Liberazione di San Pietro dal Carcere
Francesco Albani (Bologna 1578–1660)
Negli Atti degli Apostoli (At, 12, 1-19) si narra che nei giorni immediatamente precedenti la Pasqua re Erode decise di far imprigionare Pietro, futuro primo papa di Roma, per sottoporlo al giudizio del popolo nel giorno di festa. La notte prima del processo, mentre Pietro pregava, un angelo inviato da Dio giunse a liberarlo. È questo il momento fermato sulla tela di Francesco Albani: l’angelo sfolgorante di luce divina conduce Pietro fuori dalla prigione, sorpassando i corpi dei soldati sprofondati nel sonno. Alle loro spalle, a destra e sinistra, si accendono altre due luci: una è quella artificiale di una fiaccola nascosta dietro una finestrella, l’altra è quella naturale e fredda dalla luna, che si fa largo con la sua falce sottile tra le nuvole ed illumina le architetture all’antica sullo sfondo della scena. La composizione trae spunto dalla Liberazione di San Pietro affrescata da Raffaello nella Stanza di Eliodoro (il secondo dei quattro ambienti che facevano parte dell’appartamento vaticano di Giulio II), un soggetto che impressionò a fondo gli artisti, anche oltre il Cinquecento, proprio per l’uso di fonti di luce diversificate, in grado di accendere drammaticamente la scena ed enfatizzare i sentimenti dei singoli personaggi.
Francesco Albani fu, insieme a Annibale e Ludovico Carracci, Guido Reni, Domenichino, Lanfranco, uno degli esponenti di spicco della corrente pittorica sviluppatasi a Bologna negli ultimi decenni del Cinquecento che promuoveva, accanto allo studio dei grandi maestri, l’osservazione attenta della realtà e la pratica del disegno dal vero, per poter rappresentare qualsiasi tema (religioso, mitologico o di genere) con la maggiore chiarezza e naturalezza possibili.
Pittori bolognesi del Seicento nelle gallerie di Firenze, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Pitti, febbraio – aprile 1975), a cura di E. Borea, Firenze 1975, pp. 108-109; E. Borea, Gli Uffizi. Catalogo Generale, Firenze 1979, p. 116, P16.