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Stufe “a caminetto”

Manifattura Ginori, Doccia

Data
1815-1820 circa
Collocazione
Loggetta dell’Allori; Quartiere degli Arazzi, Sala della Temperanza
Tecnica
Terracotta dipinta in policromia

Il granduca di Toscana Pietro Leopoldo introdusse nella corte fiorentina di Palazzo Pitti la tradizione nordica delle stufe per riscaldare gli ambienti in alternativa a quella dei caminetti. Chiamò maestranze austriache specializzate in questa produzione per essere inviate alla Manifattura di Doccia, dove nel 1765 fu eseguito il primo esemplare da ubicare nel Quartiere di Pietro da Cortona. L'ambizioso intento di fondare una “Fabbrica di Stufe e Maioliche” trovò attuazione nel 1767 presso i locali in Borgo Pinti, dove si trovava la casa dello scultore di corte provvista di una fornace che era stata impiegata due secoli prima dal Giambologna e successivamente da Giovan Battista Foggini per cuocere modelli in argilla. Tuttavia, problemi tecnici legati al mal funzionamento di questa fornace, la limitata conoscenza nella realizzazione di stufe da parte degli artigiani locali, e la scarsa fortuna di questo genere di produzione in Toscana, portarono alla chiusura della fabbrica già nel 1775.

Il successore di Pietro Leopoldo, Ferdinando III Asburgo Lorena, ripristinò questa lavorazione, come confermato da una nota di spese della fabbrica di Doccia del 1793, a proposito della doratura di una stufa “per Sua Altezza Reale”. Nonostante l’interesse granducale, questi pratici oggetti non trovarono diffusione in città, come confermato dall’inventario dei modelli e delle forme della manifattura che nel 1791 annota la produzione di stufe insieme a quella di camini in un solo ambiente, peraltro occupato da un unico “lavorante”. È in concomitanza con il ritorno dall’esilio di Ferdinando III, che si registra un considerevole incremento a Doccia della fabbricazione di stufe “a colonna” e “a caminetto”, come rivelato dallo spoglio dei tomi del Registro del Magazzino tra gli anni 1816 e 1818. Si ha conferma di ciò anche dallo spoglio di Galleria dei modelli. Catalogo generale databile alla fine dell’Ottocento, dove è annotato un campionario di almeno settantasette decori per stufe, con ornati ricorrenti spesso assemblati in maniera diversa.

Seppur parca di informazioni sull’argomento, la documentazione relativa all’attività della Manifattura Ginori negli anni venti-trenta dell’Ottocento rivela un incremento nella produzione di stufe “a colonna”, alcune delle quali potrebbero essere identificate negli esemplari ancora conservati in Palazzo Corsini in via del Parione a Firenze. Anche negli arredi della Galleria Palatina e degli Appartamenti monumentali in Palazzo Pitti sono riscontrabili modelli di stufe “a colonna”; quelle attribuibili con molta probabilità alla Manifattura Ginori sono le due “a caminetto”: una ubicata nella Loggetta dell’Allori e l’altra nella Sala della Temperanza presso il Quartiere degli Arazzi, sempre al primo piano del palazzo. Entrambe in terracotta, con pitture e dorature applicate dopo la cottura, presentano decorazioni a bassorilievo derivate da modelli di gusto antiquario. Le decorazioni dell’esemplare nella Sala della Temperanza, sono ispirate al repertorio Le antichità di Ercolano esposte, mentre il decoro sul vaso a cratere è da ricondurre alle acquisizioni di calchi in gesso compiute da Carlo Ginori a Roma durante gli anni cinquanta del Settecento.

Testo di
Rita Balleri
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