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Madonna col Bambino

Maestro di San Torpè (Vanni di Bindo? notizie 1303-1318)

Data
1320 c.
Collezione
Pittura
Collocazione
A5. Lorenzetti - Simone Martini
Tecnica
Tempera su tavola, fondo oro
Dimensioni
60 x 38,3 cm
Inventario
1890 n. 9920

Pannello centrale di un polittico, il dipinto raffigura la Vergine con Gesù bambino secondo il modello bizantino della Odigitria, cioè colei che indica la via della salvezza. Il Salvatore afferra il velo che copre la testa della madre, prefigurazione del sudario con cui sarà avvolto dopo la Crocifissione. Tiene le gambe incrociate, attitudine che lo connota come giudice, e mostra il calcagno del piede nudo, possibile allusione al piede che calpesterà il demonio (Genesi, 3, 13-15).

La tavola è pervenuta agli Uffizi nel 1989, con un gruppo di opere esportate illegalmente dall’Italia e recuperate dopo il 1945 da Rodolfo Siviero. Un’iscrizione sul verso riporta che l’immagine sacra il 26 maggio 1843 fu benedetta da Giovanni Battista Bitossi, vicario generale della Diocesi di Volterra, e che fu esposta nella cappella di Sant’Andrea del Conservatorio di San Pietro a Volterra durante il periodo che intercorreva dalla festa dell’Ascensione a quella di Pentecoste, ovvero dal 25 maggio al 4 giugno del 1843.

La provenienza dell’opera potrebbe tuttavia essere diversa. La tavola con la Madonna e il Bambino potrebbe infatti essere il centro di un polittico del quale facevano parte anche due pannelli con i santi Paolo e Giovanni evangelista, conservati nel Museo Nazionale di San Matteo a Pisa (inv. nn. 1670 e 1672) che recano lo stemma della famiglia pisana dei Cinquini. Il polittico potrebbe pertanto essere stato eseguito per la cappella intitolata agli Apostoli di cui la famiglia aveva il patronato nella chiesa di San Francesco a Pisa.

L’opera è riferibile ad un maestro attivo a Pisa, ma di cultura senese, formatosi sotto l’influenza di Duccio di Boninsegna. Il nome convenzionale con cui è noto, Maestro di San Torpè, deriva dal nome della chiesa a Pisa dove si conservava un dipinto di sua mano. Secondo alcuni studiosi, potrebbe trattarsi in realtà di Vanni di Bindo, un maestro senese documentato a Pisa nel primo quarto del XIV secolo.

 

Testo di
Daniela Parenti
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