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Déjeuner

Manifattura di Wedgwood

Data
Ante 1771
Collocazione
Museo delle porcellane
Tecnica
Black basalte dipinto in policromia
Inventario
Argenti con estimo nn. 175-182

Si tratta di uno dei pochi esemplari della Manifattura di Wedgwood conservati nel Museo delle porcellane di Palazzo Pitti. La presenza sul Déjeuner degli stemmi di Pietro Leopoldo Asburgo Lorena e della consorte Maria Luisa di Borbone riconduce a una commissione antecedente il 1791, quando il granduca incoronato imperatore d’Austria fece ritorno a Vienna con la consorte, lasciando il governo della Toscana al figlio Ferdinando III.  Si è ipotizzato che il servito fosse stato prodotto a Napoli: la lavorazione della cosiddetta “creta inglese” a imitazione del Queen’s ware della Manifattura Wedgwood avveniva infatti nella Real Fabbrica Ferdinandea di Napoli. Ma la colorazione nera satinata della superficie del nostro esemplare è tuttavia da ricondurre al black basalte, denominato anche “black porcelaine”, ideato da Josiah Wedgwood, fondatore dell’omonima fabbrica inglese. Inoltre, l’autorizzazione al pagamento di un servizio in “Porcellane o terre modellate all’uso etrusco”, emessa da Pietro Leopoldo nel 1773 in favore dei “mercanti Wedgwood e Bentley di Londra”, riconduce senza dubbio la realizzazione del nostro déjeuner alla fabbrica inglese. Il termine “etrusco” era ivi in uso dal 1768 per indicare un manufatto a fondo nero, simile visivamente ad un bucchero, anche se dopo il 1773 fu limitato a definire esemplari ispirati alle ceramiche della Magna Grecia.

Risulterebbe assai singolare la committenza del granduca alla fabbrica di Wedgwood, se non fosse per il legame che Pietro Leopoldo instaurò con gli inglesi al fine di acquistare la strumentazione da impiegare nell’Imperiale e Reale Museo di Fisica e Storia Naturale, oggi sede del Museo della Specola, da lui fondato tra il 1766 e il 1775. A tal proposito è noto che nel 1775 Felice Fontana, Fisico e Soprintendente dei Regi Gabinetti di macchine di fisica sperimentale, ordinò alla Manifattura di Wedgwood storte, pirometri e probabilmente forni ad alta temperatura.

Testo di
Rita Balleri
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