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Inginocchiatoio

Botteghe granducali su disegno di Jacopo Ligozzi (Verona 1547 circa - Firenze 1627)

Data
1621 - 1624
Tecnica
Ebano intagliato; pietre dure; argento traforato e dorato; bronzo fuso, cesellato e dorato; mosaico a tessere
Dimensioni
205 x 71 x 74 cm
Inventario
Mobili Artistici Bargello 1916 n. 23

Il sontuoso arredo in ebano presenta nella parte inferiore un pannello in commesso raffigurante un vaso di fiori prospetticamente inserito entro una nicchia sul cui davanzale sono adagiati altri elementi floreali. Il piano di appoggio, ornato da fiori in commesso, è sostenuto da due colonne di diaspro con basi e capitelli in bronzo dorato. La parte superiore è arricchita da un pannello a mosaico con il Battesimo di Cristo. Questo è montato in una cornice in commesso di pietre dure caratterizzata da tralcetti di fiori e quattro cartigli in lapislazzuli con intarsiate lettere d’argento dorate. Completano la decorazione dell’altarolo due commessi ovali raffiguranti rispettivamente una rosa tra due giacinti e tre rose con gli steli legati da un cartiglio.

L’opera proviene dagli appartamenti della granduchessa Maria Maddalena d’Austria presso la villa del Poggio Imperiale, e più precisamente dalla sua camera da letto al piano terreno. I documenti di archivio testimoniano che il mobile in origine terminava al suo vertice con un prezioso reliquiario, oggi perduto, fissato alla testa di cherubino in bronzo dorato ancora presente nel timpano. Inoltre al posto del pannello a mosaico l’arredo presentava un dipinto su tavola raffigurante la Maddalena, ritenuto all’epoca di Leonardo da Vinci. Il quadro, ancora inserito nel mobile nel 1654, è stato identificato con la Santa Maria Maddalena del pittore fiorentino Francesco di Ubertino Verdi, detto il Bachiacca, conservata presso la Galleria Palatina di Palazzo Pitti.

Il pannello a mosaico, siglato “I.B.C.V.”, fu eseguito nel 1620 da Giovanni Battista Calandra, celebre mosaicista attivo a Roma presso la corte pontificia di Urbano VIII Barberini, e si basa su un dipinto giovanile di Agostino Ciampelli. Giunto molto probabilmente a Firenze come dono, il mosaico fu dotato nelle botteghe granducali del suo ornamento in pietre dure, da collocarsi prima del 1621, anno della morte di Cosimo II, le cui iniziali “CM” intrecciate sono intarsiate insieme a quelle della granduchessa Maria Maddalena, “MM”, in due dei quattro ovati in lapislazzuli sul bordo della cornice. Al pittore veronese Jacopo Ligozzi è da ricondurre il disegno del pannello a commesso con vaso e fiori resi con uno spigliato naturalismo, tipico degli altri lavori in pietre dure condotti nei laboratori di corte su modelli del maestro.

Testo di
Maria Sframeli
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