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Icona San Nicola Taumaturgo, con scene della vita

Russia centrale

Data
1730-1740
Collocazione
Collezione delle icone russe, sala 2
Tecnica
Tempera su tavola
Dimensioni
32 x 28,2 cm
Inventario
1890 n. 9323

L’icona è dedicata a san Nicola vescovo di Myra, raffigurato al centro con un libro aperto sul quale è riportato un passo del Vangelo di Luca (6,17) riferito al momento in cui Cristo si accinge a pronunciare il discorso sulle Beatitudini. Il medaglione circolare che inquadra il busto del patriarca vuole forse alludere all’icona circolare con l’effigie del santo che sarebbe pervenuta miracolosamente da Kiev a Novgorod nel XII secolo. Le scene raffigurano, in registri orizzontali da sinistra a destra, dall’alto verso il basso: la nascita di Nicola; il battesimo del santo; Nicola che risana una donna; l’introduzione allo studio; il santo ordinato diacono; il santo ordinato sacerdote; le apparizioni in sogno all’imperatore Costantino e al patriarca Elampio affinché liberino tre carcerati; apparizione di Nicola ai tre condannati; Nicola salva i tre carcerati dalla pena capitale; il santo salva dall’annegamento un fanciullo di Kiev; il santo dona la dote a tre ragazze povere; salvataggio di Atanasio dal naufragio; Nicola salva il fanciullo Basilio rapito dai saraceni; traslazione delle reliquie di Nicola da Myra a Bari; sepoltura di san Nicola. Episodi più tradizionali e comuni anche all’iconografia occidentale, come il dono della dote e la liberazione dei condannati, si affiancano dunque a miracoli più peculiarmente circoscritti alla tradizione della Rus’. Il vescovo Nicola è quindi presentato come taumaturgo e intercessore per tutti i cristiani.

L’icona presenta una stesura pittorica più accurata e minuziosa nell’effigie centrale, contrassegnata anche da un armonico rapporto fra la figura, dalle proporzioni slanciate, e lo spazio figurativo. Diversamente, le storie laterali sono contrassegnate da un affastellamento di architetture e figure, caratterizzate da proporzioni più massicce e da un modellato più sommario che ricorda lo stile del Menologio (inv. 1890 nn. 5954-5955). Tali differenze stilistiche e qualitative sono usuali nella pittura di icone e non devono essere lette come frutto dell’esecuzione da parte di due o più maestri.

Testo di
Daniela Parenti
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