Medici e di altre nobili famiglie della città; forniscono così un campione significativo della pittura partenopea presente all’epoca nella capitale granducale.Le relazioni artistiche tra Firenze e Napoli erano strette, fin da quando Giotto fu chiamato a Napoli da re Roberto d’Angiò nel 1328 e, un secolo dopo, numerosi scultori toscani lavorarono per gli Aragonesi. Per quanto riguarda il Seicento la mostra propone una lettura di tali rapporti artistici fondata da un lato sulla presenza a Firenze di alcuni dei principali pittori napoletani del secolo – le cui opere furono apprezzate dal collezionismo locale e, talvolta, lasciarono anche un segno sugli artisti fiorentini – dall’altro sul ruolo di intermediari svolto dai numerosi fiorentini residenti a Napoli per ragioni finanziarie e commerciali, grazie ai quali numerosi quadri giunsero a Firenze.

Il percorso espositivo è articolato, per cronologia e per protagonisti, in sei sezioni: “Il caravaggismo di Battistello Caracciolo e Jusepe de Ribera”; “Natura e filosofia in Salvator Rosa”; “Il barocco di Luca Giordano”; “Pittura napoletana di genere”; “Fra mitologia e storia antica: due quadri medicei riscoperti”; “Massimo Stanzione per Firenze”. Protagonisti della mostra sono Salvator Rosa e Luca Giordano, presenti col maggior numero di opere, e ai quali si riferiscono le citazioni tratte dalle Notizie de’ professori del Disegno di Filippo Baldinucci (1681-1728), scelte come titolo dell’esposizione. “Filosofico umore” fu quello del Rosa, che soggiornò a Firenze dall’autunno del 1640 alla fine del 1648: pittore, letterato, uomo di teatro, fondatore di un’accademia, attento a soggetti derivati dalla storia e dalla filosofia antica. “Maravigliosa speditezza” fu la capacità di dipingere in modo straordinariamente rapido da parte di Giordano, che con la sua presenza a Firenze nel 1682 e 1685-1686 raccolse e rinnovò l’eredità lasciata da Pietro da Cortona quarant’anni prima.
Le opere di Salvator Rosa conservate alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti, agli Uffizi e in altri musei fiorentini (Casa Martelli, Museo Bardini) e non solo (Pinacoteca Nazionale di Lucca) vengono riunite per la prima volta, consentendo una lettura esauriente del percorso dell’artista negli anni Quaranta nella pittura di paesaggio, di battaglia e di storia. Per quanto riguarda Luca Giordano, detto per la sua rapidità  “Luca fa presto” – noto a Firenze soprattutto per le sue imprese di grande decoratore, la cupola della cappella Corsini in Santa Maria del Carmine, la galleria e la biblioteca di palazzo Medici Riccardi – si contano alcuni dipinti mai esposti al pubblico: prime fra tutte due tele di altissima qualità oggi nella Galleria Pallavicini di Roma ma in origine realizzate per i Medici, raffiguranti il Giudizio di Paride e la Morte di Lucrezia.Sezioni più ridotte sono dedicate ai caravaggeschi Battistello Caracciolo – questi soggiornò per breve tempo a Firenze nel 1618 – e Jusepe de Ribera (le cui mezze figure di santi erano particolarmente richieste dai collezionisti fiorentini più accorti), presenti in mostra ciascuno con due quadri provenienti dagli Uffizi e dalla Galleria Palatina di Palazzo Pitti.
Vi è poi un piccolo, interessante nucleo di pittura di genere risalente alla fine del secolo, con due nature morte di Andrea Belvedere e Giuseppe Recco, e una Fiera contadina mai esposta in precedenza del giordanesco Nicola Russo.
Chiude il percorso una grande Annunciazione di Massimo Stanzione, definito dalle fonti partenopee il “Guido Reni napoletano”. Unica opera del pittore conservata a Firenze (si trova nella chiesa di Santo Stefano in Ponte), è anch’essa poco nota.

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