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Gioco della Civetta

Bartolomeo Rossi, Fabrizio Farina, Giovanni Battista Capezzuoli (documentato 1755-1800)

Data
1799-1800
Tecnica
Marmo bianco
Dimensioni
173x116 cm
Inventario
Boboli nn. 238-239

Il gruppo scultoreo del Gioco della Civetta è situato nel Giardino di Boboli davanti al gruppo dei Caramogi di Romolo Ferrucci del Tadda e si compone di due statue in marmo bianco raffiguranti due giovani che giocano. Il fine di questo gioco era quello di levare il cappello al compagno che, per tentare di sfuggire, doveva piegarsi continuamente, ovvero “far civetta”, pertanto uno è raffigurato teso per afferrare il cappello, mentre l’altro è ritratto nel tentativo di schivare abilmente la mossa dell’avversario. La giacca di uno dei due giocatori è sbottonata proprio a causa del movimento brusco che compie gettandosi all’indietro, ed entrambe le figure sono sorrette da due ceppi d’albero. Il Gioco della Civetta originariamente, affidato nel 1618 a un certo “Matteo scultore”, vede l’alternarsi di diverse mani nella sua esecuzione, che si protrasse per diversi anni. Il modellato fu probabilmente eseguito da Orazio Mochi, il quale si ispirò agli Uccellatori del Giambologna. Successivamente lavorò alle statue Romolo Ferrucci del Tadda, che lasciò alla sua morte il gruppo incompiuto, mancante di una figura. Dopo varie assegnazioni l’opera fu finalmente conclusa da Bartolomeo Rossi nel 1622. Il Gioco della Civetta in pietra purtroppo si deteriorò in fretta, e con l’andare distrutto.

Nel 1775 il granduca Pietro Leopoldo affidò il rifacimento dell’opera allo scultore Giovanni Battista Capezzuoli, il quale lo scolpì non più in pietra bigia bensì in marmo bianco. Dalla tavola dei Giuochi rusticali realizzata dal Vascellini nel 1788, il gruppo risulta composto da tre personaggi, mentre solo due figure sono giunte a noi. Osservando la replica settecentesca non è più possibile distinguere le mani dei diversi scultori che erano intervenuti sul gruppo originale in pietra: Pizzorusso (1989) attribuisce l’originale della figura di sinistra a Bartolomeo Rossi e quello di destra a Romolo Ferrucci del Tadda. La realizzazione in marmo del primigenio gruppo in pietra ha diluito i caratteri stilistici degli artisti precedenti. Il copista si è ispirato alle raffigurazioni dei ‘villani’ del Cinquecento, affidandosi alla vena narrativa e giocosa tipica delle scene di genere del Seicento

Bibliografia

F. Gurrieri, J. Chatfield, Boboli Gardens, Firenze, 1971, p. 53; L. M. Medri, Le statue di genere nel giardino di Boboli, in La Reggia Rivelata, catalogo della mostra (Firenze, 7 dicembre 2003 – 31 maggio 2004), a cura di A. Farà e D. Heikamp, Firenze, 2003, p. 191; A. Griffo, Buffoni, villani e giocatori. Un itinerario attraverso il Giardino di Boboli, in Buffoni, villani e giocatori alla corte dei Medici, catalogo della mostra (Firenze, Gallerie degli Uffizi, Andito degli Angiolini e Museo del Giardino di Boboli 19 maggio – 11 settembre 2017), a cura di A. Bisceglia, S. Mammana, M. Ceriana, Livorno, p. 148; L. M. Medri, Il Giardino di Boboli, Milano, 2003; G. Capecchi, Cosimo II e le arti di Boboli, Firenze, 2008, p. 23; C. Pizzorusso, A Boboli e altrove, sculture e scultori fiorentini del Seicento, Firenze 1989, p. 75-76.
 

Testo di
Elena Marconi, Giuditta Tamburini
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