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Terre

Sergio Scatizzi (Gragnano, Lucca 1918 – Firenze 2009)

Data
1965
Tecnica
Olio su tela
Dimensioni
60x70 cm
Inventario
Giorn. 5650
Iscrizioni

In basso a destra, “Scatizzi 65”

Con questo dipinto Sergio Scatizzi chiude il ciclo delle Terre volterrane, al quale aveva iniziato a lavorare dal 1956 e poi più intensamente a partire dal 1961, e che aveva esposto per la prima volta alla personale presso la Galleria “L’Indiano” di Firenze nel 1962. Con questa serie di dipinti, ispirate ai paesaggi argillosi delle crete della campagna di Volterra in Toscana, Scatizzi partecipa con approccio personalissimo alle poetiche dell’Informale europeo. Le colline e le balze spezzate tipiche del paesaggio volterrano, divise tra i verdi delle terre ricoperte d’erba e i bagliori dorati del grano e delle ginestre, sono composte nello spazio del dipinto in un'articolazione spaziale memore della più alta tradizione rinascimentale toscana; ma il trattamento della materia pittorica, stesa in alti strati di denso colore, e la gestualità propriamente informale, espressa da spatolate ampie e lunghe attraverso le quali si struttura la superficie, colloca Scatizzi in linea con le ricerche internazionali più avanzate, da Franz Kline a Nicolas de Stäel.

Il paesaggio, insieme alle nature morte, è uno dei temi privilegiati dall’artista che con la sua pittura indagava lo scorrere delle diverse stagioni. Trasferendo sulla tela memorie di visioni e di sensazioni che il confronto con la natura gli suscitava, componeva nel tempo un vero diario esistenziale. Questo percorso venne alimentato, per tutti gli anni Sessanta, dalle rime degli amici scrittori e poeti Giovanni Comisso, Carlo Betocchi e Alfonso Gatto, in un continuo contrappunto tra testo letterario e pittorico.

Il dipinto è stato donato dall’autore alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti nel 1998.

Testo di
Francesca Sborgi
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