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Ritratto di matrona di età adrianea

Arte romana

Data
128-130 d.C. circa
Collezione
Scultura
Collocazione
Primo Corridoio (A2)
Tecnica
Marmo lunense
Dimensioni
72 cm (altezza), parte antica 32 cm
Inventario
1914 n. 109

Il ritratto, antico nel volto, nel collo e in una piccola porzione della veste sul retro, è databile all’età adrianea, come dimostra la lavorazione delle superfici, il taglio degli occhi – che ricorda quello di Vibia Sabina, moglie dell’imperatore Adriano (117-138 d.C.), anche se i globi oculari, non resi plasticamente, lo collocano prima degli anni ’30 del II secolo – e l’acconciatura. Quest’ultima è caratterizzata da un estremo naturalismo e dalla precisa definizione delle ciocche che vanno a comporre l’alto toupet, mentre i capelli naturali sono raccolti in una morbida ciambella sul retro, secondo il tipo ritrattistico principale della sposa di Adriano, databile al 128 d.C. La fronte è infine delimitata da una frangia formata da piccole ciocche a forma di falce, che incorniciano il volto della giovane matrona assorta, richiamando la moda seguita dalle donne della famiglia di Traiano (98-117 d.C.). Moderno è invece lo splendido busto, databile intorno al 1570, che riproduce la tunica e parte del mantello, avvolto intorno alla vita.

Di questo ritratto, di notevole qualità, è nota almeno un’altra replica antica, inserita su statua panneggiata, conservata a Roma a Palazzo Barberini, una circostanza che induce a pensare che la matrona in questione fosse un personaggio influente nella Roma adrianea, forse legata alla domus Augusta, e quindi onorata con più ritratti ufficiali. A lei si affida qui il compito di rappresentare l’esempio delle ricche e raffinate patrone ed evergeti (benefattori) d’età imperiale che, ispirandosi al modello femminile fornito dalla corte, seppero ritagliarsi spazi di azione pubblica ottenendone riconoscimenti ufficiali.

La statua è attestata per la prima volta a Roma, dove entrambe le repliche furono probabilmente prodotte, nella collezione di Giacomo Boncompagni (1548-1612), figlio di papa Gregorio XIII, da cui passò al principe Ludovisi, fino all’acquisto fatto, all’interno di un lotto di quindici sculture, dal cardinale Leopoldo de’ Medici nel 1669.

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