Ritratto di Vincenzo Gioberti

Il ritratto del patriota e teorico del Risorgimento Vincenzo Gioberti, fu eseguito da Antonio Puccinelli per quel Concorso Ricasoli con cui nel 1859 il governo provvisorio della Toscana, appena annessasi al nascente Regno d’Italia, chiamava gli artisti a generare l’immaginario visivo dell’Italia indipendente e unita. Nella sezione dedicata agli Italiani Illustri morti nell’ultimo decennio, la commissione scelse di includere il prelato che fu il primo Presidente della Camera dei Deputati del Regno di Sardegna nel 1848, e tra i più autorevoli interpreti dell’ideale risorgimentale.

Ad Antonio Puccinelli, che a questa data era già artista affermato, fu affidato il compito di ritrarre Gioberti, raffigurato in piedi di fianco alla scrivania, come avesse appena interrotto lo studio e la riflessione, lo sguardo e il pensiero rivolti altrove. Speciale abilità del pittore in qualità di ritrattista era quella di restituire con efficacia la dimensione psicologica dei personaggi, inserendoli in un’ambientazione che contribuisce a profilarne attività e abitudini. Il pittore si era formato in un contesto accademico, ma presto a Firenze aveva cominciato a frequentare i Macchiaioli al Caffè Michelangelo, ritrovo di accese discussioni artistiche e politiche. Prese parte ai moti del 1848, per poi concludere la sua formazione a Roma dove dipinse quello che è considerato l’incunabolo della pittura di macchia, “La passeggiata del Muro Torto” (1852). Uno dei suoi capolavori è il ritratto della Signora Morrocchi, la giovane moglie del proprietario del Caffè Michelangelo.

Il ritratto di Gioberti fu presentato all’Esposizione Italiana del 1861 a Firenze.